Alle cinque immagini realizzate da Mario Ferrara nel 2008 su commissione della Deutsche Bank utilizzate per l'inaugurazione del nuovo sportello della stessa nel giugno 2008, se ne aggiungono altre cinque realizzate in occasione della mostra.
Dieci stampe 70x100 in mostra nella stessa filiale provano a raccontare la città attraverso le sue architetture.
Appuntamento: inaugurazione sabato 19 dicembre 2009 ore 12.00
dal 19 dicembre 2009 al 10 gennaio 2010
Sportello Deutsche Bank di Viterbo - via Garbini, 59
Dall'introduzione in catalogo di Pierangelo Cavanna:
"Città dopo città la ricerca continua: precisando sempre meglio i propri strumenti, affinando il proprio linguaggio e i modi del discorso. Resta fermo il tema però, com'è giusto che sia.
L'immagine di Viterbo, la sua idea direi, è fatta coincidere con le testimonianze della sua propria storia: qui ancora le architetture civili e religiose; già prima le mura. Non la natura intorno, non i monti Cimini che la chiudono, ma neppure i quartieri nuovi, troppo simili da luogo a luogo, da periferia a periferia per radicarsi nella forma di un territorio.
Lo sguardo di Mario Ferrara si è concentrato sui dettagli che caratterizzano queste architetture storiche attribuendo a ciascuno il valore di un segno, di un elemento di riconoscibilità che ribalta l'idea consueta di frammento. La parte per il tutto quindi. Per questa ragione sono fotografie che parlano della città e del modo di rappresentarla a un tempo. Sono brani di un discorso più ampio, che qui si sofferma sulla città di Viterbo, su quelle architetture che il tempo ha indicato come elementi forti della sua identità.
[...]
Le cinque immagini che formano la nuova serie sono fotografie solo apparentemente semplici, ma non per questo trasparenti e quasi 'invisibili'. Basta appena soffermarsi e – ancora – voler guardare, per vedere come queste contemporaneamente mostrino e rendano riconoscibili a un tempo l'identità dell'architettura fotografata e la personalità dell'autore. Esse danno forma alla sua intenzione, che a sua volta si manifesta nei modi della rappresentazione: lo sguardo che si posa su queste architetture non può fare altro che metterle in scena, dichiarando l'arbitrarietà del punto di vista, l'artificio della rappresentazione.
Questa accettazione esplicita della sua natura di frammento mina alla base ogni presunta neutralità della fotografia, ma non trova in questo un limite, semmai l'elemento fondante e la forza propositiva di questo progetto fotografico, di questo che si propone come uno dei possibili racconti della città. Io credo sia questo il modo più efficace e sincero per restituire al tempo presente queste testimonianze, questi documenti/ monumenti che ci appaiono come ricostruiti secondo i modi del suo guardare, con la sua strutturazione espressiva e narrativa.
È solo così che si riesce a far emergere l'appartenenza all'oggi: comprendendo e mostrando che tutta l'architettura che viviamo, come tutta l'arte e la cultura, è ancora attuale.
È nostra contemporanea."
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