Leggi sugli stadi, il dissenso dell'Istituto Nazionale di Urbanistica
L'Istituto Nazionale di Urbanistica esprime massima preoccupazione e il proprio dissenso per i contenuti dei due Disegni di Legge relativi a "Disposizioni per favorire la costruzione e alla ristrutturazione di impianti sportivi e stadi" e il secondo Ddl per "Favorire le società e le associazioni sportive anche al fine della costruzione e della ristrutturazione dell'impiantistica sportiva", il primo già approvato in sede deliberante dalla 7° Commissione del Senato "Istruzione pubblica, beni culturali, spettacolo e sport" e il secondo in sede referente dalla stessa Commissione.
Infatti, i due disegni di legge configurano modalità del tutto inaccettabili per raggiungere i fini preposti, pur partendo da esigenze giuste, quali incentivare la realizzazione di nuovi stadi più efficienti e sicuri anche a sostegno della candidatura dell'Italia a manifestazioni sportive di rilievo internazionale, nonché promuovere lo sviluppo della pratica sportiva attraverso la realizzazione capillare di nuovi impianti e pur proponendo procedure giuste, come una programmazione triennale delle opere e il ricorso al diritto di superficie quando si tratta di aree di proprietà comunale.
In particolare i due Disegni di Legge prevedono:
- in primo luogo la possibilità di realizzare stadi e impianti sportivi da parte delle società sportive o di società di capitali da esse controllate anche all'interno di "complessi multifunzionali", termine con il quale si intende oltre alla presenza di altri impianti sportivi collegati, anche di "una o più strutture, anche non contigue, destinate ad attività commerciali, ricettive, di svago, per il tempo libero, culturali e di servizio, nonché eventuali insediamenti residenziali o direzionali";
- in secondo luogo che l'individuazione delle aree dove realizzare stadi e impianti possa avvenire, oltre che per iniziativa del Comune, anche per iniziativa del soggetto proponente, cioè le società sportive o le società di capitali ad esse collegate;
- in terzo luogo il ricorso ad Accordi di Programma, anche al fine di approvare le necessarie varianti urbanistiche e commerciali, per conseguire l'effetto di dichiarazione di pubblica utilità e di indifferibilità e urgenza delle opere, alla cui attuazione "si provvede anche mediante i programmi integrati d'intervento di cui alla legge 179/92";
- infine il ricorso alla Dichiarazione d'Inizio Attività per la realizzazione delle opere, anche quando stadi e impianti sportivi sono compresi all'interno dei "complessi multifunzionali".
L'INU rileva che l'eventuale introduzione di tali norme nell'ordinamento urbanistico renderebbe fattibili non solo la realizzazione di nuovi stadi in complessi di opere ed attività variamente collegabili alla loro fruizione, ma faciliterebbe anche operazioni speculative di modifica delle destinazioni urbanistiche dei suoli mascherate dalla previsione dello stadio, o comunque progetti localizzati in luoghi non provvisti delle infrastrutture indispensabili per garantire l'accessibilità ai complessi multifunzionali.
L'INU sostiene con convinzione la necessità del concorso dei privati nella realizzazione degli interventi urbanistici, delle opere pubbliche e, in generale, della "città pubblica, purché ciò avvenga, però, nell'ambito di un progetto complessivo, di una pianificazione dove l'interesse pubblico rappresenti un riferimento costante e non eludibile. In questo caso, invece, sembrano prevalere interessi particolari e privatistici, che nel contesto di assenza di ogni regola e di ogni riferimento programmatico plausibile che emerge dai disegni di legge, potrebbero sconfinare in veri e propri episodici interventi speculativi, oltre che in interventi urbanistici incompatibili con ogni ragionevole criterio di corretto governo del territorio, estranei ad una necessaria dimensione di sostenibilità.
L'INU ritiene inoltre che si debba perseguire la realizzazione di attrezzature sportive multisettoriali in cui gli stadi di calcio possano svolgere un effetto volano nei confronti di altri impianti dedicati ad altre discipline, in particolare nelle città di media e più piccola dimensione, ottenendo così utili sinergie infrastrutturali.
Ancora una volta, invece, il legislatore preferisce rivolgersi a modelli di deregulation e straordinarietà che, quando utilizzati nel recente passato, non hanno certo dato esiti positivi, invece di garantire un ordinato, razionale e sostenibile processo di pianificazione e programmazione, completando innanzitutto il processo di riforma in atto con la nuova pianificazione regionale, approvando finalmente una legge sui "Principi fondamentali del governo del territorio" ai sensi del titolo della Costituzione, che garantirebbe l'indispensabile sistema di regole, di comportamenti e procedure, pur nell'ambito del necessario approccio di flessibilità.
Nel esprimere quindi il proprio forte dissenso sui progetti di legge in questione, l'INU dichiara, come sempre, la propria disponibilità a collaborare con le Istituzioni e le forze politiche, per migliorare radicalmente i testi in discussione, depurandoli dagli evidenti riferimenti a situazioni e interessi particolari, per risolvere i problemi realmente esistenti quali il finanziamento delle opere, senza però pregiudicare il superiore interesse pubblico.
W. Istituto Nazionale di Urbanistica www.inu.it
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