E se per le prossime case ci ispirassimo all'architettura africana? In un'intervista pubblicata sullo speciale di Africanews dedicato al Forum internazionale "Sviluppare le regioni dell'Africa e dell'Europa", l'architetto olandese Antoni Folkers racconta l'architettura africana, il suo impegno nell'associazione di cui fa parte, ArchiAfrika, e il suo amore per la Tanzania che è ormai diventata la sua seconda casa.
I motivi che spingono Antoni Folkers a lavorare in Africa sono semplici: «il piacere di lavorare in un contesto esotico insieme al voler aiutare qualcuno ovunque si trovi», eppure, nonostante l'intento sia il "dare", ecco che l'architetto elenca e ragiona su una serie di motivi per cui l'Europa avrebbe da imparare dall'esperienza architettonica e urbanistica dei luoghi d'Africa da lui conosciuti e coinvolti da una espansione velocissima, dove le città crescono al ritmo del 7 - 8% in un anno.
Una delle realtà più interessanti - secondo Folkers - sono gli insediamenti informali: posti periferici rispetto alle città, ma in cui si può vivere anche molto bene, perché mettono al centro le persone, il loro modo di vivere e di riunirsi. Ma c'è anche la creatività: il modo di «creare un ambiente speciale» e la temporaneità, che insegna a costruire secondo cicli di breve durata: 10-15 anni al massimo, limiti temporali che l'Europa non ha mai conosciuto e che - sottolinea Folkers - vale la pena di studiare.
Antoni Folkers, uno dei relatori al prossimo forum di Taormina (6 e 7 ottobre) dedicato all'Africa, parlerà dello sviluppo urbanistico delle città africane, "che crescono al ritmo del 7%, 8% all'anno", e del diverso modo d'intendere la casa.
Intervista su: www.africanews.it/forumafrica
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