Vogliamo fermarci un minuto per ricordare Renato Nicolini, architetto impegnato, visionario e concreto, scomparso troppo presto. Prendiamo in prestito alcune parole di Carlo Mancosu e Paola Salvatore per ricordare cosa ha lasciato a chi l'ha conosciuto.
Renato Nicolini se n'è andato, sabato 4 agosto, in piena estate, nella stagione e nella città che a lui devono molto. Quello che più ci mancherà, oltre la genialità e il coraggio che hanno contraddistinto il suo impegno politico - e che in molti gli riconoscono - saranno le sue qualità personali, il suo indiscusso valore di intellettuale, la sua consolidata moralità e la coinvolgente carica vitale.
Renato Nicolini ha avuto molti mondi e in ognuno di questi ha rappresentato il motore, l'energia creativa che attivava situazioni e collegamenti. Era un vero intellettuale, uno dei pochissimi rimasti. Non scriveva per interesse personale, per acquisire un potere, per ottenere titoli accademici o denaro, il suo interesse autentico era nella difesa di un pensiero che riguardava sempre il bene comune, la collettività, la cosa pubblica.
Scriveva per una rivista di architettura come per un importante quotidiano - o per una rivista di quartiere - con lo stesso identico impegno. La raffinatezza del linguaggio, risultato di un ricco, oggi inusuale, bagaglio di sapere e di un pensiero brillante e personalissimo, avrebbero potuto facilmente portarlo a selezionare le collaborazioni, ma non era questo il suo obiettivo.
Ha scritto: "Qualche volta per andare verso il futuro occorre tornare al passato…". Il suo senso del futuro, il suo continuo guardare oltre, la sua assoluta consapevolezza di cosa sarebbe potuta essere la città di Roma - che ha così profondamente amato -, tutto questo, questo suo "futuro", era pieno di "passato", di un passato che difendeva strenuamente, di un passato fatto di architetture di qualità, di sapienza, di moralità, il passato che aveva conosciuto nello studio di suo zio Cesare, quello di Zevi, di Samonà, di Scarpa, di Nervi , di Argan…
Tempo fa gli dicemmo che avevamo selezionato del materiale fotografico da utilizzare per un libro, gli parlammo di immagini molto belle che mettevano in evidenza la stratificazione storica di alcune porzioni di città del centro di Roma, lui rispose, invece, chiedendoci di iniziare dalle periferie, di fotografare le zone periferiche più problematiche, magari al mattino presto.
Prima le periferie, poi il centro.
Sarebbe stato un bellissimo libro, il migliore per Roma.
Paola Salvatore, Carlo Mancosu
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