INARCASSA ha reso pubblici il 25/11/2008 i risultati di un'indagine - la prima svolta nel nostro paese su una categoria di professionisti - sull'accesso alla professione di ingegnere e architetto, la previdenza e l'assistenza.
L'indagine - presentata durante il convegno Il welfare in una società che cambia organizzato dall'ente per celebrare i 50 anni dalla propria fondazione - è stata svolta utilizzando un campione rappresentativo di 1.195 ingegneri e architetti liberi professionisti iscritti, intervistati sulla base di un questionario predisposto dall'Ufficio studi e ricerche di Inarcassa in collaborazione con il CSEF (Centro Studi Interuniversitario in Economia e Finanza, costituito dalle università di Salerno, Federico II di Napoli e Bocconi di Milano) e la società IPSOS che ha condotto le interviste.
Accesso alla professione
I risultati sfatano il luogo comune del libero professionista figlio di papà. Avere un genitore libero professionista influenza la scelta professionale e la carriera dei figli solo in 1 caso su 10, mentre molta più importanza sembra avere l'impegno nello studio. Laurearsi rapidamente e a pieni voti, permetterebbe al futuro professionista, di guadagnare circa il 5% in più per ogni anno in meno impiegato a prendere la laurea, e si porterà a casa circa l'11,3% in più se è uscito dall'università con 110 e lode.
Per gli ingegneri e agli architetti, rispetto ad altri professionisti, il vantaggio di avere un padre che svolge la stessa professione è modesto: solo il 10% degli architetti e il 12% degli ingegneri ha abbracciato la carriera paterna, mentre il gruppo più numeroso di liberi professionisti iscritti alla Cassa è formato da figli di impiegati, seguito da lavoratori autonomi.
Quasi un terzo degli architetti e ingegneri intervistati, ha svolto la propria pratica professionale nello studio di docenti universitari, spesso utilizzando i contatti con il professore con cui è stata svolta la tesi. Anche la collocazione geografica dell'università dove si sono svolti gli studi ha un ruolo importante: gli architetti e ingegneri laureati nelle università del Nord guadagnano circa il 30% in più dei laureati nelle università del Sud.
La dimensione degli studi
L'analisi evidenzia che i redditi degli ingegneri e degli architetti sono legati alla forma organizzativa dello studio professionale: crescono infatti del 26,1% quando la professione è esercitata in forma associata, o all'interno di una società di professionisti (უ,7%), anche grazie alla possibilità di dividere in più persone i costi fissi, e di accettare incarichi più complessi, che necessitano l'apporto di competenze diverse. L'aumento del reddito nell'esercizio dell'attività in società, però, potrebbe anche essere in parte dovuto al fatto che i migliori professionisti in genere si scelgono a vicenda per esercitare l'attività insieme. Gli studi associati e le società tra professionisti sono localizzati in prevalenza al Nord (54,6%), seguiti da quelli del Sud (30,6%) e del Centro (14,7%), e sono più presenti tra i giovani.
A dispetto della correlazione positiva tra lavoro associato e reddito, però, la forma tipica di attività professionale rimane lo studio di piccole dimensioni: oltre un terzo degli ingegneri e degli architetti, ad esempio, ha lo studio in casa (35,6%), mentre il 73% è un unico titolare dello studio in cui lavora. Oltre l'80% degli studi individuali, inoltre, è composto al massimo da due addetti. Si osserva che al crescere delle dimensioni dello studio sono preferite forme giuridiche più complesse. Il 50% degli studi associati ha almeno 3 soci (il 4% oltre 5 soci).
La maggior parte degli studi, sia le piccole strutture che i grandi studi internazionali, infine, lavora nell'edilizia e nelle costruzioni, e solo il 16,4% in progetti e infrastrutture.
FONTE: comunicato Inarcassa
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