Terminati i pellegrinaggi "obbligati" al ristorante
Boa Nova, alle piscine a Quinta de Coinceiçao ed a Leça
de Palmeira pensati da Siza tra il 1958 e il 1961, visitate le opere
dello stesso architetto portoghese a Porto, Matosinhos e Marco de Canaveses
– già note al viaggiatore poiché presenti sulle principali
riviste internazionali del settore – al viandante non rimane che
arrestarsi, cedendo il passo al bighellone.
L'uomo, come scrive David Le Breton, per cui la città
non ha altro limite che quello dell'attrazione esercitata dal magnetismo
dei luoghi ed in cui [il bighellone] cammina seguendo le sue linee di
canto personali, le sue attrazioni affettive governate dall'intuizione
del momento, l'atmosfera presentita di un luogo, sempre disposto a ritornare
sui suoi passi o a deviare all'improvviso se la via imboccata non si rivela
all'altezza delle sue aspettative.
Vaguear por Oporto si pone come resoconto
breve costituito dalla rilettura personale di alcuni luoghi della città
portoghese, per lo più in via di ridefinizione, maggiormente deputati
al miglioramento generale della qualità della vita dei suoi abitanti,
nonché dalla rassegna delle attività culturali a quegli
stessi luoghi correlate.
Ad eccezione del Silo Espaço Cultural
(E. Souto de Moura), collocato nei pressi del raccordo tra la Via Rapida
E.N.107 e l'Estrada da Circunvalação, gli interventi considerati
si distribuiscono lungo l'Avenida da Boavista e lungo il Marginal de Matosinhos
– Sul.
Il breve testo, costituito per lo più da sensazioni
appuntate durante gli stessi sopralluoghi, determina un itinerario che
inizia in Praça de Mousinho de Albunquerque, prosegue
lungo l'Avenida da Boavista fino al Castelo do Queijo, piega verso l'Avenida
General Norton de Matos e si conclude al Centro Commerciale NorteShopping.
Percorso sviluppato tra la parte occidentale di Oporto
e quella meridionale di Matosinhos.
Lì
dove l'Avenida da Boavista incontra l'omonima Rutunda, appena prima di
racchiudersi in Rua, un candido volume si dispone in maniera autorevole
cercando il dialogo con l'esistente attraverso le lievi smussature presenti
sulle facce che lo compongono.
La Casa da Música (Rem Koolhaas),
considerate le sue dimensioni, sembra voler direttamente dialogare con
la torre di Fernando Távora e con gli altri land marks
della città.
Più che un progetto architettonico, l'edificio è stato definito,
dallo stesso ente che ha redatto il Programma funzionale Base dal quale
scaturì il Concorso Internazionale, un progetto culturale strutturato
ed innovativo.
Terminata la sua realizzazione, la Casa da Música diverrà
infatti il primo edificio costruito in Portogallo esclusivamente dedicato
a rappresentazioni musicali ed attività ad esse correlate.
Il progetto vincitore della competizione internazionale, dell'architetto
olandese, nei suoi 17.500 mq complessivi comprenderà: un grande
auditorio (1.300 persone), all'interno del quale sarà prevista
l'installazione di un organo a canne, destinato a grandi concerti sinfonici;
un piccolo auditorio, con sedili e palco amovibili, dedicato principalmente
a rappresentazioni di musica da camera e jazz; una sala per la cybermusic
destinata ad accogliere le rappresentazioni delle investigazioni nella
musica elettronica ed un area deputata allo svolgimento di workshops e
progetti educativi. Saranno inoltre presenti: otto sale di prova, un centro
di documentazione, una biblioteca/videoteca, un ristorante posto nella
copertura dell'edificio, bar e caffè concerto.
A distanza di un anno dalla data prevista per l'apertura ufficiale dell'opera,
in corrispondenza con il completamento dell'involucro in calcestruzzo
ed in occasione del Festival em Obra Aberta (12 giugno – 6 luglio
2003), la Casa da Música ha preannunciato la sua volontà
di divenire luogo della socialità consentendo al pubblico di visitare
l'edificio ed assistere, in vari dei suoi spazi adattati per l'occasione,
ad un numero significativo di spettacoli.
Durante tali rappresentazioni, tenutesi nel Grande Auditorio e nella Galleria
del parcheggio sotterraneo, i cittadini oltre a divenire consapevoli delle
attività del centro hanno potuto cogliere, seppure parzialmente,
le nuove scene urbane che la macchina archittettonica garantirà
quotidianamente loro una volta completata.
Lungo la stessa Avenida, nel tratto in cui questa si accosta al Parque
de Cidade, accanto alla Fundação Dr. António Cupertino
de Miranda e poco lontano dal Museu de Serralves, immagini di grande formato
stampate su tela preannunciano attualmente quella che diverrà l'esclusiva
Quinta da Avenida (E. Souto de Moura); intervento residenziale
costituito da ventotto abitazioni unifamiliari di lusso.
I lunghi muri in granito, dai quali occhieggeranno colorate essenze arboree,
oltre a divenire gli elementi compositivi caratteristici dei singoli edifici,
dovranno intendersi come evidenti segni materici, i simboli della reinterpretazione
dell'orografia del luogo proposta dallo studio portoghese.
Il declivio preesistente viene quindi riletto attraverso la disposizione
di tre corpi di fabbrica che, digradando, si mantengono paralleli al nuovo
tracciato viario e raccordano Rua Dr. António Cupertino de Miranda
con l'Avenida da Boavista: una fitta successione di quinte in granito
e lunghe pareti vetrate immerse in una macchia verde costituita da alberi
centenari.
Dal punto di vista tipologico l'intervento propone principalmente due
tipi.
Il primo, le case a patio, sono disposte sul corpo di fabbrica ad un piano
posto nella parte superiore dell'area; il secondo, le case giardino, una
derivazione del modello precedente, in gruppi che si dispongono su tre
livelli in entrambi gli edifici anteriori.
Quinta
da Avenida: vedute del modello
L'Avenida da Boavista si conclude verso l'Atlantico nella Praça
de Gonçalves Zarco caratterizzata dall'estrema propaggine urbana
verso l'oceano: il Castelo do Queijo.
Praça de Gonçalves segna inoltre il trait d'union tra le
Avenide de Montevideu e de Brasil e l'Esplanada Rio de Janeiro; queste,
unitamente alla Praça da Cidade de S. Salvador ed all'Avenida General
Norton de Matos, costituiscono il Passeio Atlântico. Spazio pubblico
che nasce dalla coniugazione di due interventi coordinati (Solà
– Morales e Souto de Moura) destinati entrambi al prolungamento
fisico della fascia marittima compresa tra Porto e Matosinhos; una suggestiva
estensione destinata ai suoi abitanti come ulteriore luogo d'incontro.
Percorrendolo da Porto a Matosinhos, gli elementi caratteristici del Passeio
già realizzato risultano: il cammino litorale lungo Avenida de
Montevideo; l'Edificio Trasparente (Solà Morales) ed il viadotto,
entrambi prossimi a Praça da Cidade de S. Salvador; il Centro di
monitoraggio Ambientale (Guerreiro Figueiredo Correia) e l'intervento
paesaggistico inerente l'area circostante il Monumento do Sr. Do Padrão.
Di questi sorprende la forza architettonica dell'edificio ad uso ricreativo
di Solà Morales che permette alle persone di protrarsi verso l'orizzonte
dell'oceano e la misurata sobrietà formale proposta dai giovani
architetti portoghesi per il CMIA.
Il Passeio Atlântico troverà il suo completamento con la
realizzazione delle strutture di servizio alla spiaggia lungo il Marginal
de Matosinhos – Sul; quattro oggetti disposti in sequenza ed accostati
ad una piattaforma pedonale interamente rivestita in granito.
Il primo (Ristorante Sud) appare come un container sospeso su una struttura
metallica, il secondo (Piscina) ed il quarto (Ristorante Nord) sembrano
alludere alle imbarcazioni fluviali del Douro ed il terzo (Centro Attività
Nautiche e Centro Animazione e Divertimenti) fa esplicito riferimento
ai limitrofi serbatoi di combustibili.
CMIA
ed Avenida General Norton de Matos
Sviluppato nello spazio interno del cilindro di sostegno delle rampe
elicoidali del parcheggio multipiano di un Centro Commerciale a Matosinhos,
preannunciato alla hall dello stesso centro da una parete caratterizzata
da una imponente scritta e da pannelli retro illuminati, il Silo Espaço
Cultural ha ospitato dal 3 luglio al 14 settembre 2003 influx 0.5.,
ultimo appuntamento di un contesto di più ampio respiro intrapreso
dalla Fundação Serralves nel tentativo di far conoscere
al pubblico le opere dei nuovi protagonisti dell'architettura portoghese.
I tre progetti presentati, oltre ad aver rappresentato uno sguardo critico
sull'architettura che attualmente si costruisce in Portogallo, sono divenuti,
per gli stessi progettisti, valido pretesto di discussione sul più
probabile significato che oggi assume il termine dislocação.
Intesa come "nuova condizione europea", la dislocazione fisica
e culturale colpisce gli architetti portoghesi, e non solo, che svolgono
la loro pratica professionale all'estero derivandone una cultura ibrida
nata dall'inevitabile commistione tra la formazione intellettuale d'origine
e quella ospite.
Da quale mondo, dell'arte o del quotidiano, provengono gli stimoli che
influenzano i prodotti architettonici delle nuove generazioni portoghesi?
Come vengono recepiti e vissuti dal pubblico tali edifici e spazi costruiti?
Questi sembrano essere gli interrogativi che l'esposizione vuole porre
ai suoi visitatori.
Progettato e realizzato nel 1998 (Souto de Moura), il Centro Culturale
è stato allestito per l'occasione dall'architetto Pedro Gadanho.
Una parete bianca e rossa, su cui campeggiano tanto gli interrogativi
sopra citati quanto immagini e brevi descrizione delle opere esposte,
introduce il visitatore direttamente nello spazio espositivo, immerso
nel buio più assoluto.
Qui, mediante modelli architettonici tradizionali ed elaborazioni tridimensionali
al computer, atelier marcosandmarjan, Equipo4d e Burea des Mésarchitectures
hanno potuto presentare le proposte progettuali rispettivamente per il
Godet Club ad Istambul, per un edificio residenziale ad Avilés
e per l'Auditório Móvel Art Plage realizzato in occasione
dell'Expo 2002 a Suìça.
Silo
Espaço Cultural: influx 0.5
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