Non è facile dare una definizione di blocco. Proviamoci.
Il blocco è
un insieme di entità che vengono raggruppate a costituire una entità singola.
Queste entità hanno un riferimento cartesiano comune denominato
punto d’inserzione. Qualsiasi operazione di inserimento, rotazione o modifica di scala, fa riferimento al punto d’inserzione.
Un blocco può essere creato in due modi: direttamente sul disegno sul quale si lavora o richiamando un disegno (dwg) esterno.
Il risultato è identico in entrambi i casi: nel disegno corrente verrà creata una
definizione di blocco alla quale si farà riferimento ogni qualvolta il blocco verrà inserito come entità.
Ogni disegno AutoCAD, infatti, è costituito da due sezioni o
tabelle. In una (
tabella delle definizioni) vengono registrate le informazioni relative ai layer, gli stili di testo o di quota, i tipi di linea, le
definizioni dei blocchi, etc.; nell’altra (
tabella delle entità)sono descritte le entità fisicamente presenti nel disegno, le linee, i testi, i blocchi inseriti nel disegno.
Quando viene importato o creato un blocco, viene creata o recuperata la definizione di quel blocco e successivamente viene registrata la sua posizione nel disegno.
Quando un blocco inserito viene cancellato da un disegno (tabella delle entità), ne rimane la sua definizione nella tabella delle definizioni. Questa definizione può essere cancellata soltanto con il comando PURGE (o con l’opzione * del comando WBLOCK), soltanto se nel disegno non vi siano più occorenze di quel blocco. La distinzione fra
definizione del blocco e la sua
immagine nel disegno è importante per poter introdurre il concetto di
sostituzione o
aggiornamento del blocco. È anche importante per chiarire come l’uso dei blocchi renda in molti casi il disegno più
leggero (più blocchi inseriti fanno riferimento alla medesima definizione).
Innanzitutto è necessario distinguere i blocchi in
simboli o
componenti.
Per semplicità definiamo
simboli quei blocchi che una volta realizzati costituiscono una
libreria di elementi precostituiti utilizzabili per qualsiasi disegno o progetto. Fanno parte di questa categoria i simboli di arredo, impianti, sanitari, alberi, automobili etc. La loro caratteristica principale è che sono utili per qualsiasi disegno, non sono legati ad un progetto architettonico specifico, e la loro creazione va ad incrementare la completezza della libreria in nostro possesso.
Diverso è il caso di quei blocchi che vengono utilizzati come
componenti di un disegno complesso.
Immaginiamo di dover realizzare una planimetria di una certa complessità. Ipotizziamo che il nostro intervento preveda la costruzione di 3 edifici distinti. In questo caso il disegno d’insieme conterrà 4 disegni realizzati separatamente: i 3 edifici (A B e C) e lo spazio esterno (P).
disegno d’insieme
Ciascuno di questi quattro componenti è un disegno a sé;il file d’insieme conterrà soltanto i blocchi dei quattro disegni che lo compongono.
Ognuna delle parti viene sviluppata separatamente, viene definita con maggiore accuratezza man mano che il progetto si affina nei contenuti.
La condizione essenziale affinché tutto funzioni correttamente è che ciascuno dei quattro disegni abbia in comune lo stesso punto d’inserzione, vale a dire che il
riferimento cartesiano d’origine sia comune a tutti i componenti (0,0,0).
Il vantaggio di questo metodo consiste nella possibilità di poter utilizzare i componenti in modo ripetitivo senza doverli realizzare nuovamente e di poter effettuare le modifiche soltanto su un disegno.
Supponiamo che l’edificio C sia costituito da 3 piani mentre gli edifici A e B siano di un solo piano.
disegno d’insieme |
planimetria |
edificio A |
edificio B |
edificio C |
piano terra |
P |
A1 |
B1 |
C1 |
piano primo |
P |
Acop |
Bcop |
C2 |
piano secondo |
P |
Acop |
Bcop |
C3 |
piano coperture |
P |
Acop |
Bcop |
Ccop |
Come si può notare dallo schema precedente
il disegno P è ripetuto 4 volte, mentre i disegni Acop e Bcop sono ripetuti 3 volte. Se ciascuno di questi disegni è un componente, un blocco nel disegno d’insieme, allora non avrò bisogno di effettuare le modifiche più volte dal momento in cui è sufficiente
aggiornare la definizione di quel blocco una volta effettuata la modifica nel disegno di riferimento.
Come si realizza un disegno per componenti
Non esiste una regola aurea, ma in molti casi possiamo procedere in questo modo. Facciamo un esempio.
Partiamo dalla planimetria d’insieme, ed utilizzando il comando WBLOCK selezioniamo le entità che appartengono all’edificio A, indichiamo come punto d’inserzione 0,0,0 ed abbiamo creato il file A.dwg. Lo stesso per gli edifici B e C e per lo spazio esterno P.
Apriamo un nuovo file che sarà il nostro “disegno d’insieme”. Impostiamo come layer corrente il layer “0” ed inseriamo successivamente i file A, B, C e P sempre nel punto 0,0,0.
Lo stesso punto di inserzione per tutti i componenti ci permette di inserire temporaneamente nel disegno il componente che ci interessa, per poi cancellarlo prima di salvare.
Le piante di tutti i livelli dello stesso edificio avranno il medesimo punto di riferimento, in questo modo possiamo realizzare facilmente tutte le planimetrie ai vari livelli, e trasportare agevolmente entità da un livello all’altro utilizzando il Copia ed Incolla (CopyClip e PasteOrig).
Quando si utilizza un disegno per componenti
In generale questo metodo si applica quando la
complessità del disegno è tale da renderne difficile la gestione, quando si individuano
parti ripetute, o
quando è necessario lavorare in gruppo.
In quest’ultimo caso, ogni membro del gruppo di progettazione partecipa alla realizzazione di uno o più componenti, che vengono assemblati a costituire il disegno d’insieme.
A questo riguardo è opportuno specificare che per componente si può intendere un singolo edificio (come nell’esempio precedente), oppure una specifica tecnica particolare, oppure, come nel caso degli impianti,
un layer.
Nella pratica professionale corrente capita sempre più spesso che figure professionali che lavorano in luoghi separati concorrano alla realizzazione dello stesso progetto e quindi degli stessi elaborati.
Anche e soprattutto in questi casi è fondamentale un
coordinamento che consenta a ciascuno degli operatori di lavorare in modo autonomo ma di concerto con gli altri.
Quindi è possibile che una serie di operatori realizzino, ad esempio, i componenti architettonici, altri operatori si occupino degli impianti o delle strutture. Ciascuna di queste parti sviluppate separatamente deve avere caratteristiche comuni, tali da far sì che l’operazione di assemblaggio non comporti alcun problema.
Come si aggiornano i componenti
A differenza dei riferimenti esterni (Xref), l’aggiornamento dei blocchi esterni al disegno non è automatico.
Se modifico il disegno A1.dwg, apro il disegno “piano terra.dwg” che lo contiene, per poter vedere aggiornate le modifiche devo effettuare la
sostituzione del blocco.
Nel caso specifico il comando da utilizzare è INSERT. Viene selezionato il file da inserire (A1.dwg) e si risponde affermativamente alla successiva richiesta di modifica della definizione del blocco.
Esiste un metodo analogo che prevede l’aggiornamento automatico, ed è l’uso dei riferimenti esterni
XREF (eXternal REFerence).
In questo caso la
definizione del blocco non viene registrata nel disegno, ma viene aggiornata ogni volta che lo si apre.
L’unico svantaggio che deriva dall’uso di questo sistema, consiste nella moltiplicazione dei nomi di layer, stili, tipi di linea per ciascuno dei riferimenti esterni contenuti nel disegno. Il layer muratura del disegno A1 viene denominato A1|Muratura, che è diverso da B1|Muratura e così via. Lo stesso vale per i tipi di linea, gli stili di testo e di quota.
Questo meccanismo, se da un lato permette di controllare singolarmente (ad es.) ogni layer di ciascun XREF, rende particolarmente noiosa qualsiasi operazione di modifica delle impostazioni in presenza di un numero elevato di riferimenti esterni.
Per questo ed altri motivi si consiglia di utilizzare gli XREF con molta parsimonia e solo se strettamente necessario.
Il modello 3D realizzato per componenti
Se il metodo del disegno per componenti viene applicato nel disegno bidimensionale soltanto per progetti complessi, diventa quasi indispensabile per poter realizzare modelli 3D anche di media difficoltà.
Le difficoltà di visualizzazione e di selezione delle entità, fanno sì che la frammentazione in componenti sia la condizione necessaria per avere un controllo efficace del modello 3D.
Un esempio: un complesso di edifici viene realizzato dall’insieme dei singoli edifici realizzati separatamente. E ancora: ciascun edificio può essere l’unione dei suoi quattro lati e di una copertura. Per ciascuna delle facciate si possono individuare elementi ripetitivi (finestre, balconi, elementi decorativi) che possono essere realizzati separatamente. E così via sino ai minimi termini, ma senza esagerare, altrimenti ci si perde…
Non è facile dare una definizione di blocco. Proviamoci.
Il blocco è
un insieme di entità che vengono raggruppate a costituire una entità singola.
Queste entità hanno un riferimento cartesiano comune denominato
punto d’inserzione. Qualsiasi operazione di inserimento, rotazione o modifica di scala, fa riferimento al punto d’inserzione.
Un blocco può essere creato in due modi: direttamente sul disegno sul quale si lavora o richiamando un disegno (dwg) esterno.
Il risultato è identico in entrambi i casi: nel disegno corrente verrà creata una
definizione di blocco alla quale si farà riferimento ogni qualvolta il blocco verrà inserito come entità.
Ogni disegno AutoCAD, infatti, è costituito da due sezioni o
tabelle. In una (
tabella delle definizioni) vengono registrate le informazioni relative ai layer, gli stili di testo o di quota, i tipi di linea, le
definizioni dei blocchi, etc.; nell’altra (
tabella delle entità)sono descritte le entità fisicamente presenti nel disegno, le linee, i testi, i blocchi inseriti nel disegno.
Quando viene importato o creato un blocco, viene creata o recuperata la definizione di quel blocco e successivamente viene registrata la sua posizione nel disegno.
Quando un blocco inserito viene cancellato da un disegno (tabella delle entità), ne rimane la sua definizione nella tabella delle definizioni. Questa definizione può essere cancellata soltanto con il comando PURGE (o con l’opzione * del comando WBLOCK), soltanto se nel disegno non vi siano più occorenze di quel blocco. La distinzione fra
definizione del blocco e la sua
immagine nel disegno è importante per poter introdurre il concetto di
sostituzione o
aggiornamento del blocco. È anche importante per chiarire come l’uso dei blocchi renda in molti casi il disegno più
leggero (più blocchi inseriti fanno riferimento alla medesima definizione).
Innanzitutto è necessario distinguere i blocchi in
simboli o
componenti.
Per semplicità definiamo
simboli quei blocchi che una volta realizzati costituiscono una
libreria di elementi precostituiti utilizzabili per qualsiasi disegno o progetto. Fanno parte di questa categoria i simboli di arredo, impianti, sanitari, alberi, automobili etc. La loro caratteristica principale è che sono utili per qualsiasi disegno, non sono legati ad un progetto architettonico specifico, e la loro creazione va ad incrementare la completezza della libreria in nostro possesso.
Diverso è il caso di quei blocchi che vengono utilizzati come
componenti di un disegno complesso.
Immaginiamo di dover realizzare una planimetria di una certa complessità. Ipotizziamo che il nostro intervento preveda la costruzione di 3 edifici distinti. In questo caso il disegno d’insieme conterrà 4 disegni realizzati separatamente: i 3 edifici (A B e C) e lo spazio esterno (P).
disegno d’insieme
Ciascuno di questi quattro componenti è un disegno a sé;il file d’insieme conterrà soltanto i blocchi dei quattro disegni che lo compongono.
Ognuna delle parti viene sviluppata separatamente, viene definita con maggiore accuratezza man mano che il progetto si affina nei contenuti.
La condizione essenziale affinché tutto funzioni correttamente è che ciascuno dei quattro disegni abbia in comune lo stesso punto d’inserzione, vale a dire che il
riferimento cartesiano d’origine sia comune a tutti i componenti (0,0,0).
Il vantaggio di questo metodo consiste nella possibilità di poter utilizzare i componenti in modo ripetitivo senza doverli realizzare nuovamente e di poter effettuare le modifiche soltanto su un disegno.
Supponiamo che l’edificio C sia costituito da 3 piani mentre gli edifici A e B siano di un solo piano.
disegno d’insieme |
planimetria |
edificio A |
edificio B |
edificio C |
piano terra |
P |
A1 |
B1 |
C1 |
piano primo |
P |
Acop |
Bcop |
C2 |
piano secondo |
P |
Acop |
Bcop |
C3 |
piano coperture |
P |
Acop |
Bcop |
Ccop |
Come si può notare dallo schema precedente
il disegno P è ripetuto 4 volte, mentre i disegni Acop e Bcop sono ripetuti 3 volte. Se ciascuno di questi disegni è un componente, un blocco nel disegno d’insieme, allora non avrò bisogno di effettuare le modifiche più volte dal momento in cui è sufficiente
aggiornare la definizione di quel blocco una volta effettuata la modifica nel disegno di riferimento.
Come si realizza un disegno per componenti
Non esiste una regola aurea, ma in molti casi possiamo procedere in questo modo. Facciamo un esempio.
Partiamo dalla planimetria d’insieme, ed utilizzando il comando WBLOCK selezioniamo le entità che appartengono all’edificio A, indichiamo come punto d’inserzione 0,0,0 ed abbiamo creato il file A.dwg. Lo stesso per gli edifici B e C e per lo spazio esterno P.
Apriamo un nuovo file che sarà il nostro “disegno d’insieme”. Impostiamo come layer corrente il layer “0” ed inseriamo successivamente i file A, B, C e P sempre nel punto 0,0,0.
Lo stesso punto di inserzione per tutti i componenti ci permette di inserire temporaneamente nel disegno il componente che ci interessa, per poi cancellarlo prima di salvare.
Le piante di tutti i livelli dello stesso edificio avranno il medesimo punto di riferimento, in questo modo possiamo realizzare facilmente tutte le planimetrie ai vari livelli, e trasportare agevolmente entità da un livello all’altro utilizzando il Copia ed Incolla (CopyClip e PasteOrig).
Quando si utilizza un disegno per componenti
In generale questo metodo si applica quando la
complessità del disegno è tale da renderne difficile la gestione, quando si individuano
parti ripetute, o
quando è necessario lavorare in gruppo.
In quest’ultimo caso, ogni membro del gruppo di progettazione partecipa alla realizzazione di uno o più componenti, che vengono assemblati a costituire il disegno d’insieme.
A questo riguardo è opportuno specificare che per componente si può intendere un singolo edificio (come nell’esempio precedente), oppure una specifica tecnica particolare, oppure, come nel caso degli impianti,
un layer.
Nella pratica professionale corrente capita sempre più spesso che figure professionali che lavorano in luoghi separati concorrano alla realizzazione dello stesso progetto e quindi degli stessi elaborati.
Anche e soprattutto in questi casi è fondamentale un
coordinamento che consenta a ciascuno degli operatori di lavorare in modo autonomo ma di concerto con gli altri.
Quindi è possibile che una serie di operatori realizzino, ad esempio, i componenti architettonici, altri operatori si occupino degli impianti o delle strutture. Ciascuna di queste parti sviluppate separatamente deve avere caratteristiche comuni, tali da far sì che l’operazione di assemblaggio non comporti alcun problema.
Come si aggiornano i componenti
A differenza dei riferimenti esterni (Xref), l’aggiornamento dei blocchi esterni al disegno non è automatico.
Se modifico il disegno A1.dwg, apro il disegno “piano terra.dwg” che lo contiene, per poter vedere aggiornate le modifiche devo effettuare la
sostituzione del blocco.
Nel caso specifico il comando da utilizzare è INSERT. Viene selezionato il file da inserire (A1.dwg) e si risponde affermativamente alla successiva richiesta di modifica della definizione del blocco.
Esiste un metodo analogo che prevede l’aggiornamento automatico, ed è l’uso dei riferimenti esterni
XREF (eXternal REFerence).
In questo caso la
definizione del blocco non viene registrata nel disegno, ma viene aggiornata ogni volta che lo si apre.
L’unico svantaggio che deriva dall’uso di questo sistema, consiste nella moltiplicazione dei nomi di layer, stili, tipi di linea per ciascuno dei riferimenti esterni contenuti nel disegno. Il layer muratura del disegno A1 viene denominato A1|Muratura, che è diverso da B1|Muratura e così via. Lo stesso vale per i tipi di linea, gli stili di testo e di quota.
Questo meccanismo, se da un lato permette di controllare singolarmente (ad es.) ogni layer di ciascun XREF, rende particolarmente noiosa qualsiasi operazione di modifica delle impostazioni in presenza di un numero elevato di riferimenti esterni.
Per questo ed altri motivi si consiglia di utilizzare gli XREF con molta parsimonia e solo se strettamente necessario.
Il modello 3D realizzato per componenti
Se il metodo del disegno per componenti viene applicato nel disegno bidimensionale soltanto per progetti complessi, diventa quasi indispensabile per poter realizzare modelli 3D anche di media difficoltà.
Le difficoltà di visualizzazione e di selezione delle entità, fanno sì che la frammentazione in componenti sia la condizione necessaria per avere un controllo efficace del modello 3D.
Un esempio: un complesso di edifici viene realizzato dall’insieme dei singoli edifici realizzati separatamente. E ancora: ciascun edificio può essere l’unione dei suoi quattro lati e di una copertura. Per ciascuna delle facciate si possono individuare elementi ripetitivi (finestre, balconi, elementi decorativi) che possono essere realizzati separatamente. E così via sino ai minimi termini, ma senza esagerare, altrimenti ci si perde…