L’Archivio della Veneranda Fabbrica del Duomo di Milano si presenta come una serie di ambienti disposti al primo piano su tutto il prospetto principale del palazzo sede dell’ente, di fronte all’abside del Duomo di Milano. La realizzazione del progetto, a cura dell’ingegnere e lighting designer Dario Maccheroni, prevede due lotti: il primo è composto dalle aree di ingresso, il deposito, una sala polivalente e una nuova sala di consultazione/conferenze; il secondo lotto invece comprende tutte le altre sale di consultazione e archiviazione, che si sviluppano in sequenza lineare diretta rispetto alla prima e terminano con la sala storica di consultazione.
Il valore che la Veneranda Fabbrica del Duomo ha voluto dare a questa struttura è quello di un ambiente aperto, usufruibile non solo per la lettura, ma anche come luogo di conservazione ed esposizione degli antichi manoscritti. Infatti, sono previsti dei percorsi di visita dedicati, legati al più ampio contesto monumentale del Duomo.
Un sistema di gestione della luce efficiente
Lo sviluppo del progetto di riqualificazione e riallestimento architettonico degli interni ha trasformato l’archivio in un organismo a basso impatto energetico ma con una forte identità e flessibilità luminosa. Sono stati selezionati, infatti, apparecchi di illuminazione che consentono un elevato rapporto tra efficienza energetica, qualità luminosa e costi d’investimento. I corpi illuminanti previsti sono dotati di sorgenti a LED di ultima generazione che assicurano un’efficienza elevata in tutte le situazioni. Il sistema è stato pensato anche per un futuro controllo personalizzato di ogni ambiente, capace di dare la possibilità al singolo utente di configurare il proprio spazio di lettura.
Dimmerando inoltre gli apparecchi e utilizzando sensori di presenza e di luce diurna si possono creare degli scenari “naturali” dinamici che si adattano ogni volta alle condizioni di utilizzo quotidiano. Inoltre, la flessibilità della destinazione d’uso degli stessi locali (desiderata dalla committenza), si ripercuote anche sull’impostazione del sistema di gestione dell’impianto, che permetterà di determinare differenti scene di luce, in modo tale da ottenere un soddisfacimento completo dei vari compiti visivi possibili.
Altra prerogativa è stata quella di fornire un comfort visivo elevato, evitando forti contrasti di luminanza. Si è cercato, infatti, di valorizzare gli ambienti storici che ospitano l’archivio, scegliendo corpi illuminanti poco invasivi (spesso anche nascosti) o che si inserissero negli ambienti in modo sobrio ed elegante.
L’ingresso e la consultazione
Questi concetti possiamo ritrovarli, ad esempio, nelle due sale di ingresso, dove i caratteri di sobrietà e di rappresentanza si fondono per accogliere e “dialogare” con il visitatore. Una serie di fotografie significative delle vicende del Duomo di Milano verranno appese a rotazione alle pareti. A tal fine si è studiato un sistema per assolvere l’esigenza di esaltare queste esposizioni ma che potesse anche integrarsi con le condizioni architettoniche e di immagine dei luoghi. La fascia (tecnologica) orizzontale che incornicia il perimetro della sala d’ingresso principale è dotata di una superficie illuminante rivolta verso il basso e di un’apertura luminosa, che la stacca dal soffitto, nella parte superiore. La morbidezza della luce emessa permette di illuminare in modo uniforme le zone di passaggio e la sua vicinanza alle pareti perimetrali consente di lavare le stesse con una delicata sfumatura. Il soffitto invece è evidenziato dallo spessore di aria e luce nella parte soprastante la cornice tecnologica.
Concentrandoci sulla sala di consultazione/conferenze (sala-pilota per le successive) si osserva che il concetto illuminotecnico di base è stato quello di creare un’illuminazione generale diffusa in tutto l’ambiente. Per ottenere ciò, innanzitutto, si è cercato di dare un’illuminazione indiretta, derivata dalla volta (che si è trasformata nella superficie emittente principale). La riflessione delle linee LED nascoste dietro la decorazione perimetrale in gesso fornisce un livello di illuminamento accettabile in tutto l’ambiente, senza lasciare aree scoperte. Il centro della stanza è poi evidenziato da un’ellisse luminosa (formata da downlight a LED) che proietta la luce su corpi in vetro di Murano sospesi dal soffitto, formando così un alone luminoso diffondente.
Infine si è scelto di seguire il concetto di illuminazione diffusa anche nel locale di deposito. Una fascia ribassata in cartongesso si sviluppa lungo le vie di passaggio attorno agli archivi compattabili e diffonde una luce morbida sul soffitto e sulle pareti vicine.
Da un articolo di Dario Maccheroni
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