Qual è il minimo comune denominatore di tutti i Suoi progetti?
La mia ricerca, sia nel campo dell’architettura che in quello dell’interior design, è per un progetto funzionale, elegante, che duri nel tempo, un progetto non “gridato”, non necessariamente da Archistar, ma sofisticato e integrato nella quotidianità di chi lo vive in prima persona.
Quali sono i più grandi cambiamenti che hanno interessato l’interior design degli ultimi 20 anni?
Al di la di percorsi creativi personali/professionali, in generale ritengo che, dalla fine degli anni 90 ad oggi, il tema della crisi ha anche influenzato il percorso dell’interior design, in molti sensi. Mentre nel periodo del “boom”degli anni 80, delle prime commistioni tra moda/design, dell’azzardo del colore e della forma, la tendenza era quella di “osare”, oggi il processo è più attento in generale alle risorse, all’ambiente, all’utilizzo di determinati materiali: un processo meno scenografico e più consapevole, come risposta alla crisi. In particolare negli ultimi 10 anni quello che è successo è che si sta tornando a un progetto, soprattutto nel tema dell’interior design, piu “Italiano”. Mentre abbiamo vissuto la moda, 10-15 anni fa, della casa giapponese o dell’influenza etnica, cinese etc, adesso si sta tornando, anche nel prodotto di design, a forme/richiami all’interior design e al design degli anni ’50, a quella che è stata la firma italiana per eccellenza.
Quali caratteristiche distinguono l’interior design italiano da quello degli altri paesi?
L’interior design, per certi versi, dal mio punto di vista, è solo italiano.
Negli altri paesi i processi di architettura e di design sono nettamente distinti, e il progetto di interior design è inteso più un progetto di “decorazione”, mentre da noi il progetto di interior design, proprio per la formazione dei nostri architetti, è un progetto trasversale, che va dall’architettura all’interior fino al design di prodotto. Questa trasversalità è una caratteristica tipicamente italiana, che rende la nostra progettazione unica, e universalmente riconosciuta.
In merito all’appartamento di CityLife curato dal Suo studio, c’è una correlazione tra il design degli interni della casa e il progetto stesso CityLife?
Si certo. Nel progetto di interior design di CityLife, dove l’architettura era esistente, la sfida è stata proprio quella di lavorare su degli interior che integrassero i punti di forza del progetto di architettura. L’andamento importante dell’architettura ha dato vita a un importante studio di architettura degli interni che comunicasse con l’architettura esistente.
La luce artificiale, ad esempio, è stata studiata per integrarsi a quella naturale, e i movimenti disegnati dall’arredo bilanciano quelli portanti dell’architettura, a volte richiamandola, come ad esempio l’elemento ondulatorio della vasca da bagno che riprende quello della finestra, a volte contrastandola, come il cartongesso all’ingresso che si sviluppa in orizzontale contro la verticalità delle finestre.
In che modo i suoi abitanti beneficeranno di questo interior design? Cosa apporterà al loro quotidiano?
I proprietari beneficeranno innanzitutto di un ambiente in stile contemporaneo e moderno che esprime il loro stile ed il loro gusto personale, e nel quale quindi si rispecchiano completamente. Hanno la possibilità sia di vivere la casa insieme alla famiglia, che di ritagliarsi il loro spazio o ospitare persone, grazie alla flessibilità e organizzazione degli spazi. Hanno inoltre la possibilità di “governare” la propria casa, grazie all’importante domotica e di personalizzarla a seconda delle occasioni. Una casa “viva”, sofisticata, elegante, che dura nel tempo e non stanca. Da vivere in intimità, o con gli amici.
Cosa dobbiamo aspettarci dalla Milano di CityLife?
Un modo diverso di vivere la città, meno storicamente “milanese”, un modo in cui un grosso complesso residenziale privato è completamente fruibile da tutti e dal pubblico. Il parco è il parco della città e per cui , in modo assolutamente nuovo rispetto alla storia della città, un’area residenziale viene vissuta in modo attivo. Una zona residenziale diviene luogo di incontro.
di Elena Belli
INFO: www.studiomarcopiva.com
PHOTO COURTESY: Studio Marco Piva
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