Nuova luce per il duomo di Gemona del Friuli

Il duomo di Gemona del Friuli, una delle più alte testimonianze del gotico nel nord-est, ha subito le offese del terremoto del 1976. Salvato, congelato nel drammatico stato di sbandamento, è divenuto uno degli edifici simbolo della ricostruzione.

A quarant’anni dal tragico evento, i lavori hanno inteso riqualificare l’antica chiesa con la nuova illuminazione artificiale.

S. Maria Assunta, Gemona del Friuli UD
 

L’illuminazione nei luoghi sacri

Così recita la prefazione di un manuale sull’architettura della luce: “la prima cosa che bisogna imparare in fatto di illuminazione è che si deve creare una superficie illuminata senza rendere visibile la sorgente luminosa”. Senza precludere spazi di lavoro in tale direzione, nello specifico delle chiese storiche è lecito rilevare le conseguenze rischiose di una prassi – gradita da committenti e soprintendenze – che sembra quasi non conoscere alternative nel nostro Paese. Non di rado però è preclusa la possibilità di celare alla vista gli apparecchi di illuminazione.

S. Maria Assunta, Gemona del Friuli UD

La luce nel duomo

L’antico duomo non possiede cornici atte a ospitare lampade secondo il modello per cui i proiettori moderni sono, almeno in parte, occultati. Nel campo dei beni culturali è prassi usare l’aggettivo invasivo per discriminare ciò che si ritiene non compatibile. Un apparecchio celato sopra alla cornice non risulta tale; uno posto in vista corre il rischio a priori di essere considerato tale. Si tratta di spostare l’attenzione sul senso delle cose. La scelta operata è stata quella di illuminare la nave con lampade che pendono dall’arcata e portano la luce ai fedeli. La più antica forma di illuminazione, riconsiderata oggi alla luce dell’evoluzione tecnologica.

S. Maria Assunta, Gemona del Friuli UD

Un apparecchio personalizzato

L’ apparecchio è composto da un spesso disco in alluminio che dissipa il calore del Led e un cangiante diffusore della luce in lamiera stirata. Nel 1974 Gio Ponti aveva disegnato una lampada da terra per Reggiani, la 458, realizzata con un paralume in lamina stirata di alluminio anodizzato. Questa lampada ha ispirato il nuovo oggetto che adotta lo stesso tipo di diffusore. Gli apparecchi danno ora nuove luce al vecchio duomo; la verticale dei lunghi cavi d’acciaio a cui sono appesi, rivela lo sbandamento murario e registra il vissuto in un continuo dialogo con l’antico.

 

Il progetto di illuminazione è stato selezionato nella “Best List” dei candidati al Premio Codega 2016, riconoscimento internazionale alle eccellenze nel lighting design.

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