Uno studio a Pavia, 5 anni in quello di Odo Fioravanti e persino un’esperienza a New York, per Jonathan Olivares. Lui è Tommaso Caldera, classe 1986, che dopo la laurea in Disegno Industriale presso il Politecnico di Milano non si è fermato un attimo, tanto che il suo nome negli anni è apparso tra i contendenti – ma anche vincitori – di diversi premi nell’ambito del design. Nonostante abbia potuto lavorare al fianco dei suoi due maggiori mentori, Caldera si definisce ancora agli inizi, pronto a imparare tutto ciò che ogni progetto ha da insegnargli. Tra le sue ultime creazioni ecco TULL, una lampada che reinterpreta le fonti di illuminazione delle vecchie officine grazie a una rete metallica “protettiva” agganciata al diffusore e a un gioco di forme e proporzioni. Realizzata per Incipit, TULL colpisce per la sua giocosa essenzialità, enfatizzata dalle combinazioni cromatiche in cui è disponibile. Ma non lasciatevi ingannare dall’apparente semplicità: per realizzarla infatti sono occorsi quasi 10 mesi, sfruttati dal designer per perfezionare ogni componente della lampada grazie al dialogo con i rispettivi fornitori.
Abbiamo contattato Tommaso Caldera per approfondire il suo oggetto di design.
Da dove nasce l’ispirazione di TULL?
Il tentativo è stato quello di provare a traslare un oggetto dall’ambiente industriale a quello domestico mantenendo gli stessi materiali e tecniche di lavorazione ma lavorando su forma e linguaggio. Mi ha sempre affascinato il modo in cui tutti i vari componenti convivono e parlano del luogo per cui l’oggetto è nato.
Qual è il suo contesto ideale?
La volontà è quella di aver reso Tull adatto anche a luoghi “lontani” dalle fabbriche, penso alle case private e agli ambienti e locali pubblici.
Qual è il tuo materiale preferito?
Non ne preferisco qualcuno in particolare, tutti mi incuriosiscono e l’affezione cambia a seconda dei progetti al quale lavoro di volta in volta. Ultimamente mi sono trovato a lavorare tanto con acciaio e alluminio, imparando molto a riguardo.
Quanto è difficile, nel panorama contemporaneo dell’interior design, essere davvero innovativi?
Una delle cose più difficili è accettare il fatto che non tutti i progetti debbano essere detentori di una carica innovativa, travolgente e immediatamente evidente: l’innovazione passa anche per processi più lenti e nel breve termine impercettibili. A volte purtroppo il concetto di innovazione è un po’ frainteso anche dagli stessi designer che ci si perdono.
di Elena Belli
INFO: www.tommasocaldera.eu
PHOTO COURTESY: Matteo Pastorio
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