L’Italia promuove la cooperazione con i Paesi in via di Sviluppo e sostiene politiche di intervento coerenti con le iniziative delle Nazioni Unite, che mirano a ridurre la povertà e a consolidare gli assetti istituzionali nei PVS.
Storicamente, l’impegno cooperativo italiano in campo internazionale inizia subito dopo la Seconda Guerra Mondiale, negli anni ’50 e ’60, con interventi nelle ex-colonie africane e in particolare, su mandato dell’ONU, in Somalia. Dopo una prima regolamentazione della materia (L. 38/1979), è negli anni ’80 che viene formulata la normativa di riferimento, ancora in vigore, per il settore della Cooperazione, la Legge n. 49 del 1987 (“Nuova disciplina della cooperazione dell’Italia con i Paesi in via di sviluppo”).
Negli anni ’90 l’apporto dell’Italia si è in parte ridimensionato in seguito ai tagli alla spesa pubblica attuati in quel periodo, ma ha nei fatti esteso il raggio d’azione dei programmi di sostegno, con la risposta alle esigenze derivanti dal nuovo assetto geopolitico. Come beneficiari degli interventi di tutela e sviluppo, all’Africa si sono affiancati i Paesi balcanici e, negli ultimi anni, l’Afghanistan e l’Iraq.
L’organismo che, per conto del Governo italiano, gestisce le iniziative nel campo della Cooperazione è la Direzione Generale per la Cooperazione allo Sviluppo del Ministero degli Affari Esteri. Attualmente, le linee guida e le finalità generali della Cooperazione sono fissate nell’ambito della Unione Europea, in un contesto multilaterale che ha come principale riferimento la “Dichiarazione del Millennio”, ovvero l’obiettivo di dimezzare entro il 2015 il numero di persone che vivono con meno di un dollaro al giorno.
Oltre alla partecipazione ai programmi di sostegno della UE, l’Italia utilizza, come strumento per favorire la crescita economica dei PVS, la partecipazione a fondi di sviluppo sostenuti da più Paesi e il finanziamento diretto di Organismi Internazionali.
Elenco Organismi Internazionali (PDF – esteri.gov.it)
Nell’ambito dei progetti bilaterali che coinvolgono l’Italia e i singoli Paesi in via di sviluppo, l’attuazione dei programmi di cooperazione implica la collaborazione del Ministero con Regioni, Province autonome e altri Enti locali – coordinati da un’apposita struttura – e con Enti pubblici e privati, Università, Centri di ricerca e Organizzazioni non governative.
Le ONG che operano nel campo della cooperazione con i Paesi in via di sviluppo, possono accedere a contributi per lo svolgimento delle loro attività o ricevere incarichi specifici finanziati dalla Direzione Generale, solo se in possesso del riconoscimento di idoneità – che, ai sensi del D.Lgs. n. 29 del 3 febbraio 1993, viene attribuito tramite decreto firmato dal Direttore Generale per la Cooperazione allo Sviluppo.
Il riconoscimento di idoneità può essere richiesto per le seguenti tipologie di attività: realizzazione di programmi a breve e medio periodo nei PVS; selezione, formazione e impiego di volontari in servizio civile; formazione in loco di cittadini del PVS.
Le ONG “idonee” inoltre possono richiedere il riconoscimento per svolgere (in Italia, UE o PVS) iniziative di tipo didattico/informativo oppure programmi mirati alla sensibilizzazione e all’aggiornamento dei docenti sui temi della Cooperazione.
Elenco delle ONG riconosciute dal Ministero degli Affari Esteri
esteri.gov.it
Cooperazione allo sviluppo: attività, temi e opportunità
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