Quando la passione diventa opportunità di crescita professionale

intervista a Veronica Moresco, presidente di ASF Liguria

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Incontriamo Veronica Moresco, fondatrice e direttrice della sede ligure di ASF (Architettura Senza Frontiere), laureata in Architettura all’Università di Genova ed esperta di grafica 3D. Dopo quello che lei stessa definisce un “colpo di fulmine” per l’Africa, Veronica ha concretizzato il suo impegno nella Cooperazione allo Sviluppo con una serie di iniziative, in corso a Kologò (Mali), ma anche nelle aree degradate dei nostri grandi centri urbani (Milano, Genova, Cuneo), all’interno di un percorso che condivide con gli altri membri di ASF Liguria.

Scopriamo come si riesce a trasformare il proprio lavoro, in relazione a un obiettivo che ha a che fare con una più equa distribuzione delle risorse. 

Intervista

di Francesca Bizzarro

1. Quale è stato il tuo percorso di avvicinamento alla tematica della Cooperazione internazionale? In che misura ha contribuito la tua preparazione universitaria?

Il mio è un percorso assolutamente personale, slegato dalla formazione universitaria. Un paio di anni fa sono stata in Sudafrica dove per la prima volta ho visto le Township e mi sono realmente resa conto delle condizioni in cui vivono milioni di persone. Alcuni Sudafricani mi hanno poi spiegato quanto bisogno ci sia di professionisti che progettino case a bassissimo costo. Sono tornata in Italia e mi sono informata se ci fosse qualcuno che si occupava di queste tematiche: così sono venuta a conoscenza di Architettura Senza Frontiere Onlus. Quando frequentavo io l’università, una decina di anni fa, non si dava ancora molto risalto a queste problematiche.

2. Quale è o potrebbe essere il ruolo degli architetti nella Cooperazione?

Sicuramente un ruolo importante. Anche se non si parla molto di architetti nella Cooperazione e associazioni come la nostra sono ancora relativamente poco conosciute, gli architetti possono essere molto utili in tutti quei luoghi in cui ci sono emergenze abitative, dovute a calamità o semplicemente a processi storici che hanno creato enormi disuguaglianze nel livello di vita della popolazione. Penso alle megaperiferie di città come Johannesburg, Nairobi, Rio de Janeiro, dove milioni di persone vivono in assenza di servizi essenziali come acqua corrente e servizi igienici, in case realizzate per lo più in lamiera e con oggetti di scarto. La qualità dell’ambiente influenza molto la qualità della vita di chi lo abita. Comunque, senza guardare così lontano, anche nelle periferie delle nostre città esistono aree profondamente disagiate. Si parla di Quarto Mondo: forse è meno alla moda e meno esotico, ma altrettanto importante.

3. Ritieni che l’impegno a favore dei Paesi in Via di Sviluppo possa trasformarsi in un lavoro?

Quali sono le fonti di reddito per chi opera nella Cooperazione? Questo purtroppo è il tasto dolente. Trovare finanziamenti per i vari progetti non è affatto semplice. Molto del lavoro, almeno qui in Italia, si basa ancora sul volontariato. Sicuramente questo tipo di impegno potrebbe trasformarsi in un lavoro serio. Le possibilità di lavorare nei PVS sono buone, ma ci vuole parecchio tempo per raggiungere un livello economico accettabile. I finanziamenti provengono per lo più dalla Comunità Europea e dal Ministero degli Esteri, ma vanno distribuiti tra le varie Associazioni che lavorano nei più svariati campi. Oppure si riescono a raccogliere finanziamenti da privati, o da Fondazioni ed Enti.

4. Hai riscontrato differenze – in base alla tua esperienza – fra contesto italiano e panorama europeo e internazionale?

Dalla mia breve esperienza, non mi sembra che ci siano differenze abissali, il campo della Cooperazione allo Sviluppo è ancora abbastanza giovane e molte cose sono ancora in divenire. Sicuramente, almeno per gli architetti, ci sono paesi come la Spagna, dove ASF esiste da più di 15 anni, in cui la sensibilità a certe problematiche è maggiore, e di conseguenza anche la possibilità di trovare finanziamenti aumenta.

5. Come responsabile di una sede di ASF, coinvolgeresti in progetti operativi architetti privi di competenze specifiche?

Si, è quello che facciamo abitualmente: basandoci sul volontariato non possiamo pretendere di coinvolgere solo persone con formazione specifica ed esperienze alle spalle. Chiunque sia serio e disponibile a dare una mano è il benvenuto. Siamo davvero pochi a occuparci dei progetti operativi e il lavoro da fare sarebbe tantissimo. Io stessa ho iniziato ad occuparmi di ASF senza alcuna esperienza specifica, armata unicamente di buona volontà, e così le persone che con me hanno fondato ASF Liguria. L’esperienza ce la stiamo costruendo “sul campo”.

6. Quali iniziative sta curando al momento ASF Liguria?

Fondamentalmente abbiamo tre progetti in corso

  • Aderiamo al Comitato Bolanci (Boccadasse Lanterna Ciclabile) che si batte per la creazione di un percorso ciclabile a Genova che attraversi la città da Levante a Ponente. Più in generale, Bolanci sponsorizza presso le amministrazioni pubbliche la mobilità dolce, in alternativa all’uso dei mezzi a motore che inquinano e congestionano il traffico.
  • Progetto Mali: stiamo progettando una scuola di primo e secondo ciclo nel comune di Kologò, in Mali. Intendiamo utilizzare la terra cruda, reperibile in loco, come materiale da costruzione. Lo scopo del progetto non è solo aumentare la scolarizzazione in quella zona, ma creare delle maestranze specializzate nell’uso di questa tecnica costruttiva che possano continuare ad utilizzarla, anche una volta chiuso il cantiere, per costruire altri edifici.
  • Progetto Cartoline – Quarto Mondo: l’idea è realizzare una serie di cartoline da distribuire in giro, che rappresentino aree degradate della nostra città, per sensibilizzare la gente verso queste problematiche. E’ anche un modo per entrare in contatto con le Circoscrizioni, e quindi con la cittadinanza, capirne i problemi e le difficoltà in modo da prendere eventualmente spunto per azioni future. Le cartoline andrebbero alla fine recapitate al Sindaco con commenti e richieste scritte sul retro, in modo da farci conoscere anche dalle amministrazioni.

Progetti in fase di analisi:

  • Una collaborazione con Engineers without borders USA, per progettare un villaggio in India in una zona colpita dallo Tsunami
  • Giardini “comuni” in aree degradate ad alto livello di cementificazione. L’idea nasce sull’esempio dei Community Gardens Newyorkesi ed è molto semplice: gli abitanti di un quartiere, identificata un’area abbandonata, si uniscono per ripulirla e per farne un luogo di incontro, di solito il più verde possibile. La maggior parte di essi è divisa in due zone distinte: un’area comune che coincide in alcuni con lo spazio adibito a palco teatrale o a spazio espositivo ed un’ altra con le classiche parcelle nelle quali gli appartenenti al CG possono sperimentare a piacimento le proprie capacità di giardinaggio. La libertà di coltivazione in ognuna delle parcelle è, di solito, illimitata, ma talvolta anche gli spazi “privati” sono in qualche modo coordinati tra loro in base a un tema, con una qualche complementarietà (io mi occupo delle fragole e tu dei ribes…), una precisa scelta di colori ecc…Il risultato di solito è sorprendente.

Sinteticamente questo è tutto. Le idee non mancherebbero, ma purtroppo non abbiamo abbastanza volontari per portare avanti tutto il lavoro!

Rimando chiunque fosse interessato ad altre informazioni sulle nostre attività al blog www.splinder.asfit.com su cui scriviamo quasi tutte le news.


Per saperne di più, ecco i recapiti di Architettura Senza Frontiere Liguria:
e-mail: liguria@asfit.org tel. 0102510634

Riferimenti utili: Engineers without borders USA

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