Pritzker Prize

Attraverso il filo rosso della soglia tra spazio pubblico e privato, la sua architettura collega - con sensibilità - culture, storie e cittadini multigenerazionali, adattando l'influenza internazionale e l'architettura modernista alle esigenze del futuro. All'architetto giapponese "rassicurante" va il sommo premio Pritzker 2024.

Premiata la capacità di mettere in atto azioni progettuali misurate, meditate, estranee a qualsiasi moda o tendenza, e che, eliminando il superfluo, aderiscono in pieno al concetto di sostenibilità ben rappresentato da architetture durevoli fisicamente e culturalmente.

L'Oscar dell'architettura premia ancora una volta l'impegno sociale, l'approccio etico e il sodalizio tra costruito e ambiente. Kéré: «Spero di cambiare il paradigma del costruire, di spingere le persone a sognare e a rischiare».

Impegno verso la riqualificazione ma senza vena nostalgica: il Pritzker quest'anno premia l'«architettura democratica» di Anne Lacaton e Jean-Philippe Vassal, autori di progetti sempre «rispettosi, premurosi e responsabili».

Sono le irlandesi Yvonne Farrell e Shelley McNamara le vincitrici del Pritzker Architecture Prize 2020. A loro il merito di un'architettura sostenibile, attenta al contesto urbano e capace di migliorare le città.

Per l'ottava volta nella storia del premio è un giapponese ad essere insignito del più alto riconoscimento per l'architettura. Ad Arata Isozaki va il merito di aver facilitato il dialogo tra Est e Ovest, con soluzioni interculturali e interdisciplinari che riflettono una profonda sensibilità alle specifiche esigenze contestuali, ambientali e sociali.