Presso DART Caffetteria Chiostro del Bramante, Vicolo della Pace, Roma (Piazza Navona) l'intro(pro)spettiva di Roberto Mercoldi
Roberto Mercoldi è nato a Roma dove vive e lavora. Compie dapprima studi classici per poi studiare Architettura. Si forma artisticamente presso la bottega del maestro Francesco Sgarano. Collabora come assistente presso La Facoltà di Architettura. Attualmente lavora nell'interior design con un gruppo di giovani creativi e cura le realizzazioni grafiche per una rivista scientifica.
tra alienazione e utopia ecologista
di Alessandro Ingafù Del Monaco
L'analisi della città come luogo e dimensione della vita di chi la vive è il nucleo intorno al quale Roberto Mercoldi costruisce la sua ricerca. Nella città si imprime il mutare del tempo sotto forma di storie e di architetture; in essa convivono il passato, il presente e il futuro di chi visse, di chi vive e di chi vivrà. E’ una eredità materiale e collettiva che direttamente o indirettamente chiama tutti i suoi abitanti ad imprimervi un’impronta che verrà tramandata. Questa eredità è in continua trasformazione: ciascuno ne possiede un pezzo, ciascuno la muta e con ciò trasforma il volto di chi la abita. La città conferisce ai suoi cittadini un carattere ereditato dalla sua storia, essa è il “Luogo” per antonomasia dove si svolge la vita. Non è un caso che essa in passato vissuta come “madre”, venga oggi sentita dai “nuovi” abitanti come luogo di pericolo ambientale, sociale, individuale. Tutto ciò sta a denunciare la perpetuazione di una rotta sbagliata. Da questo prende spunto l’Artista: la sua critica si scaglia contro i creatori di mondi che, mossi dall’interesse speculativo figlio di una precisa ideologia, erigono contenitori alienanti senza attinenza con uno spazio abitabile. Roberto vive e lavora a Roma, la sua esperienza si nutre di una bellezza arcadica di un passato oggi monumento, una rammemorazione nostalgica di una vivibilità possibile, accerchiata dalla ectoplasmatica Babilonia dei palazzinari. Ancora sono presenti le suggestioni dell’International Style, del Funzionalismo Razionale e delle grandi speculazioni edilizie cominciate nell’ultimo dopo guerra: sperimentazioni di un “passato presente” che non ha dato risultati in termini di vivibilità. Roberto dipinge astrazioni di palazzi post-moderni, sarcofagi, contenitori di alienazione. Illumina gli oscuri spazi dei quartieri di massa senza via d’uscita né controllo, dove nasce il prodotto di una sottocultura colpevolmente costruita. Le sue città sono ad alta densità popolare eppure vuote, un chiaro riferimento allo spazio psicologico di chi per condizione abita quegli spazi disumani. Quella di Roberto è la città contemporanea come “idea”: racchiude in se stessa la natura di tutte le grandi metropoli. L’Artista vola sopra la metropoli fantasma, e come il Piranesi, racconta la decadenza di una città consumata, che non c’E’ più eppure continua a consumarsi. E’ la scena apocalittica dell’estinzione dell’uomo che attende un nuovo ripopolamento. La solitudine di architetture essenziali, legate all’idea ancestrale di casa-contenitore, denuncia il contrasto del pieno degli spazi e del vuoto dalla vita. Dalle nude finestre sventolano drappi colorati. Queste entità fluide sono messaggere di speranza e rinviano ad un passato classico rammemorante in rovine le grandi meraviglie create: la bellezza come criterio della vita, e ancora simboleggiano il pensiero e la creatività annunciatori della buona novella. La visione apparentemente malinconica racchiude in realtà una forte reazione ottimistica: la città tornerà a popolarsi solo quando la promessa del rispetto ambientale, dove ambiente sta sia per spazio esterno che interno, sarà mantenuta. Essa è ora vuota grazie al potere demiurgico dell’artista che libera dal disumano gli abitanti, lasciando quei non-luoghi al loro destino. Partendo dalla critica dell’esistente Roberto apre la nuova rotta di una utopica “Città del Sole”, dove per Sole si intende il rapporto con una energia ecologica e rinnovabile, una città ecosostenibile. L’Artista è sensibile alla questione ambientale, disegna un’alternativa fatta di speranze e di idee. Recentemente ha affermato in una intervista: <<l’uomo sarà tale, solo quando si assumerà la responsabilità di un cambiamento di rotta, i mezzi ci sono le circostanze lo esigono, il primo passo per rendere le città sane è quello che punta sulla la tecnologia e rispetta l’ambiente>>. Dunque la sua è una scossa positiva che verte all’assoggettamento della tecnologia non più ad ottiche di mercato ma ad una concreta progettazione di uno stile di vita e di uno spazio vivibile. La sua riflessione assume il nome di "intro(pro)spettiva": ciò sta a significare l’indagine interiore dell’orizzonte psichico, espressa attraverso la scienza prospettica. La raffinata conoscenza della geometria fornitagli dagli studi in Architettura, non rende la sua opera un mero esercizio di tecnica. La scientificità della composizione non limita le suggestioni della luce che l’Artista rende entità metafisica: essa con una volontà propria costruisce i volumi e ne indaga l’essenza. La sua ricerca verte sull’uomo inserito nello spazio, eppure questo non si vede mai, dunque si tratta di una ricerca di essenze, di presenze metafisiche. Va notata anche la sperimentazione cromatica che Roberto effettua sulla tela: le sue architetture divengono composizioni di forme e colori che prescindono dalla dialettica per raggiungere una nuova dimensione estetica che probabilmente sta maturando. Sicuramente sono molte le suggestioni che popolano la sua memoria visiva, ma paragonare l’opera di Roberto Mercoldi a quella di qualche precursore, sarebbe un’operazione artificiosa e inadeguata. Questo giovane artista promettente ha imboccato una strada nuova: una ricerca personale lanciata verso il futuro.
La città che non esiste
di Angela Russo
Attraverso le rappresentazioni pittoriche di Roberto Mercoldi si giunge al paradosso che la città, nel suo significato convenzionale, non esiste. Essa, infatti, non è altro che un’invenzione delle prime civiltà, di cui abbiamo notizia certa. Prima di queste, la parola città non era mai stata contemplata. In seguito, le sono stati attribuiti innumerevoli significati, risvolti, interpretazioni. Quando parliamo di città, molto spesso, non sappiamo di cosa stiamo parlando. Vogliamo abitare una città. Ma cosa intendiamo quando chiediamo di abitare una città? Un numero cospicuo di abitanti nell'area considerata, una rete di collegamenti, un particolare stile di vita? Nessuno di questi tre aspetti, da solo, può fare di un luogo una città. Ecco il perché dell’utopia, della ricerca illimitata di ciò che travalica il senso acclarato di luogo vissuto per giungere alla concezione più elevata di spazio vivibile. Nelle traduzioni urbane di Roberto questa riflessione sul futuro più immediato degli spazi vivibili è incentrata sulle possibilità offerte dall’evoluzione tecnologica di sistemi costruttivi eco-sostenibili, ma prende anche coscienza dello scenario urbano contemporaneo, caratterizzato da una società anti-utopica, indesiderabile sotto molti punti di vista.
Scheda mostra:
titolo mostra: intro(pro)spettive (volume 2)
artista: Roberto Mercoldi
testi critici: Alessandro Ingafu del Monaco; Angela Russo
inaugurazione: martedì 19 gennaio 2010 dalle 18.00 alle 20.00
durata mostra: fino al 21 febbraio 2010
orari: dal martedì alla domenica dalle 10.00 alle 19.00 (ingresso libero) - lunedì chiuso
luogo: DART Caffetteria Chiostro del Bramante, Vicolo della Pace, Roma (Piazza Navona)
Info: tel. 06.68809035 - www.robertomercoldi.it | www.chiostrodelbramante.it
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