SCM SGR promuove, in collaborazione con Civita, il convegno "Musei Illuminati. L'uso delle tecnologie nei musei e nelle aree archeologiche".
Durante il convegno verranno illustrati in modo sistematico e specifico i più innovativi criteri per un uso appropriato dell'energia all'interno dei musei e degli spazi archeologici.
In Europa i musei sono fra gli edifici pubblici a maggiore impatto ambientale e fra i maggiori consumatori di energia a causa delle esigenze di climatizzazione, di illuminazione, di comunicazione, di sicurezza e di monitoraggio nonché per l'uso di vernici e di materiali per la gestione corrente, anche inquinanti, e per l'elevata generazione di rifiuti.
Appuntamento: giovedì 23 settembre 2010 ore 10.00
presso la Sala Imperatori della sede dell'Associazione Civita in Piazza Venezia 11
W. www.civita.it
Un abbattimento del 55% sulle spese per l'elettricità sarà, a fine anno, il risparmio complessivo sulla bolletta dell'Hermitage di San Pietroburgo, semplicemente per aver sostituito le tradizionali lampadine con quelle ad alta efficienza energetica.
Sono, invece, 40.000 i kWh prodotti annualmente dai due impianti fotovoltaici del museo romano Explora, grazie ai quali la struttura fa funzionare tutti i suoi computer e copre il consumo energetico di uffici, shop e biglietteria. Il risultato è un risparmio sulla bolletta ma anche, e soprattutto, sulle emissioni dannose per l'ambiente.
La questione non è puramente tecnologica o gestionale, ma va impostata a partire da una visione chiara della missione fondamentale del museo e delle sue finalità nel nuovo millennio.
La fame di energia delle istituzioni museali dipende, sostanzialmente, dalle due principali funzioni che il museo è chiamato ad assolvere: da una parte, la tutela del patrimonio - per la maggior parte sensibile alle condizioni climatiche degli spazi che li ospitano - che esso conserva o riceve in prestito da altri musei per esposizioni temporanee.
Ma anche sul versante dell'interpretazione e della comunicazione delle collezioni e della loro fruizione pubblica si è assistito, negli ultimi decenni alla necessità di un notevole incremento del fabbisogno energetico. Gli allestimenti di nuova generazione hanno cambiato il modo di comunicare dei musei europei, con l'effetto di aumentarne l'attrattività ma anche i costi, in termini sia di installazione che di manutenzione.
L"ambiente museale" contemporaneo, tendenzialmente privo di luce naturale, fittamente cablato, totalmente condizionato, dotato di complessi apparati di monitoraggio e di sicurezza, attento al comfort del visitatore, con conseguenti consumi energetici e problemi di smaltimento dei residui, per essere competitivo con le altre visitors' attractions che si propongono al turista è diventato un museo costoso sia in termini di investimento in capitale fisso che di gestione. Ed è divenuto anche un museo con una importante bolletta energetica.
Una politica di attento risparmio dell'energia e i principi della architettura orientata all'economia energetica possono confliggere seriamente con le necessità di conservazione delle collezioni e con l'efficacia della messa in scena museale.
Poste queste premesse, il lavoro, coordinato dal Centro Studi "Gianfranco Imperatori" dell'Associazione Civita, ha prodotto alcuni primissimi spunti, molto schematici ma tuttavia utili per lo sviluppo di riflessioni e di soluzioni che le problematiche legate a questo tema impongono:
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trovare un accordo tra amministratori, curatori e gestori dei servizi rispetto alla nuova funzione sociale del museo che sempre più, oggi, si trasforma da luogo della conservazione in spazio di aggregazione, richiedendo un impiego di energia superiore a quello che sarebbe normalmente sufficiente e imponendo criteri di gestione complessiva differenti e adeguati;
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garantire l'integrazione e il dialogo tra le eterogenee professionalità coinvolte. Il tema, infatti, richiede una progettazione complessiva e sinergica laddove, in Italia, vige oggi ancora la separazione delle competenze e delle responsabilità, per cui spesso chi gestisce il museo non è consapevole dei costi energetici che la struttura impone e dunque è meno sensibile a queste voci di costo; mentre, dall'altra parte, chi è chiamato alla progettazione di nuovi edifici museali non viene sensibilizzato abbastanza rispetto al tema della sostenibilità energetica, che è ancora scarsamente considerata nei bandi di gara per la realizzazione dei cosiddetti musei di nuova concezione;
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assumere piccoli accorgimenti quali il cambio del contratto energetico, la semplice sostituzione delle lampadine tradizionali con quelle a basso consumo, la turnazione di apparati multimediali, un serio programma di monitoraggio dei serramenti, la sistematica adozione delle bussole (troppo spesso ignorate nella progettazione persino degli spazi per mostre temporanee) possono contribuire a ridurre sensibilmente le spese e ad avviare una cultura minima, quasi domestica, del risparmio energetico;
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installare, ove possibile, impianti per la produzione di energie alternative tenendo in considerazione che il loro uso spesso garantisce una sovrapproduzione energetica che può essere distribuita altrove. E' questo, in particolare, il caso in cui le aree archeologiche, facendo le dovute verifiche, possono rivelarsi strategiche. In questo senso è importante che proprio le amministrazioni locali facciano riflessioni complessive sull'uso delle energie alternative, e che, a livello centrale, vengano individuati incentivi specifici che stimolino e facilitino investimenti in questo senso;
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incentivare l'atteggiamento virtuoso dei musei attraverso l'adozione di specifiche certificazioni energetiche, mutuabili da altri contesti edilizi, immaginando però parametri che misurino l'effettiva soglia di certificabilità dei musei e diversificando i casi a seconda delle differenze strutturali e delle vocazioni dei vari istituti museali.
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