Giovedì 16 settembre 2010 alla Casa dell'Architettura si terrà la proiezione del documentario dedicato a Lina Bo Bardi, raro esempio di donna protagonista nell'architettura internazionale degli anni 50-70.
OFICINA BO BARDI
di Silvia Davoli, Francisca Parrino e Andrea Balossi
Silvia Davoli è storico dell'arte, specializzata in collezionismo ottocentesco. Nel 2006 si trova a Salvador de Bahia proprio mentre la raccolta di Arte Popular del Sertão (Nord Est del Brasile) curata dall'architetto Lina Bo Bardi, viene ritrovata in un deposito governativo dopo un oblio di quarant'anni. Nasce così, quasi per caso, l'idea di raccontare un segmento importante della carriera di Lina Bo Bardi e della architettura in Brasile. Da quel fondo di pezzi artigianali, dagli studi sull'arte popolare, si capisce subito che non può bastare una mostra per raccontare quanto e come Lina Bo Bardi abbia contributo allo sviluppo della cultura brasiliana e alla valorizzazione delle sue radici. Si sceglie allora il mezzo del documentario per far rivivere l'appassionante vicenda professionale di questa eccezionale personalità. Una donna, straniera, architetto, che ancora a metà del Novecento, in un paese dell'America Latina, seppe affermare l'esigenza sociale di spazi pubblici culturali adeguati ai tempi e riuscì a realizzarne alcuni di grande qualità, come il MASP a San Paolo, a tutt'oggi il più importante museo del sud america.
Dopo una ricerca, durata sei mesi, patrocinata dall'Università di Reims in Francia e dall'Istituto do Patrimonio Artistico e Cutural di Bahia, esce il documentario: Oficina Bo Bardi a cura di Silvia Davoli in collaborazione con Francisca Parrino ed Andrea Balossi Restelli, autori di filmati a sfondo sociale ed antropologico.
Interamente autoprodotto, il docufilm selezionato al Milanodoc Festival nel 2007, (sezione architettura) e proiettato lo stesso anno al Musée du Quai Branly a Parigi, e'stato recentemente acquistato dalla Rai per il programma Magazzini Einstein.
È in preparazione un secondo documentario dedicato a Lina Bo Bardi architetto in Brasile.
Appuntamento: giovedì 16 settembre 2010 ore 18.00
Casa dell'Architettura, Piazza Manfredo Fanti 47, Roma
- W. www.casadellarchitettura.it
All'inizio degli anni Sessanta, Lina Bo Bardi era protagonista della cultura architettonica del Brasile, insegnava all'Università, progettava, si occupava di design e interni, aveva uno studio.
Era arrivata nel l'immediato dopoguerra al seguito del marito, invitato a dirigere il Museo d'Arte di San Paolo, nel 1951 aveva preso la cittadinanza. In curriculum anche collaborazioni con Gio Ponti e un intensa e qualificata esperienza giornalistica, culminata con la vice direzione della rivista Domus, e poi editoriale, con la fondazione del magazine Habitat e del periodico A Cultura della Vita in collaborazione con Bruno Zevi. Esercitava la professione d'architetto a tutto tondo spaziando dalle stoviglie ai capi di abbigliamento femminile; da progettista duttile e creativa quale era sapeva disegnare piani urbanistici e gioielli, ma anche accessori di moda e scenografie teatrali.
Frequentando giovani artisti ed intellettuali locali Lina Bo Bardi scopre la straordinaria cultura materica del Nord Est del Brasile, una delle aree più povere del paese. In seguito viaggia nel Sertão, nel cosiddetto triangulo de la seca, per trovare oggetti dell'artigianato locale.
Intanto maturava in lei la convinzione che l'antica manualità e le lavorazioni tradizionali abbinate ad una solida formazione, all'innovazione tecnologica e all'estetica contemporanea, avrebbero esaltato la straordinaria tensione creativa originaria di quelle comunità e favorito la nascita design brasiliano. Per dare un volano all'ambizioso progetto aveva immaginato il CETA - Centro de Trabalho e Estudo Artesanal, sorta di laboratorio in cui artigiani autoctoni e designer formati all'università potevano confrontare le loro esperienze e sperimentare forme, linee, colori e materiali.
Il CETA sarebbe stato anche sede permanente della sua personale collezione di oggetti provenienti dal Sertão, archivio delle memorie locali da cui trarre spunto per creare nuovi modelli.
La mancanza di una solida struttura industriale e l'avvento al potere nel 1964 della dittatura (che non vedeva favorevolmente le sue attività), contribuirono al fallimento dell'opera di Lina Bo bardi. Tuttavia la sua esperienza a Salvador de Bahia è uno dei momenti fondanti sia del moderno design brasiliano di cui ella è la madrina indiscussa, sia della sua storia di architetto.
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