Identità e futuro nel Parco di Santa Margherita

tavola rotonda

Garden Club e FUA - Fondazione Umbra per l'Architettura invitano alla tavola rotonda Parco Santa Margherita: una risorsa per la città. Durante l'incontro si tenterà di aprire una discussione propositiva sul futuro del Parco: un'oasi naturale alle porte della città difficilmente godibile, presentando a cittadini, progettisti ed amministratori un'analisi sul futuro dell'intera zona.

Presentano l'incontro:

Paolo Vinti
Presidente dell'Ordine degli Architetti PPC di Perugia e Presidente FUA 

M.Viola Maori
Presidente Garden Club Perugina

Interventi:

La storia del parco di S.Margherita
Manuela Mignini Moriconi, consigliere Garden Club Perugia

Il Parco degli Etruschi
Paolo Lattaioli, architetto

Appuntamento: lunedì 24 ottobre 2011, ore 16.30
preso la sede della FUA, palazzo Conestabile della Staffa, Piazza Danti, 28 - Perugia.

web www.fondazioneumbraarchitettura.it

L'incontro, promosso dal Garden Club di Perugia, in collaborazione con la FUA, Fondazione Umbra per l'Architettura Galezzo Alessi è patrocinato dal Comune di Perugia.

 


 

Il parco di Santa Margherita

Sorge nella parte sommitale della vallata che si estende in direzione nord-est dalle mura urbiche fino a Ponte San Giovanni e occupa una delle quattro forre scavate lungo le pendici del colle perugino. La superficie, frammentata fra molteplici proprietari è occupata anche da istituti scolastici, universitari e sanitari.

Dal 1824 al 1980, fu una colonia agricola di pertinenza dell'ospedale psichiatrico, chiusa in seguito alla riforma Basaglia. Delle colture di un tempo rimangono gli orti: piccoli appezzamenti di terreno offerti in concessione gratuita dalla Provincia, con godimento a vita.

La parte comunale, accessibile da via del Cortone, nel dopoguerra si salvò dall'intensa urbanizzazione che investì altri quartieri della città, grazie soprattutto alla presenza della Colonia. Non si salvò invece dai lavori di edificazione, alla fine degli anni Cinquanta, parte della circonvallazione ai piede dell'acropoli, che collega porta San Pietro a Porta Pesa. L'accumulo dei detriti prodotti e il conseguente pericolo di frana, rese necessario, negli anni Sessanta un intenso rimboschimento, l'opera, però, fu mal condotta dalla Comunità montana.

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