20 June - 14 September 2003
OSCAR NIEMEYER ::: Serpentine Gallery Pavilion 2003.
Kensington Gardens, London
di EMILIA GIORGI
Giunta alla quarta edizione, l'iniziativa della Serpentine Gallery di Londra di affiancare a esibizioni di arte contemporanea la presentazione di architetti di fama internazionale, continua a distinguersi per la portata innovativa.
La Galleria, infatti, non si limita a proporre mostre antologiche ma commissiona agli architetti un Padiglione che si rapporti con lo spazio della galleria palladiana e lo splendido paesaggio dei Kensington Gardens circostanti e che, allo stesso tempo, rappresenti efficacemente l'opera e la poetica dell'autore.
L'intento è quello di «creare un programma dinamico che introduca gli architetti contemporanei ad un pubblico più vasto», come sottolinea Julia Peyton-Jones, direttore della Galleria e promotrice dell'evento. Si tratta di padiglioni temporanei realizzati nel tempo massimo di sei mesi per durare non più a lungo di una mostra d'arte.
L'idea è incisiva e dà la possibilità di comprendere più profondamente l'opera degli architetti invitati a esporre, in modo più diretto di quanto possa fare una tradizionale esibizione di disegni, modelli o fotografie.
I visitatori - più di 150.000 ogni anno - possono «vivere» il Padiglione, attraversarlo, sostare nel caffè o partecipare alle numerose iniziative culturali organizzate al suo interno o nei dintorni in occasione dell'evento.
In questi quattro anni si sono avvicendati Zaha Hadid, che ha inaugurato l'iniziativa nel 2000, Daniel Libeskind con Arup nel 2001 e Toyo Ito con Arup nel 2002, compiendo opere architettoniche in piccola scala capaci di sollecitare la sperimentazione e il dialogo tra architettura, natura e arte.
Il 2003 è l'anno del brasiliano Oscar Niemeyer, uno degli architetti più rappresentativi a livello mondiale, appartenente alla seconda generazione della Scuola Modernista del Novecento. Discepolo di Le Corbusier, con cui ha realizzato il ministero dell'educazione e della salute di Rio de Janeiro (1934), si è distinto sulla scena internazionale con l'ideazione di Brasilia, la nuova capitale del Brasile, e con molte altre opere realizzate per il suo paese. Nel 1964 fu mandato in esilio dal quale rientrò dopo la fine della dittatura. Nel 1988 gli è stato assegnato il Pritzker Prize per l'Architettura.
Niemeyer, che non aveva mai realizzato progetti in Gran Bretagna, ha una lunghissima attività alle spalle che lo ha portato a costruire oltre cinquecento edifici in tutto il mondo, senza tuttavia perdere, a novantacinque anni, la creatività e il fervore che lo hanno sempre distinto; un eccezionale talento, il suo, che non lascia spazio a dubbi, lavora sulle certezze per comunicare la sua idea in pochi secondi attraverso la linea sinuosa della matita sul foglio bianco.
L'architetto brasiliano non ha accettato subito la proposta della Serpentine, essendo solito lavorare con costruzioni in cemento nate per durare nel tempo ma, evidentemente, la sfida di cimentarsi sull'insolito campo di ricerca lo ha convinto a correre il rischio, indispensabile, secondo lui, per l'innovazione architettonica. «Ciò che è stato veramente difficile per questo Padiglione - afferma Niemeyer - è stato il fatto che l'edificio fosse così piccolo. Ho voluto caratterizzarlo attraverso la leggerezza, attraverso una forma diversa. Ho cercato di sospendere l'edificio, per far sì che apparisse più leggero, quindi mi sono allontanato dalle forme regolari per creare una figura multiforme che enfatizzasse l'oggetto architettonico».
Ne nasce un edificio costruito attraverso vari materiali dall'acciaio all'alluminio, dal cemento armato dei setti portanti al vetro delle pareti di tamponamento; il colore rosso di un setto intonacato si staglia sul verde del parco e sul bianco dell'intera costruzione.
La copertura bianca e astratta ricorda l'aspetto di una tenda sostenuta da più alberi e si libra sulla trasparenza delle pareti vitree che sollecitano l'osmosi tra spazio interno e esterno, rinnovando la dialettica tra le forme avanguardistiche del contemporaneo e quelle classiche ed euclidee della Serpentine. Il visitatore si trova così a essere spettatore della realtà circostante e, simultaneamente, attore del Padiglione a sua volta osservato da chi passeggia nel parco.
Una costruzione semplice e complessa, quella di Oscar Niemeyer, fatta di linee decise che esaltano alcuni aspetti espressionisti della volumetria. Le superfici sottili che appaiono in prospetto come una traccia continua rendono l'edificio quasi evanescente, effetto intensificato dall'uso dei pilotis lecorbusiani che lo fanno librare al di sopra del terreno.
La levità del Padiglione non impedisce, tuttavia, all'architetto di perseguire le sue consuete idee progettuali che lo hanno condotto nel corso degli anni a stabilire un forte legame con la terra da cui i volumi sembrano originare. L'auditorium, che ospita una mostra fotografica dell'opera del maestro brasiliano, è stato, infatti, pensato come uno spazio ipogeo da cui si traguarda il parco a 360° tramite una finestra a nastro che percorre l'intervallo definito dal piano del prato e quello di calpestio della struttura.
La rampa di scale che dà accesso all'ingresso principale è ortogonale alla fronte dell'edificio e sembra gettare un ponte immaginario tra questo e la Galleria; nel lato opposto una linea spezzata con andamento divaricato caratterizza la rampa di colore rosso dell'ingresso posteriore costituendo un ulteriore scatto dinamico per l'intera architettura.
Il 14 settembre 2003 il Padiglione verrà smontato e offerto in vendita, come negli anni precedenti: il ricavato consentirà ai curatori di recuperare le spese sostenute e di avviare il nuovo programma del 2004. L'iniziativa ha avuto l'alto patrocinio del presidente brasiliano Luiz Inácio Lula de Silva.
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