«Ogni volta che vado a Venezia e mi sento vicino all'acqua come "materiale", penso al dialogo tra l'umano e il materiale. In questa mostra a Palazzo Franchetti vorrei mostrare come io creo il dialogo con i materiali. In questo dialogo non faccio quasi mai uso di un linguaggio influenzato dalla logica. E quando lo uso, è impossibile farmi capire. Ecco perché uso sempre l'Onomatopea. La materia e il corpo parlano tra loro e risuonano quando usano questo linguaggio primitivo».
Dal 14 maggio, anticipando di qualche giorno la 18a Mostra Internazionale d'Architettura - e fino al 26 novembre 2023 - ACP - Palazzo Franchetti, tra i canali veneziani, ospiterà una retrospettiva dedicata all'opera di Kengo Kuma, uno dei più innovativi ed apprezzati architetti nel panorama internazionale.
Intitolata "Kengo Kuma. Onomatopeia Architecture", realizzata in collaborazione con lo studio internazionale Kengo Kuma and Associates e con la curatela di Chizuko Kawarada e Roberta Perazzini Calarota, la mostra racconta l'aspetto della sostenibilità nelle opere dell'architetto attraverso 22 maquette, selezionate per far emergere l'utilizzo dei materiali quale punto chiave della sua originalità e incoraggiare i visitatori a scoprirne i diversi suoni. Inoltre, una mappa riepilogativa, accompagnata da dispositivi audiovisivi per potenziarne la fruizione mostrerà la dislocazione dei suoi progetti, sparsi tra Giappone, Italia, Stati Uniti, Cina, Francia, Australia ecc.
Infine, per l'occasione, Kuma ha progettato una struttura temporanea concepita specificamente per il giardino interno di ACP - Palazzo Franchetti, alta oltre 5 metri e realizzata in alluminio e completamente fruibile dai visitatori.
foto: © Kengo Kuma & Associates
L'onomatopea come atto creativo per dare forma all'idea di architettura sostenibile
Nato a Yokohama nel 1954, Kuma ha da sempre considerato il mondo un materiale, studiando nel dettaglio ogni sito di progetto prima di fare schizzi, con l'idea di comprendere fino a fondo i luoghi e con l'obiettivo di creare architetture in dialogo non solo con l'ambiente, ma anche radicate nel tempo e nello spazio.
«Attraverso il materiale - afferma - possiamo imparare a conoscere il luogo ed avvicinarci alla sua specificità. Diventando amico dei materiali, ho potuto imparare le cose più importanti».
La mostra si sviluppa a partire dalle parole di Kengo Kuma che, alludendo all'onopatopea come l'atto di creare o usare parole che includono suoni simili ai rumori ai quali si riferiscono, evidenzia, nella sua intensa carriera, un utilizzo dei materiali della tradizione giapponese - legno, carta e metallo - reimpiegati in modo contemporaneo. Nella sua visione, infatti, le superfici non coinvolgono solamente la vista, ma anche i sensi di olfatto e tatto.
«L'onomatopea non vede l'architettura come il soggetto delle operazioni di attori di un rango superiore (gli architetti) - scrive - ma pone architettura ed esseri umani sullo stesso piano. Gli architetti non sono a capo dell'architettura, ma camminano attorno ad essa insieme ai fruitori. L'onomatopea è simile alla voce di un animale emessa a livello fisico ed esperienziale».
Il suo approccio progettuale, ispirato al passato e legato agli aspetti strutturali, evidenzia però il legame con il senso del tatto. I suoi edifici sono estremamente leggeri e caratterizzati da un ritmo e da un flow, elementi tipici della sfera musicale. Evitando il più possibile l'uso del cemento, realizza opere che sembrano posarsi delicatamente sul terreno, talvolta sembrando evanescenti o addirittura ambigue.
KENGO KUMA ONOMATOPEIA ARCHITECTURE
14 maggio - 26 novembre 2023
Palazzo Franchetti
San Marco 2847 - 30124 Venezia
+info: acp-palazzofranchetti.com
foto: © Kengo Kuma & Associates
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Kengo Kuma Onomatopeia Architecture, sbarca a Venezia la rivoluzionaria poesia progettuale dell'architetto giapponese Palazzo Franchetti