Prende il titolo dall'omonimo romanzo del 1986 di Enzo Striano dedicato alla vita di Eleonora de Fonseca Pimentel e alla rivoluzione del 1799 che portò alla nascita della breve Repubblica Napoletana. Ma la mostra "Il resto di niente" - promossa da Fondazione Donnaregina per le arti contemporanee - museo Madre insieme a Gucci - riapre le porte dell'istituzione museale (negli ultimi mesi sottoposta ad opere di manutenzione), mettendo in scena un'opera collettiva dedicata alla relazione tra i contesti architettonici e le esperienze identitarie ed emotive che li abitano.
I 13 artisti coinvolti, uniti da un obiettivo comune, portano avanti un racconto corale, fatto di installazioni, fotografie, modelli, opere sonore, video, sculture di neon, schizzi architettonici e grandi disegni.
L'input viene da uno sguardo sul lavoro di Aldo Loris Rossi, visionario protagonista della scena architettonica italiana della seconda metà del Novecento che, a partire dagli anni '60, sviluppò un radicale discorso estetico e politico sull'architettura e l'urbanistica in generale, ma soprattutto di Napoli. I suoi disegni di progetti, spesso ideati insieme a Donatella Mazzoleni, uniscono forme organiche, passionalità espressionista e ascendenze futuriste.
Ne sono esempio la Casa del Portuale (1968-1980) e il complesso residenziale di Piazza Grande (1979-1989), architetture brutaliste che, mostrandosi come enormi e autonome astronavi, ideate nel solco delle utopie del secondo dopoguerra, trovano posto ed equilibrio nel panorama napoletano offrendo, oggi, spunti di riflessione sull'abitare e le sue implicazioni affettive.
Chi li abita? L'esperienza di viverli ha contribuito per gli individui alla creazione di un particolare lessico emotivo? Includono o escludono? Sono "distopie concrete" o promesse da riformulare?
Le possibili risposte a queste domande arrivano dalle opere degli artisti visivi, di diversa provenienza e generazione, chiamati a reinterpretare, secondo la personale sensibilità, i progetti architettonici inseriti nel percorso di mostra.
Tobias Zielony "Overshoot 1", 2024 stampa cromogenica Courtesy dell'artista e Galleria Lia Rumma, Milano/Napoli
Così Tobias Zielony, già autore di un progetto di ricerca video e fotografico dedicato alle Vele di Scampia a Napoli, realizza una serie di scatti dedicati ad alcune delle più celebri costruzioni di Rossi con Mazzoleni. Mentre nelle sale, le opere di Vincenzo Agnetti e Nanda Vigo, artisti di una generazione vicina al periodo dell'architettura utopica, creano dei paralleli, rispettivamente concettuale e cosmogonico, con il lavoro dell'architetto.
Jim C. Nedd, RM e Domenico Salierno raccontano invece le dimensioni emotive, dolci e desolate dell'abitare oggi, contrapposte alle narrazioni di Giulio Delvè e Özgür Kar che esplorano il pericolo di sentirsi esistenzialmente intrappolati.
L'opera di Sara Persico trasla nel sonoro la ruvida dimensione urbana, Angharad Williams ritrae attraverso la dimensione impermanente del riflesso su un'automobile ed infine Franco Mazzucchelli concepisce le sue sculture gonfiabili come dispositivi di occupazione dello spazio vissuto e condiviso, che riempiono gli spazi espositivi del Madre.
La mostra "Il resto di niente" si inserisce in uno dei filoni di ricerca e attività inaugurati al Museo Madre lo scorso anno, dedicati all'osservazione di Napoli come metropoli mediterranea impegnata nella reinvenzione di una narrativa per raccontarsi, con nuove scene e nuove stereotipie.
IL RESTO DI NIENTE
a cura di Eva Fabbris con Giovanna Manzotti
da un'idea di Sabato De Sarno
30 maggio - 29 luglio 2024
Dove
Museo Madre
via Settembrini 9, Napoli
Orari
lunedì - sabato | ore 10 - 19.30
domenica | ore 10 - 20
chiuso il martedì
Biglietti
intero: 8 euro
ridotto: 4 euro
+info: madrenapoli.it
pubblicato il:
Il resto di niente. L'architettura napoletana va in mostra al museo Madre Opera collettiva a cura di Eva Fabbris con Giovanna Manzotti, da un'idea di Sabato De Sarno
Museo Madre via Settembrini 9, Napoli