Il 1924 dava il via all'attività di Gio Ponti come architetto, una carriera magistrale che ha influenzato, come poche altre, la storia dell'architettura e del design italiani.
A cent'anni di distanza, dal 13 luglio all'8 settembre, la mostra "Gio Ponti. Domus magister", allestita alla Casa del Popolo di Rivergaro, in provincia di Piacenza, ne ricorderà il genio, ma anche l'enorme contributo da cui, ancora oggi, abbiamo la fortuna di attingere.
Curata da Davide Cammi e Elisa Carioni - in collaborazione con Salvatore Licitra (figlio di Lisa Ponti) responsabile del Gio Ponti Archives - la mostra espone le tavole in lucido pubblicate in una raccolta di Stile e Domus, datata tra il 1930 e il 1940, portandoci alla scoperta del "retrobottega lavorativo" del maestro prima della seconda guerra mondiale.
Poeta visionario, ma anche grande progettista, inventò un nuovo modo di abitare la casa, mescolando una nuova concezione di spazio domestico alla cura del dettaglio negli arredi, elementi che contribuirono a definire uno stile italiano diffuso ovunque nel mondo anche grazie ai suoi progetti.
"Inseguo il sogno di una casa vivente, versatile, silente, che s'adatti continuamente alla versatilità della nostra vita, anzi la incoraggi, con cento risorse che noi architetti insegneremo, arricchendola, con pareti e mobili leggeri - scriveva Gio Ponti - una casa variabile, simultaneamente piena di ricordi, di speranze e di coraggiose accettazioni, una casa "per viverla" nella fortuna e anche nelle malinconie, con quel che ha di immobile e fedele, e con quel che ha di variabile ed aperto ed aprendone le finestre finché v'entrino nel loro giro, sole e luna e l 'altre stelle, e tutto è movimento, chi scende e chi sale nel mistero della crescita, e chissà cosa vedrà; rivolgendomi a voi inseguo l'immagine di una nuova società umana; questa immagine non è un miraggio irraggiungibile, e sta a noi sognarla per raggiungerla perché nessuna cosa si è avverata che non fosse dianzi sognata".
courtesy © ED Gallery Piacenza
Instagram ante litteram
Negli anni Trenta, Ponti, neanche trentenne, aveva appena fondato la rivista Domus affiancato da Padre Giovanni Semeria e poco dopo, nella veste di editore, dal giovane e intraprendente Gianni Mazzocchi.
Nell'introduzione del catalogo della mostra, Salvatore Licitra definisce la celebre rivista "una sorta di Instagram ante litteram", una rassegna libera e svincolata da diretti riferimenti commerciali e dedicata ad avviare un dialogo tra industria e pubblico che caratterizzerà il 900 italiano e l'impegno di Ponti.
«Domus sarebbe stata una rivista per le famiglie - scrive - presentando uno stile di vita libero dai severi vincoli ottocenteschi e aperto ad un nuovo rapporto tra la casa ed il suo abitante, dove l'individuo ne fosse il protagonista».
Ambienti, prototipi di arredi e arti decorative appaiono in mostra sottoforma di disegni che, seppur nella semplicità funzionale illustrativa, aiutano a comprendere le ragioni e gli ideali dell'impegno che ha animato la lunga carriera creativa di Gio Ponti.
Il titolo della mostra non è un caso: Domus magister evidenzia infatti il fascino e l'influenza che Ponti esercitò sui suoi contemporanei mostrando, insieme ai suoi, anche i disegni di altri architetti che collaborarono sia con Domus che con lo Stile.
La mostra a Rivergaro (Piacenza) sarà un'anteprima dell'esposizione che verrà portata alla Biennale di Architettura di Venezia del 2025.
Courtesy © ED Gallery Piacenza
GIO PONTI. DOMUS MAGISTER
13 luglio - 8 settembre 2024
dove
Casa del Popolo di Rivergaro (Piacenza)
+info: infoedgallery@gmail.com
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