Se in queste settimane, passando sotto una delle iconiche Porte romane, avete intravisto uno stendardo con immagini, scritte o simboli, non state sognando! ·
Si tratta di "10 Porte del Futuro", la mostra diffusa lungo i 19 km delle Mura Aureliane ideata e curata da Spazio Taverna e promossa da Roma Capitale in collaborazione con la Sovrintendenza Capitolina.
Costruite tra il 270 e il 275 d.C. su ordine dell'imperatore Aureliano, le Mura rappresentano uno dei simboli distintivi di Roma, trasformatesi nel corso degli anni per adattarsi alla viabilità urbana, con nuove chiusure o aperture di pari passo con le esigenze di ogni epoca.
Ma come sarà la Roma che lasceremo a chi verrà dopo di noi?
Questa la domanda posta a 10 architetti e 10 artisti under 40, selezionati da Spazio Taverna - progetto curatoriale fondato nel 2020 da Ludovico Pratesi e Marco Bassan - insieme allo studio di architettura WAR.
Cinquant'anni dopo l'impacchettamento di Christo a Porta Pinciana, le Porte tornano così ad ospitare visioni utopiche e riflessioni sulla contemporaneità.
Due gli stendardi affissi su ognuna delle dieci porte: quelli degli artisti in entrata, mentre quelli degli architetti in uscita. "Le dieci porte sono tutte differenti ed indicano orizzonti vicini e lontani, drammatici o rassicuranti, per ripristinare il senso arcaico degli accessi alla città antica" - spiega il curatore Marco Bassan - "Rappresentano un elemento di separazione e, allo stesso tempo, l'unica modalità di connessione tra esterno e interno".
Ogni porta diventa così un giano bifronte che, con l'ausilio di 20 stendardi, raccoglie gli spunti delle nuove generazioni per raccontare il volto più contemporaneo di Roma, partendo dal passato, attraversando il presente e proiettando lo sguardo nel futuro.
Il progetto 10 Porte del Futuro è stato realizzato con il supporto di Zètema e il patrocinio dell'Assemblea Capitolina.
indice dei contenuti
10 porte | 20 opere
Porta del Popolo
1. Associates Architecture → Infrastruttura Flaminia
2. Numero Cromatico → Il futuro è qui, da qualche parte
Se da un lato INFRASTRUTTURA FLAMINIA di Associates Architecture rappresenta la costruzione di uno spazio immaginato come ri-connessione (fisica e storica) che valorizza l'accoglienza rispetto alla difesa, mettendo in crisi il concetto stesso di porta cittadina e la sua necessità, con il titolo IL FUTURO È QUI, DA QUALCHE PARTE, il collettivo Numero Cromatico mette in discussione il presente, raccontando il futuro come modalità del percepire e dell'immaginare.
Porta Pinciana
1. Atelier Remoto + Flavia Saggese→ E dillà?
2. Andrea Mauti → Environmental Disease
È DILLÀ? di Atelier Remoto e Flavia Saggese si compone di frammenti della rovina stessa, privata del suo genius loci, scomposta tra struttura, forma e paesaggio, che si mescolano, spariscono e si intrecciano; qui Roma compare e scompare, così come le strade, i campi, gli edifici.
I pilastri della porta si sfibrano, gli archi si sdoppiano e migrano verso orizzonti lontani, le alpi, i grattacieli, a nord, oltre la Salaria. La prospettiva è poliedrica e multicentrica, ogni inquadratura suggerisce nuovi orizzonti, territori elastici e confini liquidi, resi unitari dall'apparire imprevedibile dal monumento, ridotto ad esile ma riconoscibile memoria della città. Il movimento di lettura dei ritagli è scomposto, illogico e discontinuo: mostra scenari solenni, trasognati, reali e fantastici, da ricomporre a seconda della velocità di percorrenza dentro, fuori e attraverso la porta.
Dall'altra parte, ENVIRONMENTAL DISEASE di Andrea Mauti pone l'attenzione sul disastro ambientale che mette l'essere umano in una condizione di crisi e, con un messaggio scritto e un numero di telefono, invita i passanti a diventare mediatori attivi rispetto al manifesto, dando loro la possibilità di ricevere quotidianamente un messaggio profetico e poetico.
Porta Pia
1. WAR → controbreccia
2. Lulù Nuti → Pharmakon
La grafica di WAR condensa in una stanza tutti gli elementi iconici dell'area di Porta Pia e, alludendo nel titolo alla celebre breccia del settembre 1870, riflette sulla città e prende in prestito le parole di Joseph Rykwert nel suo libro L'idea di città. Antropologia della forma urbana nel mondo antico, definendola "un fatto artificiale sui generis in cui si mescolano elementi volontari ed elementi casuali, non rigorosamente controllabili".
Lulù Nuti, invece, paragona Roma al Pharmakon nella sua doppia accezione: rimedio contro una malattia, ma anche un veleno, una sostanza tossica.
Porta Maggiore
Martina Baratta → Codici di un futuro radioso
Federica Di Pietrantonio → Fontana delle Naiadi / posing with fish and dolphins
Il manifesto di Martina Baratta contiene un messaggio in codice: solo con un po' di calma, infatti, abbinando le lettere per colore, si riesce a capire cosa voglia dirci. Il suo è un elogio a Roma, città onesta, che rivela manifestamente il suo passato, dichiara con orgoglio la fierezza nei confronti di epoche concluse, non cerca di dissimulare lo splendore finito celebrandone la rovina. Ma proprio "la sovrapposizione di costruzioni, spazi pubblici e privati, luoghi della comunità, il palinsesto di azioni e vite che ne compongono la stratigrafia, si rivela talvolta come un messaggio indecifrabile ai suoi abitanti".
Federica di Pietrantonio, invece, cattura un fotogramma dal videogioco di simulazione di vita reale The Sims 4 per riflettere sulla rilevanza degli acquedotti romani nell'architettura della città e dall'importanza della rete idrica. L'immagine propone una rivisitazione dell'enigmatica e discussa Fontana delle Naiadi.
Porta San Giovanni
Homu → Rome, a cartography of the imaginary
Diego Miguel Mirabella → L'alba ti scopre nella stessa posizione
La mappa di Homu combina astrazione e figurazione in un'immagine stratificata in scala 1:4000 che descrive il paesaggio della Roma di domani. Raffigura una rinnovata ibridazione tra architettura, natura e programma, permette di esplorare una urbanità inedita fatta di nuovi spazi, nuovi usi, nuovi attori.
E su questa carta fluida, l'accento è posto su fantasie architettoniche nate da associazioni inaspettate.
L'altro lato della porta mostra l'opera di Diego Miguel Mirabella, una finestra diche si apre su un'immagine altra e attraverso la quale poter traguardare un'alternativa, una possibilità, la rovina o forse i prodromi di una nuova nascita.
La scritta è una frase che potrebbe vestire ogni città, quella rappresentata nell'immagine tanto quanto quella reale. "L'alba ti scopre nella stessa posizione".
Porta Metronia
Andrea Tabocchini → Roma è Venezia
Leonardo Magrelli → Sei ipotesi per un'archeologia del futuro
Andrea Tabocchini riflette ironicamente sul turismo che caratterizza la città di Roma e, più in generale, tutto il territorio italiano. Un'immagine di turisti che visitano le città in poche ore, giusto il tempo necessario per scattare qualche fotografia da condividere online o per fare un po' di shopping made in Italy. Milano, poi Roma e Venezia: il risultato è un'immagine confusa ed astratta del nostro Paese, dove l'acqua della fontana di Trevi si sovrappone a quella dei canali veneziani, con monumenti, spazi, colori e profumi che si mescolano creando paesaggi surreali. E quindi... se davvero Roma fosse Venezia?
L'ironia di Leonardo Magrelli immagina invece il lavoro di un archeologo nel futuro in una Roma "in cui si scava sempre".
Cosa emergerà quando, scavando in un cantiere, raggiungeranno lo strato in cui si accumuleranno i resti di quanto ci circonda oggi? Sei ipotesi per un'archeologia del futuro rappresenta un tentativo di risposta a questo quesito, e insieme un esercizio di immaginazione su sei oggetti oggi caratteristici di Roma, ciò che viaggerà per noi nel futuro, sotto forma di reperti.
Porta Latina
Cortese Mazza → Green paranoia
Alice Paltrinieri → NUN T'AREGGE
Per lo studio Cortese Mazza, "Roma è una città interrotta perché si è cessato di immaginarla e si è incominciato a progettarla [male]". La denuncia della grafica sottolinea l'assenza di relazione tra storia e natura o tra architettura e campagna, lasciando spesso la città oggetto di speculazione.
L'opera di Alice Paltrinieri, invece, ironizza sul carattere dei romani: Le "res novae", cose nuove, indicavano i cambiamenti, le innovazioni, le scoperte verso nuovi sviluppi. Una parola temuta perché avrebbe potuto stravolgere le abitudini. NUN T'AREGGE nel dialetto romano odierno è utilizzata per rivolgersi a qualcuno che non è in grado di sopportare o reggere una determinata situazione, un carico, uno sforzo o una responsabilità. Un'affermazione o una sfida. Una provocazione odierna quindi e un invito ad accogliere le "cose nuove", un nuovo cielo affollato di stelle.
Porta San Sebastiano
Francesca Mirone → Water's Legacy
Guglielmo Maggini → L'Allattamento
Da un lato, l'ode di Francesca Mirone all'acqua, che ha costruito la città; dall'altro l'opera di Guglielmo Maggini, uno sguardo intimo dentro il duplice rapporto che stringiamo con la città in quanto "madre".
Porta Ostiense
Istmo Architecture → metaphysical garden
Francesca Cornacchini → Disarmo3_no guns needed
Dalla Roma dei disegni di Costantino Dardi alle estati di Nicolini, ai pensieri di Argan, e agli sforzi di tutte quelle generazioni di progettisti che hanno sognato una Roma diversa, "Roma è già stata nel futuro". Questa la riflessione portata avanti da Istmo Architecture, che la definisce "Città interrotta" perché non più immaginata nel suo insieme, ma solo come una somma di parti.
L'altro lato della Porta accoglie Disarmo 3_no guns needed, un'opera che analizza e reinterpreta il concetto di icona che guida il popolo. Attraverso il videogame Tomb Raider Remastered, Francesca Cornacchini esplora il livello ambientato nell'antica Roma, in un'arena con i leoni. Ma qui le mod permettono l'esplorazione dello spazio e la relazione diretta con i "rivali" senza temere di perdere la vita e dover ricominciare il livello, portando a riglettere sull'effettiva inutilità delle armi, che quindi vengono eliminate dalle mani dell'eroina tramite una specifica programmazione. Il lavoro è ispirato alla figura di Marisa Musu, partigiana e giornalista, che prese parte alla battaglia di resistenza antinazista del 10 settembre 1943, presso Porta San Paolo, ultimo tentativo di difendere la città dall'avanzata tedesca.
Porta Portese
Michlaski&Wagner → superoma
Giulio Bensasson → Souvenir di un domani qualunque
Tra realtà e immaginazione, lo sguardo di Michlaski&Wagner porta lo spettatore in un metalivello, come un mediatore: alle spalle si trova il panorama attuale del lato interno di Porta Portese, mentre la stampa di fronte invita a riflettere sulle potenzialità del patrimonio esistente, senza convenzioni.
Giulio Bensasson, invece, cattura con una fotografia una domenica qualunque tra i banchi del mercato più famoso di Roma, trattata successivamente per far ammuffire parte della pellicola.
Il risultato è l'immagine di una folla che si comporta normalmente sotto un cielo minaccioso che rimanda ad un'atmosfera apocalittica. Colori nucleari che sembrano non scalfire la quotidianità delle persone.
"Ci si abitua a tutto".
LE PORTE DEL FUTURO
Roma, 27 giugno - 26 agosto 2024
dove
Porta Flaminia › Porta Pinciana › Porta Pia › Porta Maggiore › Porta S. Giovanni › Porta Metronia › Porta Latina › Porta S. Sebastiano › Porta S. Paolo › Porta Portese
+info: spaziotaverna.it
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10 Porte del Futuro: a Roma, 20 visioni di architetti e artisti sui celebri accessi alla città Mostra diffusa a cura di Spazio Taverna · promossa da Roma Capitale in collaborazione con la Sovrintendenza Capitolina
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