Patio Facoltà di Architettura e Società - Politecnico di Milano - Via Ampére 2
La mostra è incentrata su un esempio di rilievo e di mappatura di un caso studio e su alcune esperienze e proposte di riuso di bunker della Seconda Guerra Mondiale.
Il 23 marzo del 1942, nella direttiva di guerra n. 40, Adolf Hitler definiva i principi fondamentali che avrebbero costituito la fisionomia di una delle più immense opere di architettura militare mai realizzate, denominata Atlantikwall.
6500 Km di costa, da Capo Nord ai Pirenei, 7 paesi attraversati (se si incluudono le britanniche Channel Islands), 13 milioni di metri cubo di cemento, 334 mila operai (spesso prigionieri o deportati), per un totale di circa 12.000 costruzioni strategicamente disposte a difesa lungo la costa atlantica dell'Europa tedesca.
Oggi, di questo mastodontico confine architettonico, oltre che politico, di questa linea di demarcazione concepita con l'idea del controllo, di questi corpi di fabbrica in cemento grezzo, in molti casi, non esistono altro che le vestigia, segni di un tempo che è stato e che è impossibile cancellare.
"Atlantikwall bunkers: possible re-use" è parte del più ampio progetto "The Atlantic Wall Linear Museum" (www.atlanticwall.polimi.it), progetto promosso dalla Sezione di Museografia del DPA-Politecnico di Milano (istituzione leader), dal Raymond Lemarie Center-Leuven Katholieke Universiteit e dal GRAI-Ecole d’Architecture de Versailles. Co-finanziata dalla Commissione Europea nel 2005, la ricerca ha ricevuto da Europa Nostra (www.europanostra.org), la Federazione europea per il Patrimonio Culturale (rappresentata da oltre 220 istituzioni), l'European Heritage Awards nel 2006, come migliore progetto nell'ambito della sessione "Studi".
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