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Il progetto proposto per l'intervento sull'area di S. Angelo ad Ogliara a Salerno nasce da una duplice analisi, dipartita tra una prima, fondamentale, lettura delle esigenze del luogo -caratterizzato da forti vocazioni paesaggistiche e naturalistiche, in cui prevale la struttura morfologica del borgo, ma carente di impianti aggregativi che ne assicurino la piena vivibilità sociale - e una seconda, più speculativa riflessione, legata alla soddisfazione delle esigenze abitative dell'uomo odierno, non essendo più univocamente determinato il processo aggregativo familiare, ma, al contrario, così fortemente dinamico da non poterne prevedere con precisione l'evoluzione temporale.
L'approccio progettuale si è dunque configurato subito come ricerca di un nuovo modo di abitare e di spazialità domestica, portando all'estremo il concetto di variabilità spaziale della cellula abitativa: si è dunque giunti a proporre una "casa che cambia nel tempo", a seconda delle mutevoli esigenze spaziali, e che può espandersi o contrarsi su se stessa grazie all'utilizzo di sistemi meccanizzati gestibili dell'utente stesso.
Fondamentale in questa nuova concezione di casa è, dunque, la quarta dimensione: il tempo, con l'aggiunta del quale un solido tridimensionale (il cubo-abitazione) si evolve in un'entità quadrimensionale (l'ipercubo-abitazione in trasformazione).
Il nuovo blocco residenziale, così conformato, non è mai univocamente determinato nelle sue fattezze, ma suscettibile di continua trasformazione plastica; inserito in un nuovo contesto urbano, che segue morbidamente l'orografia del sito svolgendosi attraverso un sistema di piazze pubbliche collegate tra loro e coronate dal blocco delle attività commerciali, un cannocchiale prospettico puntato sul panorama marittimo di Salerno, vuole offrire, avanguardisticamente, un'immagine avveniristica di una nuova concezione dell'abitare.
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