Nuovo condono edilizio nel milleproroghe. Accese reazioni da parte di numerose istituzioni

A rischio di approvazione un nuovo condono edilizio. L'ennesimo tentativo di attacco alle bellezze del territorio italiano proviene questa volta da un emendamento inserito nel decreto milleproroghe, che - si ricorda - è attualmente in fase di esame al Senato per la conversione in legge.

L'emendamento, a firma di 17 Senatori, se approvato riaprirebbe i termini del condono 2003 (L. 326/2003), ampliando anche la sua sfera di azione. La speciale sanatoria si applicherebbe, infatti, anche in aree sottoposte a tutela paesaggistica dal DLgs 42/2004. Anche gli abusi, dunque, realizzati entro il 31 marzo 2003 nelle predette aree e previa acquisizione dell'autorizzazione paesaggistica, potrebbero essere condonati.

La proposta non collima, però, con la legge di tutela, che nega espressamente la possibilità di rilascio in sanatoria dell'autorizzazione (art.146 del Codice del Paesaggio). Ed allora, l'emendamento dispone che tale preclusione non sia applicata al particolare condono, che quindi dovrebbe avvalersi di una autorizzazione paesaggistica particolare per interventi edilizi già realizzati.

L'ampliamento sarebbe anche temporale: viene, infatti, previsto che anche chi ha visto bocciare la propria istanza in passato, possa - entro il 31 dicembre - ripresentarla, e, in caso di esito positivo, ottenere la sospensione di tutti i procedimenti sanzionatori di natura sia penale che civile.

Aggiornamento del 2 febbraio 2011

Nella riunione del 1 febbraio, come avvenuto già lo scorso anno, è stata dichiarata inammissibile la possibilità di prorogare i termini del condono.

Le accese reazioni e le richieste di ritiro

Attualmente l'emendamento, insieme ad altri, è sottoposto al vaglio delle Commissioni riunite Affari costituzionali e Bilancio e, prima della discussione del decreto - prevista per la prossima settimana - numerose ed accese reazioni ne chiedono con forza il ritiro.

Il Consiglio Nazionale degli Architetti

Il CNAPPCesprime il forte dissenso della categoria, affermando:

« Il condono è una resa inammissibile dello Stato in quanto viene di fatto legittimato ciò che per sua natura intimamente giuridica non lo è stato e non lo potrà mai essere. L'abuso edilizio, se è tale, tale deve continuare ad essere considerato; non esiste alcuna ragione di interesse pubblico superiore nel voler ripercorrere strade che in passato hanno già dato prova di essere assolutamente inefficaci, anzi dannose. Un eventuale ulteriore condono sarebbe inoltre ingiustificato anche dal punto di vista costituzionale ledendo pesantemente i valori previsti dall'art. 9 della Costituzione».

L'appello di WWF e FAI

Sulla stessa linea anche WWF e FAI che si appellano a Carlo Vizzini, Presidente della Commissione parlamentare Affari costituzionali, affinché dichiari inammissibile l'emendamento, e, nella lettera, riferendosi al condono proposto affermano: "Questo non è tollerabile di fronte alla progressiva cementificazione del territorio e alla luce della tutela del paesaggio posta dall'art. 9 della Costituzione".

La protesta dell'Istituto Nazionale di Urbanistica

Fa sentire la sua "voce" anche l'INU, che ricordando che il nostro Paese ha già conosciuto 3 condoni in soli 26 anni, prosegue: «L'esperienza dimostra che ogni condono genera una corsa all'illegalità e agli abusi con effetti distruttivi su un territorio nazionale sempre più martoriato dall'eccessivo consumo di suolo».

«Ogni condono, inoltre, costa per i Comuni da sette a dieci volte di più (per la realizzazione degli infrastrutture e dei servizi) di quanto non produca in termini di entrate immediate. Per questa ragione il condono edilizio, oltre a essere fonte di iniquità tra i cittadini e causa di disastri ambientali, è anche un pessimo affare per lo Stato e gli enti locali».

di Mariagrazia Barletta architetto

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