Renzo piano regala un sogno a Sarajevo: un museo per l'arte contemporanea.
Renzo Piano è a Sarajevo per una cerimonia che riguarda molto da vicino l'Italia: verrà aperto il cantiere del futuro museo di arte contemporanea della città. Si tratta della prima grande avventura culturale che la città affronta dopo la tragedia della guerra. Il progetto appartiene a Renzo Piano che l'ha regalato come ambasciatore dell'Unesco.
Il luogo scelto è pieno di simboli ed è baricentrico rispetto al centro e ai simboli di Sarajevo: accanto al museo storico di Sarajevo, vicino alla biblioteca distrutta dalle bombe e ridotta a un cratere vuoto, vicino alle rive del fiume Miljaca. L'area, da poco sminata e bonificata, è delimitata a Nord dal viale Zmaja, tragicamente famoso come "viale dei cecchini".
Nelle intenzioni di Piano il museo dovrà "volare sulla città": il piano terreno, al livello della piazza, sarà una strada pedonale di 300 metri piena di bar, ristoranti, cinema, negozi di libri e di altre attività legate all'università. Il museo si svilupperà ai piani superiori: dopodomani comincia l'installazione dei piloni che lo sosterranno. Renzo Piano ha già detto recentemente al Corriere di tenere molto a questo progetto: "Sarà un'altra creatura da amare". Durante e dopo la guerra la cultura internazionale si è mobilitata immaginando, come risposta alle distruzioni del conflitto, la creazione di un centro di arte contemporanea.
Dal 1992 a oggi, sotto la direzione del sociologo Enver Hadziomerspahic, il progetto ha sensibilizzato molti centri culturali: oltre al Pecci di Prato, le fondazioni veneziane Querini Stampalia e Bevilacqua La Masa, il centro Spazio umano di Milano, la Moderna galeria di Lubiana, il museo viennese Kunst Stiftun, più due appuntamenti espositivi a Sarajevo (1994 e 1998). Tutti hanno organizzato collettive d'arte destinate al museo progettato da Renzo Piano. Il risultato sono le cento opere raccolte: Michelangelo Pistoletto, Tony Cragg, Joseph Kosuth, Mimmo Paladino hanno per esempio donato le loro opere. Altre città italiane (Roma e Firenze) hanno assicurato il loro sostegno. La scommessa è notevole, l'impegno economico previsto è di 20 milioni di euro. Dice Enver Hadziomerspahic: "Molti artisti, direttori di musei, intellettuali hanno mostrato grande solidarietà con questa città che soffriva.
Ora il progetto diventa una realtà in una situazione finalmente normalizzata e questo museo assume un significato che va ben oltre la sua semplice realizzazione".
La speranza, insomma, è che a Sarajevo accada ciò che è avvenuto con il Guggenheim a Bilbao: un nuovo, importante museo anche architettonicamente affascinante, capace di modificare l'economia di una collettività. Soddisfatto Paolo Costa, sindaco di Venezia: "La nostra città, sin dai tempi di Cacciari, ha assicurato il massimo sostegno. Ci sono, è vero, le emergenze come la Palestina. Ma bisogna ricordarsi di quelle passate e compiere atti concreti per far sì che certe atrocità non si ripetano".
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