La Giuria del Premio Internazionale Carlo Scarpa per il Giardino ha deciso all'unanimità di dedicare la campagna culturale 2011, ventiduesima edizione, al villaggio Taneka Beri della regione dell'Atakora nel Benin.
Il Premio promosso, annualmente, dalla Fondazione Benetton Studi Ricerche rivolge una campagna di attenzioni ad un luogo particolarmente denso di valori di natura, di memoria e di invenzione al fine di contribuire a elevare e diffondere la cultura di "governo del paesaggio". (fbsr.it).
La Giuria sceglie annualmente un luogo che presenti caratteri, meriti attenzioni, susciti riflessioni pertinenti alle finalità del Premio e, quest'anno l'interesse è ricaduto sul villaggio Taneka Beri.
La campagna culturale è già iniziata e troverà il suo apice a Treviso nelle giornate di venerdì 13 e di sabato 14 maggio prossimo, in un incontro con la delegazione beninese, nella pubblicazione del dossier dedicato al luogo designato, nell'apertura di un'esposizione di materiali documentari, nel seminario di riflessioni, e nella cerimonia di consegna del sigillo scarpiano.
La campagna proseguirà poi nel corso del 2011 con altre iniziative di approfondimento e divulgazione, rivolte anche al mondo della scuola.
IL VILLAGGIO TANEKA BERI nel verdetto della giuria - Il suo toponimo oscilla tra lo storico Seseirhà, "le case sovrapposte", e il più recente Taneka Beri, "grande taneka".
È composto da un migliaio di piccoli manufatti, stanze, granai, costruzioni di uso diverso, per lo più a pianta circolare e a tetto conico, con un diametro oscillante da due a tre metri, aggregati in piccoli insiemi (diecina, dozzina) intorno a uno spazio aperto, un cortile multifunzionale. Ognuno di questi piccoli insiemi dà forma a un'unità abitativa nella quale vive una famiglia allargata, appartenente al popolo Tangba, "grandi guerrieri", chiamato anche popolo Taneka, "quelli delle pietre".
Le 4 entità costitutive del villaggio sono disposte da nord a sud in sequenza occupando una superficie più ristretta rispetto a quella considerata "dentro" al villaggio, a sua volta conterminata, fin dal XVIII secolo, da un piccolo muro di difesa dai razziatori di schiavi provenienti dal sud.
L'antropologo italiano Marco Aime, che da oltre un quindicennio lavora in questa realtà, ha guidato un'incursione sperimentale di un gruppo di studiosi europei di paesaggio all'incontro con la forma e la vita del luogo, con la comunità che ne è la responsabile e con il suo patrimonio di idee e di cose.
Il gruppo di lavoro ha cercato di raccogliere segni e intercettare significati, attraverso l'inevitabile e consapevole filtro degli attrezzi conoscitivi e percettivi del nostro mondo, con l'impegno di dar conto degli interrogativi che un microcosmo altro continua a porre alla nostra cultura e alla nostra mentalità.
LE RAGIONI DELLA GIURIA
«..la Giuria ha deciso all'unanimità di mettere al centro dell'attenzione un tema che appare fin troppo lontano e che invece costituisce un attualissimo e cruciale terreno esposto alle varie trappole nelle quali la cultura europea-occidentale è caduta nell'ultimo secolo».
«Non dovrebbe essere difficile, nel 2011, evitare l'infatuazione artistica e il messianismo salvifico che percorse il mondo dell'arte europea, e non solo, un secolo or è [...]».
«Meno semplice è evitare la sostituzione di una società con quella che crediamo o che ci piace che sia, [...] È davvero arduo evitare, nel nostro tempo, la trappola apocalittica, pur così seducente e attualmente pervasiva, apparentemente inarrestabile, intellettualistica, paralizzante, che vede ormai imminente, se non già arrivato, il giorno nel quale l'ultima delle culture che noi chiamiamo primitive sarà scomparsa dalla superficie della terra. Al contrario, l'unificazione di tutte le idee di comunità, di tutte le forme e le vite dei luoghi, ci appare ogni giorno meno agibile».
«Noi pensiamo che ogni microcosmo costituisca una parte infinitamente piccola di un universo infinitamente grande; che ogni società, per quanto minuscola, sia espressione di un "universale concreto" e che Taneka Beri e la sua comunità stiano di fronte a noi come uno degli infiniti modi con i quali si presenta questo "universale concreto". In quanto forma vivente, radicalmente altra, questo luogo rimbalza sulla nostra cultura e ci aiuta a capire meglio noi stessi, a tentare di ricomporre tanti frammenti diversi nella visione unitaria di un mondo umano».
«Con questo spirito e per queste ragioni, la Giuria del Premio Internazionale Carlo Scarpa per il Giardino consegna alla Municipalità di Copargo, in rappresentanza di tutta la comunità di cui fa parte Taneka Beri, il sigillo del riconoscimento e dell'impegno».
W. fbsr.it
LA GIURIA:
Luigi Latini, architetto, ricercatore nell'Università Iuav di Venezia; Domenico Luciani, architetto, paesaggista, coordinatore del Comitato scientifico consultivo della Fondazione Benetton Studi Ricerche, Treviso, coordinatore della Giuria; Monique Mosser, storica dell'arte, docente nella Scuola superiore di architettura di Versailles, CNRS, componente il Comitato internazionale per il giardino storico e il paesaggio dell'ICOMOS; Lionello Puppi, storico dell'arte, professore emerito dell'Università di Venezia, membro del Comitato scientifico del Centro Studi Tiziano e Cadore, Pieve di Cadore; presidente della Giuria; José Tito Rojo, docente nell'Università di Granada; Massimo Venturi Ferriolo, docente di estetica al Politecnico di Milano.
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