Un edificio per celebrare il ricordo degli avvenimenti e dei personaggi collegati alla Rivoluzione Americana, innestato nel nucleo monumentale di Philadelphia (architectmagazine.com): nonostante si tratti di un'idea non ancora realizzata, il futuro "Museum of the American Revolution" vanta una serie di false partenze e cambiamenti di luogo, che ne hanno in qualche modo influenzato l'evoluzione.
Poco più di dieci anni fa (artsbeat.blogs.nytimes.com), l'iniziativa riguardante il museo era stata lanciata chiedendo a Robert A. M. Stern di immaginare la struttura che avrebbe contenuto "oggetti, manufatti e manoscritti" (americanrevolutioncenter.org) appartenenti all'American Revolution Center - organismo senza fini di lucro che si occupa di divulgazione storica.
A una prima soluzione del 2004 (articles.philly.com), che faceva riferimento a un terreno compreso nel Valley Forge National Historical Park, era seguita una versione modificata, trasferita su un'area adiacente. In seguito, le polemiche legate al possibile impatto negativo della costruzione sul territorio avevano ostacolato l'opera, comportando l'abbandono del progetto di Stern.
L'anno scorso lo scenario è cambiato nuovamente: l'American Revolution Center ha individuato il nuovo sito in un lotto su cui sorgeva "il vecchio centro visitatori dell' Independence Park" (articles.philly.com), e ha selezionato cinque possibili nuovi schemi preliminari a partire dalle proposte di quaranta architetti. Nella rosa dei prescelti rientrava anche una bozza predisposta da Robert A. M. Stern, che - come annunciato martedì 1 novembre (americanrevolutioncenter.org) - ha convinto gli organizzatori, riottenendo l'incarico di progettare il "Museum of the American Revolution".
Il complesso, che richiederà un investimento compreso tra i 130 e 150 milioni di dollari (artsbeat.blogs.nytimes.com), dovrebbe essere completato nel 2015 (articles.philly.com).
Anticipando i contenuti della stesura finale del progetto, attesa per i primi mesi del 2012, Robert Stern ha sottolineato "l'intenzione" di "trovare un'espressione architettonica che favorisca e faciliti un'importante conversazione attraverso il tempo..." (architectmagazine.com).
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