di Oberdan Fazzini Architetto
Non tutto ciò che è vecchio deve avere un valore storico La torretta dell'ex zuccherificio di Tresigallo non ha nulla a che fare con l'architettura razionalista.
Ho 80 anni ormai suonati. Mi diletto con l'aiuto di mio nipote a navigare in internet alla ricerca d'ogni curiosità architettonica, essendo io architetto. Ho potuto dunque seguire dalle pagine informatiche della Nuova Ferrara il dibattito sviluppatosi attorno all'ex distilleria-zuccherificio di quella Tresigallo che spesso ho attraversato. Sono nato e vivo a Bologna ma per molti anni ho lavorato nel basso ferrarese come consulente tecnico dell'Ente bonifiche. Nel mio andirivieni da Bologna a Codigoro, dove abitavo per cinque giorni la settimana, molte volte mi sono fermato in quella atipica realtà architettonica che è Tresigallo, città di fondazione ma non di nuova fondazione, chiaro esempio d'incompiuta fascistizzazione che doveva trasformare un piccolo borgo rurale in una grande città ma così non è stato. Da fanatico amante di tutto ciò che era stile, linea e forma, spesso mi sono soffermato ad osservare, valutare, studiare, questo borgo in cui l'abolizione degli usi civici perpetuata dal regime fascista non ha avuto ragione solo perché fermata dall'inizio della guerra.
Anche Tresigallo ha rischiato di essere il "grande teatro del regime fascista" al servizio del quale gli architetti del razionalismo italiano, sono stati tenaci, essenziali ed abili "scenografi", non curanti della storia, degli usi e delle culture della gente. Non è necessario richiamare alla mente Latina o via della Conciliazione in Roma per avere memoria, da un lato, della magnificenza architettonica e teatrale espressione del regime fascista ma, dall'altro, anche della devastazione civica, storica e culturale che queste opere hanno causato. Anche in cittadine d'estrema periferia, come Tresigallo, sono visibili i segni del processo. Processo che come dicevo è stato fermato dagli eventi bellici. Ecco dunque l'incompiuta fascistizzazione che ci fa avere oggi opere d'indubbia architettura razional-fascista ed opere di nessun valore architettonico perché ampiamente adattate a prescindere dagli originari progetti littori. Su tutto questo il tempo ha avuto il suo corso e l'uomo, a volte, ha recato il suo danno (vedi ex casa del fascio ed ex casa del merletto).
Torno dunque al grande dibattito che in questi giorni ha interessato l'ex distilleria-zuccherificio, o meglio la torretta di questa, sulla quale molti si sono espressi. Di tutto si è letto: di cittadini volenterosi ma assai poco sensati nel paragonare l'edificio alle mura di Ferrara o al Lingotto di Torino, di altri che credono che tutto ciò che è vecchio possa essere anche storico, di certi colleghi che forse credono che l'architettura, ammesso che di architettura si tratti, debba essere a prescindere. Ma proprio per il bene dell'architettura e, se vogliamo, per l'esaltazione del razionalismo italiano, è bene distinguere in modo categorico ciò che è giusto salvaguardare in quanto reale espressione stilistica di una forma architettonica. Altrimenti si rischia di concedere anche al cattivo gusto pregevole funzione estetica. L'ex distilleria-zuccherificio nel suo rappresentare proprio l'incompiuta razional-fascistizzazione di Tresigallo è di cattivo gusto: vago tentativo di rappresentare uno stile che, in effetti, non è.
La struttura così come costruita non risponde assolutamente agli originali progetti d'architettura razionalista. La torretta che la sovrastava poi, non ha nulla, se non la sagoma, della torre littoria. Essa, per altro, negli anni andati, è stata oggetto di un'addizione posticcia che ancor di più le ha tolto quella parvenza. Altri manufatti si possono individuare a Tresigallo che nulla hanno a che fare con lo stile razionalista, e così non possono essere individuati solo per il fatto di essere stati costruiti in un certo periodo storico. Manca la logica, manca lo stile, manca la forma. Ripeto, non tutto ciò che è vecchio è anche storico.
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