Limitare la cementificazione del territorio, favorendo il riuso e la rigenerazione urbana e promuovere l'attività agricola. Con "buoni propositi" il Consiglio dei ministri ha varato definitivamente il disegno di legge sul consumo di suolo esaminato a giugno in via preliminare dall'Esecutivo e poi sottoposto al confronto con Regioni ed enti locali.
Al termine del Consiglio, presentando il ddl, il ministro dell'Ambiente, Andrea Orlando ha affermato: «Siamo di fronte ad una svolta per l'uso del suolo nel nostro Paese». I principi stabiliti dal provvedimento sono sicuramente innovativi e lodevoli, ma il «punto di svolta» è ancora lontano.
Consumo di suolo, i tempi del ddl
Il disegno di legge propone di stabilire una graduale riduzione del consumo di suolo nazionale, fino ad arrivare all'obiettivo europeo, da raggiungere entro il 2050, del consumo di suolo pari a zero. La riduzione progressiva deve essere fissata in termini quantitativi, ma per questo il ddl rimanda ad un successivo decreto interministeriale, che dovrà essere preceduto da una deliberazione della Conferenza unificata. La Conferenza avrà infatti 180 giorni di tempo dall'entrata in vigore della legge (di conversione del ddl), per stabilire le modalità in base alle quali dovrà essere adottato il decreto interministeriale. Se non vi provvederà, scatterà l'intervento sostitutivo del Governo.
Bisognerà aspettare dunque che il ddl sia convertito in legge, che entri in vigore e poi ci saranno gli ulteriori passaggi, prima la deliberazione della Conferenza unificata e poi il decreto interministeriale, quest'ultimo dovrà essere adottato entro un anno dall'entrata in vigore della legge sul consumo di suolo. L'inversione di tendenza annunciata dovrà superare dunque altri ostacoli e fare i conti con i tempi di un iter non proprio lineare.
Riuso e rigenerazione
Anche la promozione del riuso e della rigenerazione edilizia del suolo edificato non sarà diretta conseguenza della conversione in legge del ddl. Ad innescare azioni virtuose saranno i provvedimenti che le Regioni, nell'ambito delle loro competenze in materia di governo del territorio, dovranno emanare entro 180 giorni dall'entrata in vigore della legge. Con essi le Regioni fisseranno i criteri sulla base dei quali i Comuni dovranno provvedere alla rigenerazione urbana. Si avvierà, poi, l'individuazione, nelle città, di aree suscettibili di rigenerazione, recupero e riqualificazione.
Cosa potrà trovare attuazione in tempi più brevi
Tra i contenuti del testo, vi sono però provvedimenti che hanno un entrata in vigore più breve. Senza rimandi a decreti attuativi viene stabilito, per i terreni che hanno usufruito di aiuti comunitari o statali, l'impossibilità di cambiare la destinazione agricola per un periodo minimo di cinque anni. Un arco temporale che viene contato a partire dal ricevimento degli aiuti.
Inoltre, niente consumo di suolo agricolo nel periodo che intercorre tra l'entrata in vigore della legge e l'adozione del decreto interministeriale. Lo stabiliscono le norme transitorie. Fanno eccezione gli interventi già autorizzati e previsti dagli strumenti urbanistici vigenti e quelli già inseriti nella programmazione delle stazioni appaltanti e nel programma delle infrastrutture e degli insediamenti produttivi di interesse nazionale.
di Mariagrazia Barletta architetto
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