Tra il 2008 ed il 2012, in soli tre anni è stata consumata una superficie di suolo di 720 Km2, un'area pari alla somma dell'estensione territoriale dei comuni di Milano, Firenze, Bologna, Napoli e Palermo. In termini assoluti, si è passati da poco più di 21.000 km2 del 2009 ai quasi 22.000 km2 del 2012, mentre in percentuale è ormai perso irreversibilmente il 7,3% del nostro territorio. Nonostante la crisi, è ancora record.
A segnalare l'avanzata del cemento a discapito delle aree naturali e agricole è l'ISPRA che, per la prima volta con un Report, ricostruisce l'andamento - dal 1956 al 2012 - del consumo di suolo in Italia. L'indagine, la più significativa collezione di dati a livello nazionale, analizza i valori relativi alla quota di superficie "consumata", fornendo un quadro completo del fenomeno.
A livello regionale, Lombardia e Veneto, con oltre il 10%, mantengono il "primato nazionale" della copertura artificiale, mentre Emilia Romagna, Lazio, Campania, Puglia e Sicilia si collocano tutte tra l'8 e il 10%. I comuni più cementificati d'Italia rimangono Napoli (62,1%), Milano (61,7%), Torino (54,8%), Pescara (53,4%), Monza (48,6%), Bergamo (46,4) e Brescia (44,5).
L'ISPRA spiega anche che la trasformazione del suolo agricolo in cemento non produce impatti solo sui cambiamenti climatici, ma anche sull'acqua. In questi 3 anni, tenendo presente che un suolo pienamente funzionante immagazzina acqua fino a 3.750 tonnellate per ettaro - circa 400 mm di precipitazioni - per via della conseguente impermeabilizzazione abbiamo perso una capacità di ritenzione pari a 270 milioni di tonnellate d'acqua che, non potendo infiltrarsi nel terreno, deve essere gestita. In base ad uno studio del Central Europe Programme, secondo il quale 1 ettaro di suolo consumato comporta una spesa di 6.500 euro (solo per la parte relativa al mantenimento e la pulizia di canali e fognature), il costo della gestione dell'acqua non infiltrata in Italia dal 2009 al 2012, è stato stimato intorno ai 500 milioni di Euro.
Disponibile anche una App per segnalare nuove perdite di terreno. I ricercatori hanno messo a punto un'applicazione per individuare nuove zone consumate. Attraverso uno smarthphone, basta inserire coordinate e foto per vederle subito on line sulla mappa dell'ISPRA (www.consumosuolo.isprambiente.it).
Sulla scorta dei dati diffusi dall'ISPRA arriva da Legambiente arriva anche un forte richiamo all'Esecutivo Renzi, dopo che i tentativi di dotare il nostro Paese di una normativa sul consumo di suolo sono ripetutamente naufragati nei cambi di Governo e di legislatura. «Fa bene il ministro dell'ambiente Galletti - afferma Damiano Di Simine, responsabile suolo di Legambiente - a richiamare il Parlamento sull'urgenza dell'approvazione del ddl sul consumo di suolo: vogliamo però che questo non resti un auspicio, ma rappresenti un imperativo di legislatura, un impegno non secondario rispetto a quello di risanare i conti dello Stato e rilanciare l'economia».
Per approfondire:
- ISPRA, il consumo di suolo in Italia, edizione 2014.
- Comunicato stampa di Legambiente: Dati ISPRA consumo di suolo. Legambiente: "Il Parlamento riprenda in mano con vigore l'iniziativa legislativa sul consumo di suolo, e la porti a termine".
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