«Incrementare le soglie dei ricavi o compensi previste nell'allegato 4» è quanto richiesto durante l'esame del ddl di Stabilità in Commissione Finanze alla Camera. Lo scopo è «ampliare i soggetti beneficiari». In Parlamento si giocano le prime battaglie per modificare il nuovo regime fiscale introdotto in sostituzione del regime di vantaggio nato nel 2012 e del "vecchio" "forfettino".
Anche Enrico Zanetti, sottosegretario all'Economia fa sapere che sono stati presentati emendamenti per abbassare l'imposta sostitutiva, fissata al 15 per cento, e per innalzare le soglie di fatturato, pari a 15mila euro per i professionisti.
«Ricevo sempre più domande di freelance, giovani professionisti e piccoli lavoratori autonomi "della conoscenza" ansiosi di sapere se hanno concrete possibilità di passare gli emendamenti di Scelta Civica al regime dei minimi, per correggere il mix "15mila euro di tetto massimo di fatturato e 15% di imposta sostitutiva" che li estromette di fatto dai soggetti agevolati», afferma Zanetti.
«L'unica cosa che posso rispondere - continua - è che SC non ritirerà gli emendamenti e che li sosterremo fino in fondo in maggioranza e al governo. Dopodiché lasciatemi dire una cosa: a parte l'associazione dei freelance ACTA e qualche intervento sui giornali di associazioni di giovani professionisti, è stato sino ad oggi assordante il silenzio di chi rappresenta a vario titolo questo mondo».
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L'analisi di Enrico Zanetti
I punti critici del nuovo regime sono analizzati dal sottosegretario all'Economia in maniera puntuale. Un'analisi da cui si può capire che piega prenderà la discussione in Parlamento. «In primo luogo - afferma Zanetti - bisogna chiedersi se è ragionevole che la politica decida di applicare soglie massime di fatturato differenziate in funzione delle attività e quindi delle categorie di appartenenza: coefficienti di redditività differenziati sono giusti, se si decide di scegliere la via della forfettizzatione dei costi, per semplificare gli adempimenti, posto che attività diverse hanno strutture di costi diverse; differenziare anche le soglie massime di fatturato mi pare invece una ingerenza indebita e pure inopportuna sotto molti punti di vista».
Con le nuove regole fiscali a perderci sono soprattutto i professionisti. «In secondo luogo - continua il deputato di Scelta Civica - mi pare che non tutti a livello politico abbiano ancora capito che questa impostazione implica che non si sta dando qualcosa a tutte le piccole partite IVA, ma si sta facendo anzi una assai significativa redistribuzione di risorse all'interno del comparto, tale per cui, ad esempio, rispetto all'attuale regime dei minimi al 5%, categorie come artigiani e commercianti hanno dei vantaggi in più, mentre professionisti e intermediari di commercio ci perdono in modo incredibile, vedendosi dimezzare la soglia di fatturato e triplicare l'aliquota fiscale a fronte di zero vantaggi previdenziali. Al di là di chi ci guadagna e chi ci perde, non credo sia questo il senso politico dell'operazione che volevamo e vogliamo fare in questa legge di stabilità, per lo meno non è certo questo il senso politico che avevamo inteso noi e che tuttora sosteniamo».
Dall'analisi seguono poi proposte per correggere il provvedimento. «Penso quindi sia molto meglio tornare alla nostra ipotesi di partenza e usare gli 800 milioni di euro che siamo riusciti a riservare alle piccole partite IVA per confermare a tutti il 5% di aliquota, alzare a 35.000 / 40.000 a tutti la soglia di fatturato, rimuovere i limiti temporali di utilizzo ed eliminare i contributi previdenziali minimi obbligatori per gli artigiani e i commercianti che optano per il regime».
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