Il lavoro di rammendo del Gruppo G124: «seminare scintille»

A Palazzo Giustiniani si è discusso di futuro ricordando che la progettazione è «arte civica»

Renzo Piano ed i suoi ragazzi del G124 hanno presentato a Palazzo Giustiniani il lavoro di «rammendo» delle periferie ed in particolare gli interventi messi a punto in realtà complicate delle città di Torino, Roma e Catania. Si è trattato non solo di spiegare le azioni messe in campo ed i risultati ottenuti, ma soprattutto si è parlato di futuro; della necessità, non più prorogabile, di intervenire nelle periferie della città, senza grandi interventi, ma scoprendo ciò che c'è di bello anche in questi luoghi. E il bello viene individuato dai ragazzi nelle energie della popolazione, di associazioni, di cittadini attaccati al loro territorio e pronti ad agire, se interpellati, per migliorare la qualità degli spazi. Una azione partecipata che fa riscoprire il lavoro del progettare inteso - ha ricordato Renzo Piano - come «arte civica».

Renzo Piano con i ragazzi che hanno lavorato su Roma: Eloisa Susanna e Francesco Lorenzi, coordinati dall'architetto Massimo Alvisi

In questo contesto il ruolo dell'architetto - e i ragazzi di G124 lo insegnano - è fatto di più fasi: l'analisi dei contesti, l'individuazione delle forze inespresse sul territorio, delle associazioni, organizzazioni, istituzioni che hanno interesse a cambiare lo stato di fatto e poi ci sono l'ascolto e l'intervento concreto. 

Niente di «spettacolare» ha detto l'architetto Renzo Piano, ma è questo che ci aspetta il futuro. «Basta con le periferie» ora bisogna intervenire sul costruito, ha continuato il senatore a vita. E intervenire sulle periferie è una necessità, è il lavoro e la scommessa del futuro, non c'è spazio per nuove costruzioni, ormai anche insostenibili economicamente. La risposta del G124 alla crisi è dunque la rigenerazione, da cui nascono impulsi anche economici, nuove attività o nuovi servizi. Renzo Piano ha utilizzato un'efficace similitudine paragonando l'architetto al «medico condotto», che con la sua presenza fisica sul luogo sa ascoltarlo, capirlo, e rilevarne i sintomi per poter operare.

Niente di spettacolare, ma con poche, pochissime risorse i sei ragazzi di Renzo Piano sono riusciti a sprigionare energie dal territorio per creare un polo culturale sotto il Viadotto dei Presidenti a Roma; attraverso il riuso temporaneo degli spazi a Torino hanno trasformato un parco pubblico senza alcuna identità in uno spazio vissuto soprattutto dai bambini; a Catania hanno gettato le basi per riconfigurare un percorso tra una palestra e una scuola in un itinerario animato da giochi per bambini. 

Come ha spiegato Renzo Piano si è trattato di liberare delle scintille che possano innescare a loro volta percorsi virtuosi e altre azioni di rigenerazione. E su questo i ragazzi hanno lavorato molto, cercando di affidare l'evoluzione dei loro progetti ad associazioni, istituzioni e alla cittadinanza. Creando così non solo azioni concrete ma una nuova coscienza.

La necessità di intervenire nelle periferie è stata rimarcata anche dal presidente del Senato Pietro Grasso, che ha ricordato gli scontri sociali diventati fatti di cronaca negli ultimi giorni. Non poteva non nominare Tor Sapienza, che come egli stesso ha riconosciuto, è l'emblema dei problemi dell'Italia, «ma amplificati all'ennesima potenza». 

Grasso ha poi voluto sottolineare l'obbligo della politica di affrontare i problemi delle periferie, citando una frase di don Milani: «Ho imparato che il problema degli altri è uguale al mio, sortirne da soli è avarizia, sortirne tutti insieme è politica».

 

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