Un piano nazionale per la riqualificazione sociale e culturale delle aree urbane degradate. Arriva dalla legge di Stabilità la scintilla per rigenerare le nostre periferie. Per il 2015 la manovra, in attesa di pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale, stanzia 50 milioni di euro per progetti che affrontino i problemi di marginalizzazione e degrado sociale e ambientale.
Piano anti-degrado
50 milioni di euro per l'anno 2015 e 75 milioni di euro per ciascuno degli anni 2016 e 2017, sono le risorse stanziate per far fronte ad un Piano nazionale per la riqualificazione sociale e culturale delle aree urbane degradate. Il programma sarà attuato in più step.
La prima scadenza è il 31 marzo 2015. Data entro la quale un DPCM, emanato su proposta dei ministeri delle Infrastrutture, dell'Economia e dei Beni e delle attività culturali, dovrà definire le regole per l'ammissione dei progetti di riqualificazione elaborati da parte dei Comuni. Alle amministrazioni comunali toccherà, infatti, entro il 30 giugno 2015, presentare progetti di riqualificazione volti alla «riduzione di fenomeni di marginalizzazione e degrado sociale, nonché al miglioramento della qualità del decoro urbano e del tessuto sociale ed ambientale».
A selezionarli, secondo le modalità fissate dal DPCM, ci sarà un Comitato per la valutazione dei progetti, costituito «senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica». Quanto alla sua composizione, ne faranno parte «due rappresentanti della Presidenza del Consiglio dei ministri, di cui uno con funzione di presidente, del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, del Ministero dell'economia e delle finanze e del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, nonché da un rappresentante della Conferenza delle regioni e delle province autonome, dei Dipartimenti della Presidenza del Consiglio dei ministri per gli affari regionali, le autonomie e lo sport e per la programmazione e il coordinamento della politica economica, dell'Agenzia del demanio e dell'Associazione nazionale dei comuni italiani».
Tra i criteri di selezione dei progetti inviati dai Comuni dovranno esserci sia la possibilità di eseguire tempestivamente gli interventi che la capacità del progetto di funzionare da moltiplicatore delle risorse pubbliche attraverso l'attrazione di investimenti privati.
Con uno o più decreti del Presidente del Consiglio dei ministri saranno individuati i progetti da inserire nel Piano. Si partirà poi con le convenzioni o accordi di programma con i comuni promotori, nei quali saranno definiti i soggetti partecipanti alla realizzazione dei progetti, le risorse finanziarie, gli stanziamenti che deriveranno dal Fondo per l'attuazione del Piano, i tempi di attuazione e i criteri per la revoca dei finanziamenti in caso di inerzia nella messa a punto degli interventi.
di Mariagrazia Barletta
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