I Comuni possono continuare ad utilizzare gli oneri di urbanizzazione per far fronte alla spesa corrente. Il Governo si dice interessato a ridurre il consumo di suolo, ma la legge di Stabilità autorizza le amministrazioni a impiegare i proventi dei permessi di costruire per "fare cassa" andando in direzione opposta. Intanto il DDL varato per frenare la cementificazione è ancora in Parlamento, in attesa di essere, un giorno, convertito in legge.
A frenare il consumo di suolo aveva tentato il Governo Monti con il DDL Catania, poi ripreso dal ministro dell'ambiente del Governo Letta, Andrea Orlando (ora ministro della Giustizia), seguendo tre buoni propositi: limitare la cementificazione, favorire il riuso e la rigenerazione urbana e promuovere l'attività agricola. Quest'ultimo provvedimento lasciò Palazzo Chigi un anno fa, ma è ancora in Parlamento in attesa di diventare legge.
Nel frattempo il DDL di Stabilità è diventato legge e pubblicato in Gazzetta Ufficiale. Con esso entra in vigore una nuova disposizione che slega i proventi dell'attività costruttiva dalla realizzazione delle opere per le quali vengono versati. L'effetto è chiaro: un'amministrazione può essere interessata a costruire piuttosto che a recuperare per il solo obiettivo di far quadrare il bilancio.
La legge di Stabilità anticipa ciò che usualmente veniva attuato attraverso l'appuntamento annuale del Milleproproghe. Il comma 536 dell'articolo 1 estende al 2015 la possibilità, da parte dei Comuni, di destinare fino al 50 per cento dei proventi derivanti dai permessi di costruire e dalle sanzioni previste dal testo unico dell'edilizia, per il finanziamento di spese correnti. Un'ulteriore quota, non superiore ad un ulteriore 25 per cento, è impiegata esclusivamente per spese di manutenzione ordinaria del verde, delle strade e del patrimonio comunale.
La legge di Stabilità proroga di un altro anno ciò che è stato stabilito con la legge finanziaria del 2008 e per effetto del "Milleproroghe del 2010", con i quali i proventi derivanti dalle concessioni edilizie, seppur con quel tetto del 50 per cento, sono stati spostati verso il finanziamento delle spese correnti delle amministrazioni.
Le cifre della cementificazione
È ampiamente condiviso da parte delle professioni tecniche, e apparentemente anche dalla classe politica, il riconoscimento del recupero, della rigenerazione e dello stop al consumo di suolo come strade obbligate da seguire, ma le decisioni politiche sembrano ignorare dati ampiamente diffusi.
Sono di quest'anno (marzo 2014) le cifre pubblicate dall'Ispra, che riferisce del consumo di una superficie di 710 Km2 in soli tre anni (dal 2088 al 2012), un'area che corrisponde all'estensione territoriale di cinque grandi comuni italiani, quali Milano, Firenze, Bologna, Napoli e Palermo. Ci sono poi i Comuni che detengono un "primato" nazionale, con Napoli e Milano ai primi posti con la loro copertura artificiale di suolo che supera il 60 per cento.
L'impermeabilizzazione ottenuta dalla cementificazione negli ultimi tre anni, rileva il report dell'Ispra, fa perdere al nostro suolo una capacità di ritenzione pari a 270 milioni di tonnellate di acqua. C'è poi il costo della gestione dell'acqua non infiltrata che in Italia dal 2009 al 2012 è stato stimato intorno ai 500 milioni di euro. Ma a quanto pare la necessità di far cassa nell'immediato ha il sopravvento su una visione che dovrebbe invece essere lungimirante, e il cui compito dovrebbe essere quello di ragionare sulle conseguenze a lungo termine. Tener conto delle maggiori spese che comportano una cattiva gestione del suolo ed il relativo dissesto idrogeologico dovrebbe essere la priorità.
Ma anche la memoria sembra essere corta, già si dimenticano le vittime degli ultimi disastri ed ancora una volta le cifre, secondo cui dall'inizio del secolo scorso, gli eventi di dissesto idrogeologico gravi in Italia sono stati oltre 4.000 e hanno provocato circa 12.600 morti, mentre il numero dei dispersi, dei feriti e degli sfollati supera i 700mila.
di Mariagrazia Barletta
Per approfondire
- Legge 23 dicembre 2014, n. 190. Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge di Stabilità 2015). (GU Serie Generale n.300 del 29-12-2014 - Suppl. Ordinario n. 99).
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