Un Rapporto sullo stato di attuazione della certificazione energetica degli edifici in Italia è stato redatto dal Comitato Termotecnico Italiano (CTI) con riferimento ai risultati conseguiti nel 2013. Il documento monitora i risultati ottenuti ma dà anche una notizia importante: i decreti attuativi del DL 63/2013 con la nuova metodologia di calcolo delle prestazioni energetiche sono in fase di pubblicazione. È attesa, inoltre, la pubblicazione dell'aggiornamento delle Linee guida nazionali per l'attestazione della prestazione energetica degli edifici. All'interno del quadro legislativo definito dalla legge 90/13, si andranno a delineare: «criteri generali, metodologie per il calcolo, classificazione degli edifici, procedure amministrative, format e norme per il monitoraggio e controlli della regolarità tecnica e amministrativa», annuncia il Rapporto.
Lo scopo del documento è tracciare un quadro della normativa e dei risultati ottenuti dalle singole Regioni e Province autonome, permettendo così di misurare lo stato nazionale dell'applicazione della Direttiva EPBD (direttiva sulle prestazioni energetiche degli edifici).
E, nonostante la normativa non sia completa e le criticità da risolvere siano comunque presenti, l'Italia è tra le nazioni più avanzate nel settore delle certificazione energetica. Il nostro Paese vanta oltre 3,5 milioni di abitazioni certificate (stima relativa al 2013, sicuramente in difetto), ovvero oltre il 50% in più rispetto al 2012.
Quest'anno sono stati introdotti anche degli elementi di confronto con la realtà della UE elaborati dal BPIE (Buildings Performance Institute Europe) in collaborazione con il CTI, che registrano ottimi risultati per l'Italia, tanto da classificarla tra le nazioni più avanzate nel settore. «Sono ormai decine di migliaia i tecnici certificatori che svolgono in modo anche esclusivo questa attività professionale», si legge nella sintesi del Rapporto (il documento completo non è ancora disponibile).
Alcune criticità e nuova coscienza
Non mancano delle criticità, tra queste ovviamente la legislazione che varia da una regione all'altra e poi il CTI annovera la qualità non sempre ottimale dei certificati e la necessità di migliorare l'istituto della certificazione. È questa una priorità secondo il CTI, oltre che un «dovere della classe politica».
Ma l'attuazione della normativa europea ha agito in maniera positiva sul mercato delle nuove costruzioni, diventando uno strumento per favorire la qualità energetica. I professionisti, rileva il documento, fanno attenzione più diffusamente agli aspetti energetici e i cittadini pretendono livelli di qualità energetica elevati quando acquistano casa. La certificazione energetica ha creato cultura e ha stimolato il mercato delle tecnologie edilizie ed impiantistiche.
Obiettivi come la costruzione nel 2020 di edifici ad energia quasi zero (nZEB), devono funzionare da stimolo e «ci dovranno impegnare a rafforzare sempre di più lo strumento della certificazione e farlo diventare la solida garanzia della veridicità delle prestazioni energetiche dichiarate», si osserva nel Rapporto.
C'è poi la questione dell'accesso alle informazioni. Il catasto energetico è stato costituito in Abruzzo, in Campania, in Emilia Romagna, in Friuli Venezia Giulia, in Liguria, in Lombardia, nelle Marche, in Piemonte, in Sicilia, a Trento, in Valle d'Aosta e in Veneto. E si sta provvedendo alla sua formazione in Calabria. Ma l'accesso alle informazioni contenute negli APE è possibile solo in Emilia Romagna, Lombardia, Marche, Sicilia e Valle d'Aosta. Mentre, solo in Lombardia è possibile la consultazione informatizzata degli archivi in formato open data.
Infine un elenco dei soggetti certificatori consultabile online sui siti istituzionali o di organizzazioni collegate è presente solo in 7 regioni (Lombardia, Piemonte, Liguria, Emilia Romagna, Sicilia, Valle d'Aosta e Trento).
di Mariagrazia Barletta
La sintesi del rapporto: www.cti2000.eu/rapporto-ce-2014/
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