La Città della Scienza al Flaminio: la proposta «green» del team Colarossi

Il progetto non è tra i finalisti, ma sta riscuotendo un discreto successo in rete

Variazione di tipi edilizi, di linguaggi architettonici ed un sistema articolato di spazi pubblici. Punta su questi tre elementi il progetto «green» con il quale il team dell'ing. Paolo Colarossi ha partecipato al concorso internazionale per la realizzazione del quartiere di Città della Scienza a Roma.

La proposta non è rientrata tra le sei finaliste, ma in queste settimane il progetto è stato presentato in rete su vari magazine e blog fra cui La Repubblica e Wired italia


© Vincent Callebaut Architectures

Il concorso di progettazione urbanistica è in corso, i sei finalisti sono impegnati nello sviluppo del masterplan. Bandito da CDP Investimenti Sgr, grazie all'accordo raggiunto con l'amministrazione comunale, intende rigenerare una parte significativa della città, già oggetto di importanti trasformazioni. Si tratta di un'area di 5 ettari occupata dall'ex Stabilimento Macchine Elettriche di Precisione e collocata tra via Guido Reni - dove oggi sorge il MAXXI di Zaha Hadid - e viale del Vignola a Roma. Un'area, dunque, definita da importanti opere architettoniche del XX secolo: il Foro Italico, il Villaggio Olimpico, il Parco della Musica e il Museo MAXXI. Il programma prevede di collocare 35mila mq di residenze e strutture ricettive e commerciali per 10mila mq, un insieme di spazi e strutture pubbliche distribuite su 14mila mq, e la Città della Scienza.


© Vincent Callebaut Architectures

Il gruppo guidato dal prof. Paolo Colarossi (Vincent Callebaut Architecture, Marco Maria Sambo, Coffice Francesco Colarossi Luisa Saracino, Studio Imbesi, Studio Briguglio-Morales, Annunziata Paolino, Massimiliano Foffo) ha proposto un sistema in cui il verde gioca un importante ruolo connettivo: ospita alcune funzioni previste dal bando e conferisce agli spazi pubblici un ruolo di centralità urbana, mettendo in connessione diverse parti del quartiere.


© Vincent Callebaut Architectures

Viene pensato un sistema di spazi pubblici che rende l'area permeabile, collegando viale del Vignola con via Guido Reni. All'interno, vengono conservati i viali alberati e, come impronte, gli involucri edilizi preesistenti e originari di alcuni edifici. La maggior parte delle residenze e l'hotel vengono collocati lungo i confini dell'area per dare forma e consistenza ai margini del grande isolato originario.


© Vincent Callebaut Architectures

A caratterizzare il progetto è la variazione di tipi edilizi e di linguaggi architettonici, che diventa un fattore di qualità estetica. Una varietà che viene portata a unitarietà dal sistema di spazi pubblici e dalla conformazione complessiva dell'impianto urbano. 


© Vincent Callebaut Architectures

Le funzioni, accolte nell'area, si legano alle trasformazioni indotte dalla formazione dell'asse ideale di via Reni: negozi al dettaglio, atelier di artisti e artigiani, piccole gallerie d'arte, bar e ristoranti, servizi di quartiere.

Altro elemento chiave del progetto è la bio-sostenibilità dell'impianto urbano e degli edifici. È previsto il recupero delle acque meteoriche per l'irrigazione del verde pubblico e privato. L'energia elettrica viene prodotta tramite il fotovoltaico, mentre l'acqua calda è generata da tubi solari. I progettisti hanno poi pensato al controllo del microclima negli spazi pubblici (soleggiamento e ombreggiamento), alla raccolta differenziata dei rifiuti solidi urbani ed alla predisposizione di apparecchi per illuminazione pubblica con microeolico integrato.

Credits:
Prof. Ing. Paolo Colarossi | Vincent Callebaut Architecture, Marco Maria Sambo Architetto, Coffice Francesco Colarossi Luisa Saracino, Studio Imbesi, Studio Briguglio-Morales, Annunziata Paolino, Massimiliano Foffo.

Progetto Flaminio International Competition: www.progettoflaminio.it

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