Un campus universitario a vocazione internazionale, battezzato «Campus 1088», con 43mila metri quadri di spazi verdi, commercio di vicinato, attrezzature sportive e spazi collettivi aperti alla città. È questo il futuro dell'area ex Staveco di Bologna, dove sorgerà il nuovo polo universitario dell'Alma Mater Studiorum.
Il progetto, contenente le linee di sviluppo programmatiche e le strategie di indirizzo per questa area di 95mila metri quadri, è stato presentato il 14 ottobre dal sindaco, Virginio Merola e dal rettore dell'Università di Bologna, Ivano Dionigi. Ad essere interessata dall'operazione di rigenerazione urbana è un'area utilizzata sin dalla fine dell'Ottocento per scopi militari, prima come laboratorio pirotecnico e infine come officina per la riparazione di mezzi corazzati. I pregevoli esempi di archeologia industriale, dichiarati di interesse storico-artistico, saranno recuperati e valorizzati.
© Comune di Bologna
Il piano presentato a Bologna è stato messo a punto da architetti e ingegneri del settore Edilizia del Comune e da un gruppo di docenti dei dipartimenti di Architettura e Ingegneria civile dell'Ateneo e stabilisce le linee guida per i progetti specifici da sviluppare all'interno di una trasformazione urbanistica di rilievo, che investe un'area compresa tra il centro storico e la collina. Una zona dunque di cerniera che mette in connessione centro e collina attraverso un sistema di verde pubblico. Città e università dialogheranno anche grazie alla creazione di spazi di incontro, tra i quali il Faculty club.
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Nello specifico il progetto prevede la creazione di un grande campus per 7mila studenti e seicento tra docenti e personale tecnico-amministrativo. Sarà realizzato un triplice polo con tre grandi specializzazioni: arte, information technology, e infine economia, management e statistica. Dei 47mila metri quadri edificabili, oltre 20.500 saranno dedicati alle attività degli studenti (aule, biblioteche, sale studio, spazi sportivi e aree espositive), 19mila metri quadri saranno destinati ai dipartimenti e 7mila a pubblici esercizi e al commercio (bar, mensa, negozi e palestra). Dunque, una vasta operazione il cui costo previsto si aggira intorno ai 100 milioni di euro.
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La presentazione del masterplan attua una dei punti del cronoprogramma stabilito con l'accordo firmato da Palazzo d'Accursio e l'Alma Mater il 5 marzo 2014. Un accordo con il quale l'Università si impegna, tra l'altro, a bandire l'appalto per la realizzazione delle opere entro maggio 2016. Sempre in tema di tempi, il sindaco Virginio Merola si è così espresso: «Ci avviamo alla fase decisiva di realizzazione, che dovrà essere concordata con la nuova amministrazione universitaria e con l'Agenzia del Demanio».
Per l'Università la copertura dell'operazione deve avvenire attraverso al dismissione e la valorizzazione di immobili di proprietà dell'Ateneo e della società Irnerio. E una parte delle risorse sarà reperita dai fondi della legge 338 per il diritto allo studio.
Il masterplan arriva a circa 7 mesi dall'accordo quadro firmato dall'Agenzia del Demanio, Comune di Bologna, Invimit sgr (la società di gestione del Risparmio del ministero dell'Economia) e Università di Bologna, per la valorizzazione di beni pubblici del territorio di Bologna. Un accordo incentrato sull'area ex Staveco e Prati di Caprare Est e Ovest e con il quale è stato individuato nei fondi immobiliari costituiti dalla Invimit i veicoli finanziari più idonei per l'attuazione dei processi di valorizzazione. Con l'accordo viene inoltre stabilito che a conclusione dell'iter di valorizzazione urbanistica, l'Agenzia del Demanio riconoscerà al Comune di Bologna una quota premiale compresa tra il 5% e il 15% del ricavato della vendita degli immobili valorizzati di proprietà dello Stato, calcolata in funzione della complessità dell'intervento e dei tempi impiegati. Grazie a questa quota il Comune parteciperà alla realizzazione del campus universitario nell'area "ex Staveco".
L'area ex Staveco è oggetto di un Programma unitario di valorizzazione (Puv) promosso dallo Stato - di cui fa parte un totale di 19 compendi ex militari dismessi presenti a Bologna - e ultimamente è stata inserita nel Poc Rigenerazione dei patrimoni pubblici, il Piano operativo comunale messo a punto per governare le trasformazione delle aree dismesse attraverso processi di rigenerazione, e adottato dal Consiglio comunale lo scorso 21 settembre (ora depositato per il periodo di raccolta delle osservazioni, che scadrà il 7 dicembre). Si tratta di un piano, che suggella la conclusione di un percorso per la valorizzazione del patrimonio pubblico, iniziato alcuni anni fa, e avviato con la sottoscrizione di accordi tra amministrazioni pubbliche, aziende pubbliche, università ed enti territoriali. La sua approvazione costituirà un'altra tappa decisiva per la realizzazione del nuovo campus. Nel frattempo sono state svolte anche delle prime analisi geologiche sul suolo, i cui risultati sono confluiti nel Poc.
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