Si era imposta al mondo intero con i suoi progetti affascinanti e con le forme ardite delle sue architetture, sempre pronte a scavalcare ogni limite. Una coerenza che esprimeva in architettura come nei campi della moda e del design. La dama dell'architettura, innegabilmente il più famoso ed influente architetto donna al modo, si è spenta oggi in un ospedale a Miami, dove, ricoverata per una bronchite, è stata colpita da un infarto. A darne la notizia è stata la BBC.
Nata a Baghdad, aveva 65 anni. Lo scorso settembre il Royal Institute of British Architects le aveva conferito la Royal Gold Medal per il 2016, un prestigioso riconoscimento che per la prima volta andava ad una donna, ad una professionista che veniva, così, considerata alla pari di Frank Gehry, Norman Foster e Frank Lloyd Wright. Nomi illustri, questi ultimi, anch'essi insigniti del premio rispettivamente nel 2000, nel 1983 e nel 1941. Ancor prima, nel 2004, era arrivato il Pritzker Architecture Prize, considerato il Nobel dell'architettura e anche allora Zaha Hadid aveva segnato un primato come prima donna a conquistare l'ambito premio.
L'esterno del Museo MAXXI di Roma
Stazione marittima a Salerno (foto di ottobre 2015)
Zaha Hadid ha realizzato opere in tutto il mondo, in Italia ha da poco inaugurato il sesto Museo Messner a Plan de Corones, in Alto Adige. Ha firmato, inoltre, le residenze City Life a Milano. È in costruzione lo "Storto" una delle tre torri sempre dell'area City Life (le altre due sono progettate da Arata Isozaki con Andrea Maffei Architects e da Daniel Libeskind). Da poco è stata terminata la stazione marittima di Salerno ed in costruzione c'è la stazione dell'alta velocità ad Afragola (Napoli). La sua opera più famosa in Italia resta il MAXXI, il Museo nazionale delle Arti del XXI secolo di Roma, che nel 2010 valse all'architetto anglo-iracheno lo Stirling Prize.
Museo Messner a Plan de Corones in Alto Adige. Foto: © www.wisthaler.com
Zaha Hadid ha di sicuro innovato il rapporto tra oggetto e spazio ed ha saputo reinventare, come solo i grandi geni sanno fare, lo spazio vissuto dall'uomo. Il dinamismo dei suoi progetti non è mai casuale, ed è il frutto - è bene ricordarlo a chi con pressapochismo la definisce un'archistar, secondo l'accezione non del tutto positiva che si è soliti dare al termine - di decenni di sperimentazione e di ricerche rivoluzionarie che partono dalla rappresentazione grafica del progetto. Ha saputo tradurre le immagini deformate dell'avanguardia russa in forme architettoniche inedite, uniche e personali.
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