È l'atelier di architettura Michel Remon ad aggiudicarsi il concorso per la costruzione del nuovo centro per le nanoscienze e le nanotecnologie nel campus universitario di Tel Aviv. Lo studio francese, famoso per aver realizzato altri centri di ricerca in Francia, ha avuto la meglio sugli altri due rinomati finalisti: lo studio londinese Jestico+Whiles Associates e Zarhy+Pez con sedi in Israele e Svizzera.
La proposta dello studio francese è stata apprezzata per la sua capacità di adattarsi al contesto e all'identità di Tel Aviv e del suo campus e per aver saputo ben rappresentare l'idea di progresso nelle scienze, nella tecnologia e nell'innovazione, aspetti ritenuti importanti dalla committenza.
A lanciare il concorso, per conto della più importante università di Israele, era stata la società russa di consulenza per lo sviluppo immobiliare KB Strelka, chiedendo ai partecipanti la creazione di un edificio-landmark che si inserisse all'interno del campus.
Un contesto, dunque, di prestigio, giacché la cittadella universitaria è considerata un museo a cielo aperto dell'architettura moderna, che vanta la presenza di architetture firmate da Luis Kahn e da Mario Botta. Il nuovo edificio, che sorgerà ai limiti orientali del campus, diventandone una sorta di nuova porta di ingresso, potrà raggiungere un costo di 25 milioni di dollari.
Il progetto dell'atelier di architettura Michel Remon
La forma dell'edificio è data dalla ripetizione di elementi verticali che assolvono ad una triplice funzione: strutturale, di controllo della luce solare e di filtro tra interno ed esterno. Un edificio passivo, che punta sulla sostenibilità ambientale e privo di porte e di finestre. A caratterizzare, dunque, l'architettura è un volume di vetro e di alluminio avvolto da elementi verticali in cemento, di sezione 20 per 120 centimetri e di altezza pari a 29 metri.
A garantire la stabilità dell'edificio contribuiscono delle grandi pareti verticali che si sviluppano dal basamento fino alla cima dell'edificio. I solai agiscono, invece, come delle piastre rigide, che, in caso di sisma distribuiscono le spinte orizzontali sulle pareti. Una soluzione, quella strutturale, che permette di avere i laboratori completamente sgombri da ogni elemento strutturale verticale.
I laboratori, protetti dalla luce solare costituiscono il nucleo dell'edificio,mentre tutt'intorno si sviluppa un corridoio perimetrale.
Sul fronte della strategia energetica, l'edificio punta sull'isolamento termico, sull'utilizzo di vetri in grado di ottimizzare l'uso di energia, sulla ventilazione naturale e sull'impiego di pannelli solari e fotovoltaici. È previsto, infine, il riciclo dell'acqua piovana per usi sanitari.
I vincitori saranno ora coinvolti nello sviluppo dell'idea progettuale.
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