Semplificazione delle procedure amministrative e incentivi ai privati che vogliono rendere sismicamente più efficienti le loro proprietà. Poi, un vasto piano di prevenzione sismica con un orizzonte temporale di 30 anni. Più flessibilità di spesa per i Comuni e sblocco del turn-over per il personale tecnico-amministrativo degli enti locali. Con le nuove proposte il piano "Casa Italia" inizia ad avere un volto.
Si sono svolte le consultazioni che il Governo ha aperto, chiamando in causa le associazioni, i rappresentanti dei professionisti, il mondo dell'industria e delle istituzioni, per raccogliere proposte sul programma battezzato "Casa Italia" ma ancora non ben delineato, che ha l'obiettivo di agire sul patrimonio edilizio, sulle infrastrutture e i servizi per «migliorare le condizioni del vivere e del lavorare nel nostro Paese», ha detto Claudio Vincenti, sottosegretario alla presidenza del Consiglio dei Ministri, durante la conferenza stampa che si è tenuta dopo gli incontri in calendario. Un piano che investe più tematiche come la sicurezza delle costruzioni, il dissesto idrogeologico, le periferie e la prevenzione attuata a larga scala, sul territorio e sugli edifici del Paese.
Nei giorni scorsi si è scelto il regista del piano: Giovanni Azzone, rettore del Politecnico di Milano e presidente di Arexpo, la società che gestisce il futuro dell'area Expo. Sarà lui a guidare il programma, che porta con sé almeno tre grandi innovazioni, soprattutto di metodo. Primo: si parla di un piano pluriennale. Dunque si cerca di iniziare a dare forma a una strategia che abbracci una visione lunga, con la consapevolezza che ciò che non si è fatto in anni non può essere recuperato in un batter d'ali. Secondo: si porta al centro dell'attenzione la progettazione di qualità. A sottolinearlo è stato proprio il premier Matteo Renzi. E poi la volontà di aprire al dialogo, ascoltare le parti interessate, gli esperti, per poi mettere a sistema obiettivi e strategie che confluiscono nel Piano, unendoli in una visione organica.
Il sisma-bonus
Quanto alla prevenzione nel campo dell'edilizia privata, si continua a pensare al rafforzamento dell'ecobonus con funzione antisismica, ribattezzato "sisma-bonus" dal presidente della commissione Ambiente della Camera, Ermete Realacci durante l'incontro tra le Commissioni Ambiente Territorio e Lavori Pubblici della Camera e Ambiente del Senato e il sottosegretario De Vincenti, che si è tenuto lo scorso giovedì.
Tutti concordi sulla necessità di rendere la detrazione del 65 per cento più appetibile per i privati che intendono mettere in atto interventi che vadano a migliorare la risposta sismica di un edificio. Estenderlo agli interi edifici, alle strutture pubbliche e alle imprese è quanto hanno già proposto le due Commissioni di Camera e Senato. Sarebbe opportuno rendere il bonus più stabile. Il rinnovo di anno in anno «non consente di affrontare lavori impegnativi come sono quelli della stabilizzazione antisismica», aveva osservato Realacci in occasione dell'incontro del primo settembre.
Sull'argomento è tornato oggi anche l'ANCI. Il presidente Piero Fassino durante la conferenza stampa che si è tenuta dopo l'audizione dell'Associazione nazionale Comuni Italiani, ha rimarcato la necessità di attuare un «programma di interventi in favore dei privati, che consenta di facilitare interventi di prevenzione sismica, di riassetto degli edifici e di complessi immobiliari».
Cappochin: ricostruire le case «dov'erano e meglio di com'erano»
«La ricostruzione nelle aree colpite dal sisma del 23 agosto che ha interessato centri medio-piccoli - ha detto il presidente degli Architetti, Giuseppe Cappochin - deve consentire di avviare un modello di riqualificazione che punti alla sicurezza, alla qualità architettonica e ad un "modello Paese" che tenga conto dell'innovazione digitale, delle nuove tecnologie, dell'energy technology. Quindi non solo ricostruire case in sicurezza - perciò non "come'erano, dov'erano" ma "dov'erano meglio di com'erano" - ma rilanciare progetti di abitati che coniughino passato e futuro, avviando una sperimentazione di piccoli e medi centri tecnologicamente avanzati. Dunque, una ricostruzione per il futuro e non per il passato tenendo presente quanto viene realizzato in molte città europee nelle quali la priorità è progettare il futuro».
C'è poi il tema della messa in sicurezza del patrimonio italiano, per il quale serve un «piano almeno ventennale», sostiene Cappochin. «Non bisognerà pensare - continua l'architetto - al singolo edificio ma agli edifici nel loro contesto e nel loro complesso essendo interessate grandi città, ma anche piccoli e medi centri. Visto le ingentissime risorse necessarie - altre stime, come la Rete delle Professioni Tecniche che parlano di 100 miliardi - non si potrà che operare attraverso incentivi modulari a seconda del diverso livello di anti-sismicità (65%, 70%, 80% e restando aperto il nodo della relativa certificazione) che verrà messo in atto».
«Questa potrebbe essere l'occasione - ha proseguito - per far compiere al settore delle costruzioni un salto in avanti verso l'innovazione: non solo sicurezza ma anche risparmio energetico e smart building (innovazione) attraverso politiche che indirizzino e accompagnino verso questi obiettivi. Potrebbe essere l'occasione di una nuova politica urbanistica fatta di rigenerazione urbana sostenibile e di contenimento di consumo del suolo con città sicure e inclusive, con bassa produzione di CO2 e forti interconnessioni sul modello delle più avanzate esperienze europee».
La RTP propone un piano di prevenzione del rischio sismico
Prevenzione sismica e diffusione della cultura della prevenzione, sono i due temi cardine su cui si è concentrata la rete delle professioni tecniche (RTP), di cui fa parte anche il Consiglio Nazionale degli Architetti.
Un piano per la prevenzione del rischio sismico deve essere una priorità. «Tale Piano - affermano dalla RTP - prevede azioni concrete e costi presumibili per mettere in sicurezza il territorio e il patrimonio edilizio, urbano e rurale, nel rispetto dell'identità dei luoghi e dei paesaggi e che tiene conto, al tempo stesso, dei diversi aspetti della sicurezza del rischio sismico. Si tratta di un primo schema di intervento che risponde alla necessità di agire celermente e in maniera efficace, non essendo la prevenzione ulteriormente procrastinabile se si considera la drammatica regolarità con la quale si verificano gli eventi sismici nel nostro Paese».
La linea proposta dalle professioni tecniche passa per un'azione di prevenzione del rischio e di messa in sicurezza degli edifici, uniformate - nel tempo - ad un principio di obbligatorietà stabilito per legge. «Anche perché i professionisti tecnici stimano in circa 30 anni l'orizzonte temporale della messa in sicurezza degli edifici e in circa 100 miliardi di euro il costo stimato».
«Programmi di sensibilizzazione sul rischio sismico nelle scuole e corsi di aggiornamento dei professionisti tecnici per l'attuazione del piano di prevenzione», sono altri due punti su cui la RTP insiste.
Resta ferma la richiesta di introdurre il fascicolo del fabbricato come carta d'identità dell'edificio. Un argomento caldeggiato anche da Realacci, che, all'incontro con De Vincenti in Parlamento, ha parlato di «inaccettabile e colpevole ostruzionismo da parte dei proprietari di case rispetto all'istituzione del fascicolo del fabbricato».
Fassino: «Flessibilità per la spesa dei Comuni e assunzioni di personale»
Il discorso di Piero Fassino si è concentrato anche sul tema della flessibilità di spesa. «Mettere i Comuni nelle condizioni di intervenire sul proprio patrimonio pubblico» è uno degli argomenti cardine da affrontare. «Questo richiede, che le risorse che i Comuni utilizzeranno per finanziare opere di riassetto del proprio patrimonio, siano scomputate dai saldi di bilancio, in modo da favorire la mobilitazione di queste risorse».
Altro punto chiave per i Comuni è poter contare sulle necessarie forze interne. Poter coordinare il lavoro da svolgere attraverso le strutture tecnico-amministrative necessarie, è un altro argomento su cui punta l'ANCI. Il riferimento è al blocco del turn-over che negli ultimi anni ha impedito l'arruolamento di nuove leve. «Chiediamo deroghe alle attuali politiche di assunzione» ha concluso Fassino.
Semplificazione delle procedure amministrative e manutenzione del patrimonio
Meno burocrazia, tempi celeri e trasparenza. Sono le richieste che accomunano un po' tutte voci ascoltate. Lo hanno rimarcato Antonio Bartolini, assessore alla funzione pubblica nella Regione Umbria, in rappresentanza della Conferenza delle Regioni e anche Giuseppe Rinaldi, presidente della Provincia di Rieti, il quale ha anche sottolineato la necessità di prestare la massima attenzione al tema della manutenzione del patrimonio pubblico. «La carenza di risorse sulla manutenzione - ha sottolineato - sta producendo una serie di problemi che va ad incidere anche sulla stabilità complessiva del patrimonio pubblico».
Mariagrazia Barletta
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