Maidan tent: il progetto di due giovani architetti italiani per il campo profughi di Ritsona, in Grecia

In un periodo in cui l'Europa sta affrontando una difficile situazione sociale e umanitaria, l'architettura può aiutare a migliorare le precarie condizioni di vita dei profughi partiti dalla loro patria alla ricerca di una vita migliore. È questa riflessione che ha guidato Bonaventura Visconti di Modrone e Leo Bettini Oberkalmsteiner, due giovani architetti italiani, a ideare Maidan tent, un progetto per il campo profughi di Ritsona, in Grecia.

Maidan tent, frutto di una collaborazione con altri professionisti e patrocinata dall'Organizzazione Internazionale per le Migrazioni - Agenzia Collegata alle Nazioni Unite, è una tenda concepita in modo che i richiedenti asilo possano avere a disposizione uno spazio pubblico coperto dove poter socializzare e svolgere le più svariate attività. Maidan, infatti, in arabo significa "piazza". 


Render by Filippo Bolognese

L'idea di Maidan tent

Maidan tent nasce dall'esigenza e dall'urgenza, percepita dai progettisti, di agire concretamente per aiutare le persone che si affollano nei campi di accoglienza a loro destinati e offrire loro uno spazio che riesca a rendere meno dolorosa la lontananza da casa. 

L'entusiasmo di Bonaventura Visconti di Modrone e Leo Bettini Oberkalmsteiner è riuscita, fin dai primi passi del progetto, a coinvolgere un grafico, tre architetti, uno psichiatra, un fotografo, un'organizzatrice di eventi e un'addetta stampa. Ognuno di loro ha deciso di offrire il proprio sostegno in termini di volontariato e di apportare all'idea le proprie competenze. L'intero team, infatti, è convinto che tutti possano fornire un contributo in questa drammatica situazione. 

Le fasi del progetto

Prima di tutto gli architetti e il fotografo effettuano un sopralluogo a Ritsona, selezionato tra i tanti campi di accoglienza presenti in Grecia per vari motivi. Le dimensioni contenute avrebbero permesso a tutti gli abitanti di fruire della tenda, a turno e senza conflitti. Le ONG attive sul territorio, inoltre, erano interessate a sperimentare il prototipo e a monitorare il suo funzionamento dopo l'installazione. 

Sono stati effettuati, quindi, altri viaggi, durante i quali i progettisti hanno esplorato lo stato di fatto, hanno ascoltato le storie dei rifugiati, rivissuto i loro viaggi drammatici e i pericoli affrontati per arrivare in Europa scappando da guerre e persecuzioni. 

In questa fase è emerso che il disagio è soprattutto psicologico, legato alla quasi totale assenza di attività giornaliere per le persone. Si sentono spaesate, incerte rispetto al loro futuro, sradicate dal luogo dove sono nate e hanno vissuto. È evidente la difficoltà legata all'impossibilità di crescere all'interno di una vita comunitaria organizzata e stabile.

Nei campi la precarietà e la serialità di un accostamento di tende e di container, oltre alla mancanza di spazi comuni, genera alienazione e spaesamento rispetto alla protezione offerta dalla propria casa e dalla permanenza nella propria patria. In risposta a questa situazione si punta sull'interazione, che potrebbe aiutare a lenire il senso di smarrimento di questa gente privata di un luogo dove potersi incontrare. 


Render by Simon Kirchner

In questo contesto la Maidan tent si configura come uno spazio pubblico organizzato e condiviso, nel quale sia possibile leggere, imparare, giocare, creare nuove amicizie per cercare la stabilità perduta. È una struttura mobile, articolata e integrata, all'interno della quale è possibile svolgere qualsiasi attività al riparo dalle condizioni climatiche sfavorevoli, e si propone come alternativa alla routine della vita quotidiana svolta all'interno del campo. 

Perché il progetto diventi realtà è stata attivata una raccolta fondi (www.generosity.com)

Maidan tent

Oggi in Grecia ci sono tanti insediamenti informali popolati da persone alla ricerca di asilo politico. Nell'attesa che i confini siano riaperti, i profughi risiedono in zone designate dal governo che presentano evidenti difficoltà per le persone costrette a vivere in condizioni tali da far percepire in maniera ancora più accentuata la loro condizione di profughi.

Maidan tent vuole offrire a queste persone uno spazio pubblico dove radunarsi e svolgere attività di tipo sociale. La struttura, certificata ISO, è una grande tenda concepita come una piazza pubblica coperta con una capienza tale da riuscire ad accogliere più di 100 persone contemporaneamente. È larga 19,50 metri e copre una superficie di circa 200 metri quadrati.

Per la sua realizzazione sono stati scelti alluminio, per la struttura, e un tessuto resistente ad acqua, vento e fuoco, per la copertura. Facile da montare e smontare, è trasportabile, durevole, di rapida manutenzione e articolata in modo tale che al suo interno gli spazi siano separati. 


Render by Filippo Bolognese

L'ambiente circolare è diviso in otto settori, ognuno dei quali, a sua volta, organizzato secondo due aree concentriche. Il centro della struttura è dedicato all'incontro ed è delimitato da un anello di ulteriori spazi semi-privati, dove le persone possono svolgere le proprie attività con maggiore privacy. 

La scelta della forma è dettata dalla ricerca di una soluzione non convenzionale per creare uno spazio pubblico, e non una grande casa, con una forma appropriata. La struttura è stata progettata tenendo presente alcuni aspetti di tipo psicologico: la forma circolare, aperta su tutti i lati, invita la gente a entrare da qualsiasi direzione; la suddivisione delle zone consente differenti modi di stabilire relazioni in base alla personalità e allo stato d'animo degli individui; lo spazio multifunzionale è flessibile e può adattarsi velocemente alle esigenze del momento. 

La Maidan tent può essere utilizzata come luogo dove ricevere cure mediche e psicologiche, come playground per i bambini, come punto di incontro e di condivisione dei pasti, come mercato, come scuola, come edificio di culto e come zona per interagire, confrontarsi e scambiare idee. 

Per maggiori informazioni visitare www.maidantent.org. Per contribuire alla raccolta fondi collegarsi su www.generosity.com.  

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