La Commissione Giudicatrice del Premio Europeo di Architettura Sacra, organizzato dalla Fondazione Frate Sole, ha selezionato all'unanimità quattro progetti finalisti.
A trionfare in occasione di questa VII edizione sono state le donne: tre dei quattro progetti selezionati sono, infatti, firmati dalla polacca Irmina Niewczas, le italiane Lucilla Di Paolo, il gruppo composto da Giulia Drago, Federica Ingegno, Roberta Laera, Valentina Lazzaro, Simona L'Erario. L'unico vincitore di sesso maschile è Stefano Campanini, che si discosta dalle colleghe anche per via del suo progetto, relativo a una chiesa ortodossa.
I vincitori del Premio Europeo di Architettura Sacra 2017
Irmina Niewczas - Hermitage. Prayer Enclave in Suchedniów | Tesi di Laurea Magistrale in Ingegneria Architettura presso la Lublin University of Technology di Lublino, Polonia (relatore arch. Agnieszka Klopotowska)
Il progetto riguarda la realizzazione di un eremo situato all'interno di una cava abbandonata di pietra rossa nel comune di Suchedniów. L'idea è quella di dare vita a un luogo di ritiro, di riflessione e di preghiera, un posto adatto a trascorrere un periodo di dodici giorni in totale solitudine, nella contemplazione dei Comandamenti e nel rinnovo spirituale.
Il numero 12 si ripete nella struttura, composta, appunto, da dodici celle monastiche (tante quanti erano gli apostoli), a cui si affiancano una cappella e un monastero, spazio di condivisione dove potersi incontrare per svolgere gli esercizi spirituali e dotato di cucina e refettorio.
Alla cappella, un edificio monumentale cubico situato in una conca piena d'acqua, si accede attraverso sentieri che costeggiano muri di roccia. Le celle, invece, estremamente semplici e spoglie nella loro organizzazione interna, per favorire l'introspezione, si riferiscono ai dieci comandamenti e ai due comandamenti dedicati all'amore.
La loro distribuzione dà vita a un vero e proprio percorso da seguire giorno dopo giorno. L'eremita, infatti, si sposta quotidianamente da una cella a quella successiva, avendo la possibilità di meditare e contemplare un comandamento diverso da quello precedente e da quello successivo.
Il materiale che domina nella costruzione è il cemento che, nonostante la sua monumentalità, riesce a dare un senso di leggerezza alle strutture, orientate verso il minimalismo e improntate sul contatto ascetico con la natura circostante. Le architetture, infatti, si inseriscono perfettamente nel paesaggio roccioso e creano un continuum armonico, all'interno del quale il silenzio fa da padrone e si pone quale fonte primaria per la ricerca della spiritualità.
Lucilla di Paolo - Complesso Parrocchiale San Vito, Taranto | Tesi di Master - II livello - per la Progettazione di Edifici per il Culto, presso l'Univerità degli Studi di Roma "La Sapienza" (relatori Arch. Guendalina Salimei, Arch. Stefano Mavilio)
Il progetto prevede la sostituzione di un complesso parrocchiale esistente, concepito e realizzato, sito in zona industriale-militare nella Diocesi di Taranto, a servizio di una popolazione di circa 3000 abitanti. Le necessità a cui il complesso dovrebbe rispondere sono poche ma chiare: gestire l'attività feriale, quella festiva e quella ordinaria, con l'aggiunta di un campetto sportivo.
Il paesaggio è il primo segno di fondamentale importanza nell'elaborazione del progetto. Elemento caratteristico del luogo è, infatti, il promontorio di San Vito, che accoglie numerosi seminati a circondare il costruito. Il sistema dei campi, oltre a determinare l'impianto stradale, organizzato secondo i vecchi confini catastali, cerca di penetrare nel centro abitato e di ricucire le sue parti, segnando in modo evidente l'impianto planimetrico del nuovo organismo che ne ripropone linee e giaciture.
In base a questo schema l'edificio contenente l'aula liturgica con la cappella feriale e la sagrestia, il salone delle feste, i locali per il ministero pastorale e la canonica sono chiaramente leggibili all'interno delle direttrici dell'impianto che, oltre a organizzare il costruito, si estendono anche verso la sistemazione degli spazi esterni. Sono definiti, in questo modo, accessi, percorsi lastricati e aree verdi, organizzati secondo linee parallele che sembrano mimare il solco lasciato dall'aratro.
Il progetto è articolato in due volumi edilizi e organizzato su tre livelli. Il primo volume accoglie solo le aule liturgiche festiva e feriale. Il secondo, collegato al precedente attraverso due gallerie vetrate, distribuisce diverse funzioni nell'ambito dei tre su cui si sviluppa. Il piano inferiore ospita le aule per il catechismo, i servizi e un'ampia corte per la socializzazione e il gioco. Al piano terra ci sono salone parrocchiale, uffici, archivio, locale di preparazione dei fiori e sacrestia. Al primo piano, invece, è collocata la canonica.
I due volumi sono unificati da una facciata che fa corpo a sé, superando la misura dei volumi retrostanti e occupando quasi completamente il fronte stradale. Le superfici trasparenti di cui è fatta lasciano filtrare la luce de sole e permettono di intuire il costruito tra brevi squarci di cielo. Il campanile, realizzato in pietra locale, completa e rafforza il complesso.
Giulia Drago, Federica Ingegno, Roberta Laera, Valentina Lazzaro, Simona L'Erario - Il castello di Rothenfels e la forma dell'edificio sacro: Rudolf Schwarz e Romano Guardini | Tesi di Laurea Magistrale in Architettura presso il Politecnico di Bari (relatore Arch. Vitangelo Ardito)
Il progetto, realizzato a più mani dalle laureande del Politecnico di Bari, è volto a individuare i caratteri tipologici e morfologici dell'opera del celebre architetto Rudolf Schwarz sull'architettura sacra e, in particolare, sull'area del castello di Rothenfels, promuovendo la realizzazione di un nuovo edificio sacro.
Nel castello di Rothenfels il teologo Romano Guardini, nel '900, fondò il movimento giovanile "Quickborn" e, nello stesso luogo, incontrò proprio l'architetto Rudolf Schwarz, al quale decise di affidare l'incarico per la sistemazione di tre spazi del castello da destinare ad attività liturgiche.
Il castello presenta due recinti: uno inclusivo, che definisce il perimetro del Burg, e un secondo, aperto all'infinito verso un'insenatura, che individua il Vorburg. Il progetto delle laureande mira a ripristinare il secondo recinto, andando a ridefinirne i margini e dando una nuova configurazione al profilo dal fiume Meno.
Il nuovo complesso è definito da una torre circolare, che funge da nartece, e dalla chiesa. La struttura circolare, per la sua natura e per la posizione che occupa, si presenta come una cerniera che accoglie in sé le varie giaciture della corte interna. Essa, infatti, ingloba l'antica torre di guardia costruita sul versante settentrionale e parte del vecchio muro di cinta del borgo, chiudendo la corte di Vorgurg e aprendo verso la nuova chiesa.
All'interno, invece, si assiste a un'inversione delle gerarchie tra gli spazi: la navata bassa è il luogo dedicato ai fedeli, la navata alta, all'interno della quale si inseriscono la torre campanaria e una di servizio, è lo spazio riservato ai presbiteri.
La navata alta funge da camera di luce convogliando fasci luminosi provenienti dalle aperture poste in sommità direttamente sul rito. Perciò l'altare si trova in una posizione strategica, tra la navata alta e quella bassa.
Stefano Campanini - Una nuova chiesa ortodossa per il quartiere Yzmaylovo a Mosca | Tesi di Laurea Magistrale in Architettura e culture del progetto presso Iuav - Università di Architettura di Venezia (relatore Arch. Roberta Albiero)
L'idea nasce da una riflessione circa la ricostruzione dello spazio Sacro in Russia. Situato all'interno del quartiere-distretto di Yzmaylovo, il progetto vuole promuovere un luogo che sia il punto di partenza di una nuova sacralità: un nuovo concetto di Chiesa Ortodossa in un contesto fortemente urbanizzato.
La Chiesa si eleva su un piano rialzato simile a una piazza, dove il vuoto si contrappone al pieno diventando un'eccezione nel quartiere periferico a modello residenziale intensivo diffuso, privo di piazze per diversi chilometri. Il luogo di culto, così facendo, emerge come un unico volume alto all'interno della composizione.
Il verde è promotore del collegamento visivo, concettuale e pedonale tra il bordo del rione e il suo centro e propone una nuova chiave di lettura del binomio Chiesa-Natura presente nella tradizione Russa Ortodossa.
La luce è l'elemento più importante del rituale e mette in risalto i volumi sacri su cui sono raffigurati i Santi, gli Angeli e i Martiri, le cui icone sono riprodotte su supporto semi trasparente che brilla nella stanza principale partecipando al rito celebrato e valorizzandone la sacralità.
La progettazione degli ambienti si riferisce al modello ortodosso della Chiesa Bizantina a pianta quadrata, ma la ricomposizione del nuovo programma funzionale è diversa: il volume originale è scomposto nel cubo che è il generatore principale, la camera del culto e gli altri elementi si aggregano intorno creando una composizione in movimento. Il nartece è introdotto da un muro curvo che comprime e dilata lo spazio nell'accesso alla stanza principale.
L'abside del santuario riceve luce zenitale e la fa percepire nella stanza attraverso la semitrasparenza delle icone che si trasformano in oggetti luminosi. Il battistero è rappresentato dall'abside più grande a sinistra dell'iconostasi e ha sul soffitto un lucernario cilindrico.
Al piano superiore della chiesa è situata la Cappella dei Nuovi Martiri e l'affaccio sullo spazio sottostante è mediato da un'icona che occupa tutta la parete esposta. Al suo interno è presente una piccola iconostasi e la cappella è illuminata dalla luce che penetra attraverso il lucernario.
All'ultimo piano si distende un camminamento che permette ai visitatori di percorrere il perimetro della chiesa e di avere un affaccio privilegiato sia sull'interno e che sull'esterno. È possibile, inoltre, godere di una vista ravvicinata del soffitto a volta a crociera che, con un unico gesto, chiude la sommità dell'edificio.
Per maggiori informazioni visitare www.fondazionefratesole.org.
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