Sorto vicino a una base militare americana deserta a Mannheim, in Germania, il centro comunitario per l'insediamento dei rifugiati progettato dagli studenti di Architettura dell'Università di Kaiserslautern ha ricevuto il celebre Premio Erskine per il valore dell'iniziativa, il processo inclusivo e la qualità dei risultati.
Costruito con il sostegno della città, delle organizzazioni e della comunità, il progetto è stato definito dalla Giuria responsabile del concorso "un processo progettuale ben riuscito, accompagnato da buona estetica e soprattutto meritevole per l'impegno del gruppo di lavoro".
Un territorio particolarmente complesso quello di Mannheim, che negli ultimi anni ha accolto numerosi migranti in cerca di un posto sicuro. Il valore dell'inclusione rappresentato nel progetto è stato infatti molto apprezzato dalla Giuria, che ha ripetutamente sottolineato l'importanza della collaborazione tra i 25 rifugiati, il comune di Mannheim, le organizzazioni non governative locali, l'industria e la comunità brillantemente coordinati dall'attività degli studenti dell'Università, riusciti in pochissimo tempo a creare uno spazio che rispecchia alla perfezione il processo di costruzione pratico e l'esperienza del lavoro collaborativo.
I volumi dello Spinelli Community Building (questo il nome della struttura), diventano così, grazie all'intervento, luogo di valori quali identità e partecipazione, in un edificio ben pensato a partire dalle connessioni tra spazio interno ed esterno.
Credits: ©Yannick Wegner
La struttura
L'edificio si presenta come una struttura ben pensata, sia nell'ampia varietà di spazi interni dall'atmosfera accogliente che nell'area esterna, caratterizzata da uno spazio chiuso con nicchie rivolte verso est e verso sud come fosse un "giardino introverso", area per il riposo e il silenzio. A sud e ad ovest, invece, un grande cortile su cui affaccia la grande sala comune, utilizzabile anche come auditorium.
L'intero complesso, dagli elementi strutturali alle pareti, le coperture e i pavimenti e arredi sono realizzati in legno non trattato, costituiti da pannelli prefabbricati in loco, facilmente trasportabili per caratteristiche fisiche del materiale. Nel complesso si è trattato di processi costruttivi semplici e rispettosi delle risorse. Inoltre, l'attenzione per l'aspetto ornamentale, con il suo vario gioco di luci ed ombre, è stato visto dai rifugiati come allusione alle decorazioni orientali, gesto apprezzato come sinonimo di identità e accoglienza in un luogo straniero.
In questo primo anno di attività la struttura ha dimostrato di saper rispondere alle esigenze del gruppo di rifugiati, sottolineando l'importanza dei luoghi d'incontro tra questi e i cittadini di Mannheim. Un'architettura legata agli aspetti sociali, ecologici ed estetici da premiare per aver saputo guardare con attenzione alle necessità dei meno privilegiati della società.
Credits: ©Yannick Wegner
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