L'Autorità garante della concorrenza boccia le misure sull'equo compenso per i professionisti inserite nel disegno di legge di conversione del decreto fiscale, attualmente all'esame della Camera. La norma, secondo l'Antitrust, nel momento in cui collega l'equità del compenso ai parametri definiti con decreto ministeriale, di fatto reintroduce i minimi tariffari «con l'effetto di ostacolare la concorrenza di prezzo tra professionisti nelle relazioni commerciali con tali tipologie di clienti».
È quanto si legge in una segnalazione pubblicata sul bollettino dell'Authority del 27 novembre e indirizzata ai presidenti di Camera e Senato e al presidente del Consiglio dei ministri.
Estendendo l'applicazione del concetto dell'equo compenso anche alla pubblica amministrazione, la norma, osserva ancora l'Authority, preclude alla Pa la possibilità di accettare prestazioni con compensi inferiori a quelli fissati nei decreti ministeriali. «In definitiva, tramite la disposizione in esame viene sottratta alla libera contrattazione tra le parti la determinazione del compenso dei professionisti (ancorché solo con riferimento a determinate categorie di clienti)» si legge ancora nelle osservazioni dell'Antitrust. «Tale obiettivo viene realizzato, sia affermando il principio del diritto all'equo compenso sopra descritto, sia qualificando (al comma 5) come vessatorie clausole contrattuali che incidono sul compenso del professionista».
Equo compenso, segnalazione dell'Antitrust, bollettino n. 45 del 27 novembre
Secondo l'Antitrust, inoltre, l'«intervento normativo, ove attuato nei termini proposti, determinerebbe quindi un'ingiustificata inversione di tendenza rispetto all'importante ed impegnativo processo di liberalizzazione delle professioni, in atto da oltre un decennio e a favore del quale l'Autorità si è costantemente pronunciata».
Infine, si legge ancora nella segnalazione: «L'effettiva presenza di una concorrenza di prezzo nei servizi professionali non può in alcun modo essere collegata ad una dequalificazione della professione, giacché, come più volte ricordato dall'Autorità, è invece la sicurezza offerta dalla protezione di una tariffa fissa o minima a disincentivare l'erogazione di una prestazione adeguata e a garantire ai professionisti già affermati sul mercato di godere di una rendita di posizione determinando la fuoriuscita dal mercato di colleghi più giovani in grado di offrire, all'inizio, un prezzo più basso».
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