A Parigi, nell'eco-quartiere in corso di costruzione, Clichy-Batignolles, il giovane studio francese ChartierDalix architectes con Brénac & Gonzalez & Associés ha consegnato un edificio per uffici in parte realizzato su una piastra in cemento a sbalzo sui binari ferroviari che conducono alla stazione di St Lazare. Un edificio che i progettisti definiscono «tellurico», in quanto risponde «alle linee di forza del sito». La pelle cangiante è costituita da un rivestimento di terracotta smaltata, con rilievi e scanalature verticali che producono una tinta in continuo mutamento, traendo ispirazione dall'opera di Pierre Soulages, uno dei più grandi artisti francesi, «pittore del nero e della luce», oggi alle soglie dei 100 anni.
È un quartiere in fermento, Clichy-Batignolles. Ad agosto il ministero della Giustizia ha preso possesso del nuovo tribunale progettato da Renzo Piano (progetto vincitore dell'Équerre d'argent 2017), che sorge a circa 400 metri dall'edificio di ChartierDalix e Brénac & Gonzalez & Associés. Inoltre, proprio accanto a quest'ultimo è in corso di costruzione un altro edificio per uffici il cui progetto è di Baumschlager Eberle e dello studio italiano Scape. Difatti Clichy-Batignolle, con i suoi 50 ettari, è parte integrante dell'azione di rinnovamento che coinvolge la Ville Lumère. Siamo nel diciassettesimo arrondissement, su un antico sito ferroviario, dove sta nascendo un eco-quartiere misto e all'avanguardia, di elevata qualità architettonica, con al centro il parco di 10 ettari, Martin Luther King. Un quartiere che punta sulla mobilità dolce e integra un sistema per il riscaldamento geotermico.
Il progetto metafora delle strade ferrate
Situato a ridosso della linea ferroviaria, in parte si sviluppa al di sopra di essa. Sul lato opposto si sviluppa, invece, una strada densamente edificata. «Le facciate sono la metafora delle strade ferrate», spiegano i progettisti. Sono infatti composte da un'alternanza di linee orizzontali, formate da fasce piene intervallate da finestre a nastro. Le fasce piene e vetrate corrono lungo tutto il perimetro dell'edificio senza mai interrompersi, quasi come fossero un nastro di Moebius. È questa l'altro rimando utilizzato dagli architetti per spiegare il progetto. Ne viene fuori una "pelle" dalle linee continue, omogenee e senza interruzioni.
Foto © Sergio Grazia
L'edificio è anche immaginato come un «corpo tellurico» che «risponde alle linee di forza del sito, irradiandosi in tutte le direzioni con un'intensità definita». «L'edificio - spiegano ancora i progettisti - va letto come un paesaggio le cui curve di livello si deformano sotto l'effetto di una tettonica interna».
L'edificio è come modellato in funzione del contesto, attraverso degli espedienti morfologici che danno un ritmo al volume e ne disturbano volontariamente la linearità. Tali "movimenti" si concretizzano nel rapporto tra pieni e vuoti e nella relazione con il territorio, nell'attacco al suolo e nella conformazione della massa. In particolare, l'edificio ricerca lo spazio pubblico e lo ingloba attraverso delle terrazze aperte verso gli isolati vicini e verso il grande parco Matin Luther King. Lo stesso spazio vuoto dei binari e la possibilità di svilupparsi al di sopra di essi determinano la forma dell'architettura.
La "pelle" ispirata agli «outrenoir» e agli esperimenti di Pierre Soulages
Le linee "piene" che vanno a conformare i prospetti sono rivestite all'esterno da elementi di terracotta smaltata, trattata in modo da ricordare gli edifici industriali che generalmente punteggiano le vie ferrate. A seconda dell'orientamento e della direzione delle facciate e a seconda della luce e delle condizioni del cielo, il rivestimento cambia, e diventa "vivo".
Il rivestimento è formato da moduli realizzati su misura composti da rilievi e scanalature verticali, modellati secondo angolature studiate per creare una tinta in cambiamento perpetuo. Caratteristiche che rimandano alle opere di Pierre Soulages, pittore francese tra i più conosciuti e quotati, che con i suoi esperimenti sul colore nero e «outrenoir» ha dato vita a opere eccezionali, molte delle quali esposte nel museo a Rodez (sua città natale), progettato da Rcr Arquitectes, vincitori lo scorso anno del premio Pritzker.
ChartierDalix al lavoro con Cino Zucchi su «Joia Méridia» a Nizza
Il pluripremiato studio guidato da Frédéric Chartier e Pascale Dalix è nato nel 2008 e ad oggi ha già realizzato una quindicina di edifici e vinto molti concorsi internazionali, tra gli ultimi, quello per la realizzazione di un nuovo quartiere a Nizza (Joia Méridia) in team con lo studio Cino Zucchi Architects, con il giapponese, Sou Fujimoto, con Roland Carta (Carta Associés), attivissimo nella trasformazione di Marsiglia, con il paesaggista Alain Faragou e con altri studi francesi, quali: Lambert Lénack (coordinatore del gruppo di progettazione), Laisné Roussel, e Anouk Matecki Architectes.
Lo studio guidato da Xavier Gonzalez e Olivier Brénac (fondato nel 1981), anch'esso pluripremiato, ha all'attivo numerose realizzazioni, ha esposto alla Biennale di Venezia, ha realizzato molti edifici ad energia positiva e concepisce il processo progettuale come un'equazione matematica in cui i fattori - quali il contesto, il sito, i clienti, le risorse economiche, le funzioni, e la voglia di sperimentazione - sono tutti determinati per la costruzione della scelta estetica finale. Ogni situazione è unica, dunque ogni progetto è unico, secondo Brénac e Gonzalez.
Mariagrazia Barletta
Crediti del progetto
Luogo: Parigi - quartiere Clichy-Batignolles
Funzioni: edificio per uffici di 24 200 m² di cui 1 150 m² di spazi per il commercio
Costo: 51 milioni di euro, Iva esclusa
Committenti Emerige (promotore - BNP Paribas Cardif (investitore)
Impianti: Barbanel
Strutture: Khephren
Sostenibilità ambientale Alto Ingénierie
Facciate Ceef
Economia Dal
Progettazione paesaggistica Olm
Acustica Acoustique & Conseil
Ristrutturazione Ceres/Hacs Restauration
Decorazioni Builders & Partners
Ufficio di controllo Qualiconsult
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