Se la citazione è colta, il salto nella storia è inevitabile. Cabanon: una sola parola, ma sufficiente a far scattare spontaneo il collegamento con Le Corbusier, con quel capanno costruito a Cap Martin nel 1952, in Costa Azzurra. Piccolissimo, circa 15 metri quadri, ma luogo di sperimentazione per le regole del Modulor. Lo stesso nome - Cabanon - viene utilizzato da Fabio Revetria e Lara Sappa, fondatori dello studio Officina 82, per definire il loro progetto: un atelier a quota mille metri, sulle Alpi Liguri, che ingloba le tecniche costruttive locali sedimentatesi nel tempo ed espressione della cultura materiale del luogo.
Una sperimentazione che nasce dalla catalogazione e dallo studio dei capanni in legno, piccoli annessi agricoli della tradizione, che ha portato il lavoro del giovane studio a Venezia. Cabanon è infatti tra i circa settanta progetti scelti da Mario Cucinella ed esposti nel Padiglione Italia alla sedicesima Biennale di Architettura.
Il luogo: quota mille metri sulle Alpi Liguri
Cabanon, Garessio (Cn), progetto di Officina82 | Fotografia © Officina 82
«Siamo a Garessio, sulle Alpi liguri, in Alta Val Tanaro, sul confine tra il Piemonte e la Liguria, tra le provincie di Savona e Cuneo», racconta Fabio Revetria. Il nuovo edificio, al di fuori del centro abitato, sorge al posto di un vecchio annesso agricolo, collegato ad una vecchia cascina che si trova più a valle. «Noi siamo i committenti e i progettisti, questa architettura l'abbiamo costruita per noi, è un progetto sperimentale». «Abbiamo voluto portare avanti una sperimentazione integrata tra progettazione architettonica e paesaggistica», riferisce ancora il progettista.
Vista verso sud | Fotografia © Officina 82
Il Cabanon nasce dall'evoluzione delle forme dell'architettura vernacolare e dell'attualizzazione delle tecniche costruttive tradizionali del luogo. Questo approccio permette alla nuova costruzione di creare un saldo legame con la storia, la cultura e il paesaggio in cui si inserisce, pur restando contemporanea.
Sperimentazione architettonica e riscoperta delle antiche tecniche
«Il progetto - continua Revetria - è iniziato dieci anni fa, poi l'abbiamo costruito un po' per volta, in autocostruzione, sperimentando i vari materiali e le forme, fino ad arrivare alla soluzione finale». «Il disegno del Cabanon - sottolinea - riprende le forme archetipe delle baracche per la gestione agricola dei fondi, che abbiamo scoperto avere una forma codificata, molto standardizzata».
Se il Cabanon è il punto di arrivo della ricerca condotta da Officina82, quello di partenza è rappresentato dai piccoli capanni utilizzati nella zona «come ricovero del fogliame a bordo dei castagneti oppure come fienili a bordo dei prati da sfalcio». «Queste costruzioni sono molto variabili - dice Revetria - però i dettagli costruttivi sono assolutamente standardizzati. Ad esempio le pendenze delle coperture sono sempre le stesse, derivano da esigenze pratiche dettate dal tipo di materiale usato. Per esempio la paglia richiede una pendenza minima, mentre i tetti con scandole hanno una loro pendenza specifica».
Alcuni capanni della zona, oggetto di studio. Fotografie di © Officina82
«È un patrimonio da non perdere, ma delicato, perché a differenza delle cascine o dell'architettura in pietra, più durevoli, le baracche in legno stanno andando ad esaurimento, nel senso che non c'è rinnovo e si fa un po' fatica a vederle rinnovate o manutenute, quindi tra quindici anni probabilmente non ci saranno più casistiche da andare a studiare e rilevare. Quindi abbiamo fatto un lavoro di schedatura di queste architetture che abbiamo trovato in giro».
«Abbiamo studiato le tecniche nel dettaglio. Abbiamo studiato anche gli incastri del legno, la sovrapposizione delle varie travi, il posizionamento degli arcarecci, dei falsi puntoni della copertura, i portelloni scorrevoli all'esterno. Abbiamo schedato questi elementi, abbiamo cercato di renderli contemporanei e di riproporli da una parte in maniera più filologica possibile rispetto alla tecnologia e alla composizione strutturale dei vari elementi in legno e dall'altra abbiamo cercato di fare qualcosa di molto più contemporaneo».
Grandi vetrate a sud
Cabanon, i portelloni esterni scorrevoli si chiudono sovrapponendosi alle grandi vetrate
Cabanon, la piccola bucatura sul lato nord | Fotografia di © Officina82
La struttura è in legno di castagno. Sul lato sud e su quello ovest grandi portelloni scorrevoli possono sovrapporsi alle grandi vetrate rivolte a sud. Anche il «binario con le rotelle, impiegato per far scorrere i portelloni, è un rimaneggiamento di un modello presente nella zona», rimarca il progettista. Oltre alle grandi vetrate rivolte verso sud, c'è solo un'altra bucatura sul lato nord. Si tratta di una fessura utile per controllare gli accessi sul retro della costruzione, ottenuta sostituendo una tavola di legno del rivestimento con una lastra di vetro.
Spazio-atelier e un giardino dove vagliare la resistenza delle piante
Da annesso agricolo ad atelier creativo e di sperimentazione. «Cinquanta anni fa la cascina veniva utilizzata dai contadini come unità produttiva e invece noi utilizziamo questo luogo con tutto un altro significato e approccio di vita», racconta il progettista. «Quello che era un annesso agricolo in passato - continua -, lo abbiamo fatto diventare un complemento rispetto a quella che è la nostra attività, che non è più l'agricoltura, ma la progettazione. E quindi Cabanon dovrà diventare una sorta di spazio polivalente, tipo atelier, quindi uno studiolo estivo, o una sorta di dépendance della cascina».
Foto del giardino, luogo di sperimentazione per Officina82 | Fotografia di © Officina82
Lara Sappa è specializzata in progettazione paesaggistica e Officina82 tende ad integrare la progettazione architettonica con quella paesaggistica. Così, il giardino del Cabanon diventa terreno fertile per le sperimentazioni: «Coltiviamo in giardino quello che ci serve sperimentare, ossia le piante che poi andiamo a proporre al cliente. Siamo a mille metri ma anche non lontani dal mare, quindi dobbiamo confrontarci con delle condizioni climatiche molto particolari. Stiamo cercando di escludere tutte le piante che sono deboli o non si adattano», conclude Fabio Revetria.
di Mariagrazia Barletta
#focus.biennale.2018 - 16. Mostra Internazionale di Architettura della Biennale di Venezia
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