Muta il nome, ma non la sostanza. La centrale di progettazione cambia nome con il maxi-emendamento presentato dal governo al Ddl di Bilancio, e viene denominata "Struttura per la progettazione di beni ed edifici pubblici". Opererà su richiesta delle amministrazioni centrali e degli enti territoriali interessati, che - per ottenere progetti - non dovranno pagare alcuna parcella ai tecnici incaricati.
Sarà un Dpcm - da adottarsi entro 30 giorni dalla data di entrata in vigore della legge di Bilancio 2019 - a definire, nel dettaglio, l'organizzazione e le funzioni della nuova struttura.
La nuova denominazione e il rinvio al Dpcm sono entrati nel Ddl con il maxi-emendamento del governo sul quale è stata votata al Senato la questione di fiducia. Ora il testo è passato alla Camera, dove sarà approvato senza modifiche. Va ricordato che la costituzione di un nuovo organo al quale poter affidare la progettazione di opere pubbliche aveva destato dure contestazioni da parte dei professionisti e delle associazioni di categoria.
La struttura avrà, tra gli altri, l'obiettivo di «contribuire alla progettazione degli interventi di realizzazione e manutenzione, ordinaria e straordinaria, di edifici e beni pubblici, anche in relazione all'edilizia statale, scolastica, universitaria, sanitaria e carceraria». Potrà operare in supporto e in raccordo con altre amministrazioni, nelle materie di propria competenza.
Tra le novità inserite nel maxi-emendamento spunta anche una deroga al Codice dei contratti che vale fino al 31 dicembre 2019. Fino a tale data, per importi compresi tra 40mila e 150mila euro, si potrà procedere all'affidamento diretto di lavori, previa consultazione di tre operatori. Per tutto il 2019 si potrà inoltre applicare la procedura negoziata, previa consultazione di almeno dieci operatori economici, per lavori da 150mila a 350mila euro.
Assunzione di 300 persone, in prevalenza tecnici
Per il funzionamento della struttura per la progettazione di opere pubbliche è prevista l'autorizzazione ad assumere, a tempo indeterminato e a partire dall'anno 2019, un massimo di 300 unità di personale, con prevalenza di personale di profilo tecnico. I tecnici con qualifica dirigenziale non potranno superare il limite del 5 per cento del totale delle assunzioni previste. Il personale sarà in parte selezionato mediante concorso pubblico.
Con il maxi-emendamento è stata disposta - previa intesa in sede di Conferenza unificata - l'assegnazione temporanea alla nuova struttura di 120 unità di personale proveniente dalla provincie delle regioni a statuto ordinario. Inoltre, per i primi 50 dipendenti, si potrà attingere dal personale di ruolo della Pa, anche mediante assegnazione temporanea, con il consenso dell'interessato e sulla base di appositi protocolli d'intesa siglati con le amministrazioni pubbliche coinvolte. I 50 dipendenti potranno lavorare per singoli progetti di interesse specifico per tali amministrazioni.
di Mariagrazia Barletta
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