Quattro università e quattro città: Milano, Padova, Roma, Siracusa, con le rispettive periferie da fecondare con scintille dall'effetto rigenerativo. E, dodici ragazzi, giovani borsisti, impegnati nello studio e nella ricucitura di territori fragili. Riparte con una nuova carica il G124, il gruppo di lavoro creato da Renzo Piano per intervenire sulle periferie. Quest'anno si rafforza e cambia leggermente rotta il programma di "rammendo", al quale l'architetto genovese lavora insieme ai giovani da quando, ad agosto 2013, è stato nominato senatore a vita. Il programma ora coinvolge un numero maggiore di ragazzi, neolaureati, e per la prima volta chiama attivamente in causa le università. L'obiettivo cardine: «Trasmettere dei valori ai ragazzi, dar loro l'occasione di seminare. Lavoreranno su un tema specifico che li riguarda da vicino, legato alla loro topografia personale. Al termine resteranno delle tracce sul territorio, delle gocce», ci racconta Renzo Piano.
Le università coinvolte sono quattro, si tratta dell'Università di Catania con la Scuola di Architettura di Siracusa, del Politecnico di Milano, dell'Università di Padova e dell'Università Sapienza di Roma. Ciascuna ha selezionato tre borsisti attraverso un proprio bando pubblico, per poi affidarli a un tutor, un proprio docente, coordinatore scientifico del programma di rigenerazione delle periferie.
professionearchitetto seguirà e racconterà gli sviluppi dei progetti.
Per Padova il responsabile è Edoardo Narne, professore di progettazione architettonica, che coordina il lavoro di quest'anno del G124, sotto la regia di Renzo Piano. I neolaureati selezionati dall'Università di Catania sono guidati da Bruno Messina, professore di progettazione architettonica e urbana. Per il Politecnico di Milano la responsabile è la docente di composizione architettonica Raffaella Neri e per la Sapienza Pisana Posocco, professoressa di progettazione architettonica. Le università, sempre quattro, cambieranno, coinvolgendo ogni anno dodici borsisti in totale.
Renzo Piano: «I progetti sono i ragazzi»
«Il lavoro più logico, per me inattesamente senatore a vita, era quello di concentrarmi sul tema delle periferie», racconta Piano. Una scelta maturata ormai quasi sei anni fa, ragionando con l'amico, il compianto maestro Claudio Abbado (anch'egli nominato senatore a vita ad agosto 2013) su come poter mettere utilmente a servizio della comunità la propria esperienza da architetto. Da allora il programma G124, che prende il nome dalla stanza (la numero 24 del primo piano) assegnata al senatore a Palazzo Giustiniani, è stato un susseguirsi di sperimentazioni sul campo, di analisi critica dei risultati e di conseguenti correzioni. «Questo fa parte del mio apprendistato da senatore», ci racconta ancora l'architetto genovese. Prima un impegno nei luoghi marginali di diverse città, poi l'interesse verso le periferie si è unito al tema della vulnerabilità sismica con il progetto della scuola-prototipo di Sora (Frosinone). «Questa scuola adesso la facciamo, però, ci sono voluti tre anni. Un progetto ha una vita di quattro-cinque anni, ci vuole tempo. Questo va bene, ma non si adatta allo scopo di semina che voglio privilegiare in questo mio lavoro».
«Finalmente l'anno scorso, ragionando e facendo una sorta di autocritica, di analisi dei risultati, mi sono detto: forse è meglio privilegiare il rapporto con i più giovani». Da qui il primo cambiamento: il numero di ragazzi da coinvolgere aumenta e l'età diminuisce. «Poi dodici ragazzi stanno bene intorno al tavolo di tre metri», scherza l'architetto riferendosi al grande tavolo rotondo del suo ufficio in Palazzo Giustiniani. «La pretesa non è più quella di fare progetti, i progetti sono i ragazzi stessi, i quali vanno dotati di un programma di lavoro». Piano ha consegnato a tutor e borsisti 33 temi, «tutti molto concreti, concreti ma che possiedono tutti nel nocciolo un valore universale». Si va dall'autocostruzione, agli orti urbani, dal verde con il suo valore ambientale ai micro-cantieri, dall'energia rinnovabile ai brownfield. «Uno dei temi è come trasformare una stazione dell'autobus, che è tra i più semplici luoghi di incontro, dove ci si incontra la mattina e alla sera prima di tornare a casa, in qualcosa di più di un luogo di incontro fortuito».
«Ognuno di questi dodici giovani - riferisce ancora Piano - è probabile che non molli il tema su cui ha lavorato per un anno, quindi non solo ciascuno di loro apprende, ma in qualche maniera va a seminare sul suo territorio. È un modo per trasmettere dei valori ai ragazzi, dar loro l'occasione di seminare».
I DODICI NEOLAUREATI selezionati dalle Università
Milano: Maria Giulia Atzeni, Alessia Cerri, Sara Sapone
Padova: Marco Lumini, Francesca Memo, Alberto Michielotto
Roma: Martina Passeri, Tommaso Marenaci, Attilio Mazzetto
Siracusa: Carmelo Antonuccio, Tommaso Bartoloni, Giuseppe Cultraro
Perché coinvolgere le università?
Perché coinvolgere le università? A spiegarcelo è sempre Piano: «Perché è un modo per fare la scelta più intelligente, più oculata, per connetterci con le istituzioni, un'istituzione importante che è l'università. Ogni tanto qualcuno mi domanda se ho fiducia nella scuola, nell'università, giacché le esperienze che sviluppo io sono più di bottega, più di sperimentazione diretta, e la mia risposta è sempre la stessa: è fondamentale l'università. Finita l'università bisogna non cadere nelle trappole, bisogna mantenere un'etica, bisogna fare esperienze intelligenti, interessanti, ma la scuola è fondamentale».
«Le università sono anche dei crogioli dove - pur essendo sempre complicato - è più facile che i docenti dell'università individuino quei ragazzi per cui questa esperienza possa essere più utile e più proficua, per i ragazzi e per l'esperienza stessa». «Io mi aspetto che si riesca in qualche maniera ad assecondare per un anno la vita di una dozzina di ragazzi e queste cose poi restano. Se si va avanti per dieci anni a far questo, poi diventano 120 i ragazzi». «Mi auguro che questo aiuti a disseminare il territorio italiano di piccole cose», conclude l'architetto.
LA SELEZIONE DEI BORSISTI
I dodici ragazzi sono stati selezionati attraverso un bando, costruito in modo che non si evincesse che i borsisti sarebbero stati impegnati nell'attività del G124.
I requisiti principali: • aver dimestichezza con i temi della rigenerazione urbana, magari avendoli approfonditi attraverso la tesi di laurea; • un'età che non superasse i 29 anni; • il conseguimento della laurea da non più di due-tre anni (quest'ultimo requisito variava a seconda dell'università).
Le borse di studio sono finanziate da Renzo Piano, che da quando è stato nominato senatore a vita devolve interamente il suo stipendio da parlamentare per supportare il lavoro sulle periferie.
Il lavoro del G124 impegnerà i ragazzi per dieci mesi.
G124 | le aree di intervento 2019
L'approccio che i gruppi di lavoro seguiranno «rispecchierà le attitudini dei singoli tutor», riferisce Edoardo Narne. «Sarà bello vedere in che modo i risultati rispecchieranno scuole di pensiero diverse». C'è chi ha deciso di impegnarsi già da subito mettendo in piedi un micro-cantiere, come nel caso di Padova, e chi punta prima su una ricerca più complessa per trovare, nei contesti complicati delle grandi città, come Milano e Roma, temi adatti alla sfida lanciata da Piano e, magari, da sviluppare attivando un dialogo con le amministrazioni. Quanto a Siracusa, il tema è delineato e le relazioni già intessute, avendo il team trovato nell'amministrazione comunale un buon interlocutore. Tutte le università coinvolgeranno, tra gli altri, anche altri docenti, e, in alcuni casi, esperti esterni. Per le università Sapienza e Politecnico di Milano gli esperti più adatti da coinvolgere saranno scelti una volta maturata la decisione definitiva riguardo ai temi e alle aree di intervento.
Milano | tutor Raffaella Neri
«Milano, come tutte le metropoli, ha una sua complessità e problemi che sono sempre acuiti nelle grandi città. Credo sia importante fare prima un minimo di ricerca sulla città, sui luoghi che richiedono particolare attenzione, su quelli più problematici, sui piani che sono in atto, sulle attività in atto, anche per non sovrapporsi ad azioni già in corso. I ragazzi sono entrati in servizio il primo febbraio e stiamo costruendo un po' questo quadro», racconta Raffaella Neri. Una ricerca, quella iniziata, allargata anche all'hinterland milanese per non lasciare nulla di intentato e valutare anche la possibilità di spostarsi verso comuni alle porte del capoluogo lombardo.
«Stiamo cercando anche di trovare una scala che non sia troppo minuta ma neanche troppo ambiziosa o fuori portata, tale da richiedere alti livelli di ricerca», continua la professoressa. Dunque, un tema adatto a ragazzi giovani e che possa svolgersi in 10 mesi, magari riuscendo a catturare l'interesse dell'amministrazione. «Io penso ad un lavoro più sui luoghi aperti, che sempre sono luoghi collettivi della città, che ben si prestano all'avvio di una riqualificazione, grazie a piccole attività o a piccoli atti di sistemazione, ma in grado di dare una qualità diversa a tutto un insieme». «E questo si collegherebbe anche ai temi della mobilità dolce, al tema del verde con il quale si possono costruire luoghi collettivi».
Quanto ai processi partecipati, «a Milano li hanno utilizzati praticamente ovunque, possono anche essere utili come suggerimento per indirizzare il lavoro, però per me non sono sostitutivi di una ricerca compiuta con degli strumenti che hanno a che fare con la ricerca e lo studio del territorio, della rete urbana e dell'architettura», riferisce sempre Raffaella Neri.
Padova - quartiere Arcella | tutor Edoardo Narne
A Padova si sta già lavorando alla sistemazione di una parrocchia, si tratta della Chiesa San Carlo Borromeo all'Arcella, quartiere periferico della città, popolato da studenti. Portare la cultura in periferia è il tema. «Mi è capitato di scoprire che l'Università di Padova aveva realizzato un piccolo avamposto in periferia, in questa parrocchia, e quella è stata la scintilla: ho capito che potevamo agganciarci al progetto G124», racconta Edoardo Narne. I ragazzi, armati di attrezzi e di legno, sono al lavoro per risistemare l'ingresso, il bar e la sala delle feste.
«Ho coinvolto per questo lavoro non solo i borsisti, ma anche una trentina di ragazzi, studenti che, pro bono, ci danno una mano». Si tratta di innescare un cambiamento contando sulle energie umane e sociali, sulla voglia di partecipare e restare coinvolti nell'azione di trasformazione. Ciò che conta è ottenere un risultato senza investire grosse risorse. «Noi lavoreremo molto con l'autocostruzione - continua Narne - in modo che i giovani riprendano in mano il senso del costruire, perché fa parte delle tradizione italiana, della buona tradizione, quella di saper lavorare sui dettagli, sulla costruzione, penso agli anni Sessanta, ad Albini, Gardella, Scarpa».
Questo è un primo tema, che il gruppo di Padova conta di portare a compimento nel giro di due mesi e mezzo. Seguirà un progetto per l'elaborazione di un piano strategico per una piccola area, sempre nel quartiere Arcella. L'area di intervento ancora non è del tutto definita. «Ci stiamo ragionando con l'amministrazione, ma ho bisogno di avere delle garanzie, per essere sicuro che si vada verso qualcosa di effettivamente concreto», conclude Narne. Il team dell'università di Padova fa affidamento sui professori Michelangelo Savino, per le questioni urbanistiche, e Stefano Zaggia per le tematiche relative alla storia dell'architettura.
Roma | tutor Pisana Posocco
«Non è stato così ovvio individuare il punto di ricaduta del progetto, c'è stato bisogno di una lunga indagine e riflessione prima mia e adesso affiancata dagli architetti che hanno ricevuto le borse», racconta Pisana Posocco. Sono due i luoghi scelti sui quali il gruppo di lavoro sta ragionando e che la responsabile preferisce non svelare ancora, giacché ci sarà a breve un incontro con Piano, cui seguirà la scelta decisiva. L'idea cardine che ha guidato l'individuazione dei luoghi possibili è stata la volontà di trovare un luogo in cui la «dimensione etica dell'architettura» e la sua capacità di «essere di aiuto al vivere periferico» potessero esprimersi al meglio e con generosità.
«Abbiamo inoltre voluto individuare - riferisce ancora la docente - non un punto qualunque della periferia ma un punto che fosse significativo per altre condizioni simili o significativo per molti». «In un caso abbiamo provato a scegliere un punto in cui l'azione su uno snodo della mobilità pubblica possa trasformare la condizione e lo spazio della periferia; nell'altro abbiamo provato a scegliere una forma più radicale di periferia caratterizzata da una condizione di lontananza, separata dal centro, dalla vita e dalle attività del centro». Dunque, un luogo, quest'ultimo, caratterizzato da un disagio sociale tipico delle condizioni periferiche, dove c'è da ritrovare una dimensione umana del vivere.
«Un'area è fuori dal raccordo anulare, l'altra è invece interna», ci anticipa la professoressa. «Un'area un pochino più a nord della città, una un pochino più a sud». «Abbiamo anche già provato - aggiunge - a prendere contatti con il mondo dell'associazionismo, con associazioni legate ad una dimensione di responsabilità anche sociale e associazioni attive sul territorio».
Siracusa - quartiere Mazzarrona | tutor Bruno Messina
«Abbiamo scelto il quartiere della Mazzarrona. È un quartiere degradato, ma ha una condizione assolutamente eccezionale perché si trova in un luogo paesaggisticamente straordinario, sul mare, nella zona Nord di Siracusa. Per intenderci è la zona che viene rappresentata nella scena finale de "L'Avventura" di Antonioni, segnata anche dal tracciato della linea ferroviaria che separava questa area bellissima dalla città», racconta Bruno Messina.
«Ora, con la dismissione del tracciato della linea ferroviaria diventata pista ciclabile, tutta la zona è servita da questa infrastruttura di mobilità dolce che crea nuove opportunità. Quindi la questione fondamentale è ridefinire tutte le relazioni tra il quartiere e gli ambiti interstiziali irrisolti di questa infrastruttura e creare delle connessioni con la costa, tant'è che l'amministrazione comunale già da qualche anno monta delle piattaforme per la balneazione. Quindi: un luogo paesaggisticamente eccezionale, il tema di una periferia degradata con un impianto molto chiaro definito da questo sistema a circus dell'impianto dell'edilizia popolare».
«Quindi i temi sono questi: grandi spazi, pochi servizi, come tutte le periferie, alcune scuole chiuse, grandi spazi verdi abbandonati, sezioni stradali di dimensioni eccessive. I temi di Piano sui quali stiamo riflettendo, sono: il tema del verde urbano, gli orti urbani, il rammendo urbano, i micro-cantieri leggeri, l'autocostruzione, i processi partecipativi, l'associazionismo, lo sport, la musica. La trasformazione delle aree dismesse ferroviarie, che è già un tema presente», riferisce ancora Messina. L'università sembra aver trovato nell'amministrazione un ottimo interlocutore. Lavorerà con esperti di diversi campi, tra cui i docenti Vito Martelliano, urbanista; Caterina Carocci, esperta in restauro (il sito è caratterizzato da presenze archeologiche e dal sistema di mura dionigiane); Carlo Colloca, sociologo urbano; i professori Gianfranco Gianfriddo, Fabrizio Foti, Luigi Alini e Simona Calvagna.
I LUOGHI E I TUTOR G124 | 2014 - 2018
2013-2014 quartiere Librino (Catania); borgata Vittoria (Torino); Viadotto dei Presidenti (Roma) Tutor: Mario Cucinella, Maurizio Milan, Massimo Alvisi
2015: quartiere Giambellino (Milano)
Tutor: Ottavio Di Blasi e Marco Ermentini
2016: Marghera (Venezia)
Tutor: Raul Pantaleo (Tamassociati)
2017-18: Sora (Frosinone)
Tutor: Massimo Alvisi e Maurizio Milan
La squadra G124 del 2016 | Nicola Di Croce, Laura Mazzei, Renzo Piano, Anna Merci e Raul Pantaleo (TAMassociati)
di Mariagrazia Barletta
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